Cenni biografici
Munch
22/10/2001
L’infanzia di Edvard Munch (Löten 1863 – Ekely, Oslo 1944) fu funestata dalla morte della madre e della sorella. Seguace del pittore realista Christian Krohg, dotato di una particolare sensibilità per la psicologia dei suoi soggetti, trascorse lunghi soggiorni a Parigi, Nizza e Berlino prima di rientrare definitivamente nel suo Paese a seguito di una crisi nervosa che lo costrinse per qualche tempo a sospendere l’attività. Proprio il soggiorno parigino del 1885, che lo portò ad apprezzare la pittura di Manet e a conoscere, qualche tempo dopo, il “poeta maledetto” Stéphane Mallarmé, lo spinse ad abbandonare progressivamente il tradizionale naturalismo a favore delle più moderne suggestioni simboliste.
Autore di grandi cicli pittorici debitori dell’Art Nouveau (nel 1897 espone al Salon de Indépendants di Parigi dieci dipinti dal “Fregio della vita” presentato alla Secessione di Berlino nel 1902), Munch influenzò con la sua pittura il gruppo espressionista tedesco Die Brücke e le correnti d’avanguardia europee. Una sua dichiarazione di poetica individuava nel 1899 l’esigenza simbolista di elevare al livello della “sacralità” lo spettacolo delle vicende quotidiane: “Non si dipingeranno più interni con gente che legge o donne che lavorano a maglia”, scrisse, “Si dipingeranno uomini che vivono, che soffrono, che amano”. Coerenti con questo pronostico, cui Freud diede fondamento scientifico ne “L’interpretazione dei sogni” del 1900, nascono nell’ultimo decennio dell’Ottocento le sue opere-manifesto. “La Notte” 1890, “L’urlo” 1893, “Pubertà” 1895 e le due redazioni di “Fanciulle sul ponte” rispettivamente del 1899 e del 1905 che paiono una rappresentazione pittorica delle protagoniste dei drammi di Ibsen e Strindberg. Ruolo capitale riveste nella produzione di Munch l’opera grafica; circa un migliaio tra acqueforti, litografie e silografie eseguite a colori e in bianco e nero nell’arco di cinquant’anni (1894-1944) testimoniano il favore accordato a un mezzo espressivo capace di trasmettere allo spettatore una forte tensione emotiva.
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