Cenni biografici

Basquiat
 

23/01/2002

Jean Michel Basquiat nasce a Brooklyn nel 1960: la sua vita può essere considerata un’opera d’arte per se stessa, tanto è un susseguirsi di eccessi e colpi di scena tali da farlo assurgere ai vertici del mondo dell’arte ancora in età giovanissima. Figlio di padre haitiano e madre portoricana, al contrario di quanto molti pensano la sua famiglia non aveva grossi problemi economici, dato che il lavoro di contabile del padre era sufficiente a mantenere dignitosamente Jean Michel e i suoi fratelli. La madre era molto sensibile e intuì fin dalla tenera età le velleità artistiche del figlio e cercò sempre di incoraggiarlo, fin da quando lo accompagnava nelle sue visite ai grandi musei di New York, seguendolo anche nel suo percorso scolastico che procedette senza problemi fino ai diciotto anni, quando fu espulso dalla scuola per aver rovesciato un secchio pieno di sapone da barba sulla testa del preside durante la cerimonia della consegna dei diplomi. Il suo talento ebbe modo di esercitarsi quando, all’età di otto anni, venne investito da un’auto e costretto ad una lunga convalescenza a letto, durante la quale la madre gli regalò un manuale di anatomia di cui il ragazzo si divertiva a copiare le figure. È da quel momento che nasce in lui la tendenza a copiare dai libri illustrati e riempire i suoi disegni di frasi, nonché l’abitudine di realizzare lunghi elenchi di nominativi sulla scorta delle enumerazioni scientifiche. Diede anche il nome dell’autore di quel libro, Gray, al gruppo musicale che fondò in età adolescenziale. Proprio la musica è uno degli altri fili conduttori che è necessario seguire per capire la sua arte, in particolare il jazz al cui ritmo molti critici hanno paragonato le sue tele. Il suo debutto avviene in una sede poco istituzionale: l’underground della linea D della metropolitana newyorchese, dove decorava con le sue immagini i treni e le stazioni con lo pseudonimo di "Samo". Subito le sue creazioni vennero notate per la particolarità di riempire gli spazi con aforismi e per l’assenza della stanghetta orizzontale nelle lettere, ma anche perché dipingeva volutamente nelle vicinanze delle zone di Manhattan più frequentate dai grandi nomi dell’arte, come Soho e Tribeca. Non ha infatti mai nascosto l’intenzione di farsi notare dalla gente che contava e di entrare a pieno titolo nel sistema che procurava gloria e ricchezza ad Haring, Warhol, Scharf, tanto che a diciassette anni si presentò con alcune sue opere da Henry Geldzhaler, direttore della sezione Arte del XX secolo del Metropolitan e assessore alla cultura della Grande Mela. È giusto anche ricordare che Basquiat tenne la sua prima personale in Italia, precisamente a Modena nel 1981, anno nel quale interpretò se stesso nel lungometraggio "Dowtown 1981", sulla giornata di un artista underground che verrà proiettato in anteprima assoluta per l’Italia durante l’esposizione. Sempre nel 1981 esporrà al PS1, il che segnerà la sua definitiva consacrazione. In quegli anni Jean Michel conosce le luci della ribalta, proiettato nell’olimpo dei più ricercati autori del mercato americano, il che gli garantì ricchezza e anche le prime pagine dei giornali, in quanto personaggio in vista della vita mondana sempre alla ricerca dell’eccesso che conduceva con gli altri protagonisti degli anni ’80 di New York. Si diceva che cambiasse una ragazza al giorno, ma che in realtà fosse fidanzato con la droga, ed è così che trovò la morte il 12 agosto del 1988 per un’overdose di eroina, sulla falsariga della fine degli antieroi a cui si sentiva profondamente legato, da Jimi Hendrix a Janis Joplin ai poeti della beat generation.

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