Due mostre da non perdere a partire da ottobre
Da Pisa a Trieste, un autunno con i Macchiaioli
Cristiano Banti, Ritratto di Alaide seduta in giardino, 1875 circa, Antica Collezione Banti | Courtesy of Dart - Chiostro del Bramante e Arthemisia Group 2016
Francesca Grego
30/07/2022
La potenza espressiva della luce, l’energia del colore, il fascino antiaccademico del movimento più innovativo dell’Ottocento italiano: parliamo della pittura dei Macchiaioli, che il prossimo autunno tornano protagonisti della scena espositiva nazionale con due grandi mostre.
Telemaco Signorini, Una via di Ravenna, 1876. Olio su tela, 47x75 cm I Courtesy Arthemisia
La prima porterà a Pisa ben 130 opere provenienti da grandi musei come le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la Galleria d’Arte Moderna di Genova, nonché numerosi dipinti conservati in collezioni private, spesso inaccessibili al pubblico, che troveranno in Palazzo Blu uno spettacolare palcoscenico. Dall’8 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 l’allestimento curato da Francesca Dini per MondoMostre racconterà in 11 sezioni l’avventura di una singolare avanguardia, le cui ricerche anticiparono le rivoluzionarie conquiste degli Impressionisti. Il movimento dei Macchiaioli, spiegano gli ideatori del progetto, è diventato popolare “oltre 50 anni fa grazie all'ormai storica mostra di Forte Belvedere a Firenze: sulla loro arte molto si è detto e rappresentato, senza mai però riuscire a restituire appieno quella visibilità internazionale che spetta loro, soprattutto a causa della competizione con l'Impressionismo francese”.
Giovanni Fattori, Piantoni. Il muro bianco (In vedetta), 1874 ca., Olio su tela, cm. 37x56, Fondazione Progetto Marzotto
La seconda mostra, in scena dal 19 novembre al 10 aprile, avrà come set il Museo Revoltella di Trieste. L’itinerario pensato dal curatore Tiziano Panconi si presenta come un lungo viaggio tra paesaggi, ritratti, episodi storici, scene di vita quotidiana in un incontro ravvicinato con i leggendari pittori della “macchia”. A confronto i principali interpreti del movimento, da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, da Silvestro Lega a Giovanni Boldini, passando per Giuseppe De Nittis, Odoardo Borrani, Cristiano Banti, rappresentati in molti casi da capolavori assoluti: dipinti un tempo riuniti nelle quadrerie di mecenati e collezionisti illuminati, che sostennero le ricerche degli artisti sposandone le ragioni e diventando spesso loro amici.
Giuseppe De Nittis, Bambino al sole, 1869. Olio su tavola, 19x16 cm. Collezione privata I Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’Arte, Lugano
Sei sezioni ricostruiranno la storia del movimento soffermandosi sui temi più cari ai maestri ottocenteschi: la poesia della natura, l’intimità della vita domestica, il racconto del Risorgimento, la vita urbana, l’attenzione verso il sociale. Tra i circa 80 dipinti in mostra troveremo icone come Tramonto in Maremma di Fattori, Bambino al sole di De Nittis, Adelaide Banti sulla panchina di Banti, Mamma con bambino di Lega, Signore al pianoforte di Boldini, ma anche gemme raramente esposte al pubblico in prestito da prestigiose collezioni private europee.
Odoardo Borrani, Una visita al mio studio, 1872. Olio su tela, 64,5x45 cm. Collezione privata I Courtesy Farsettiarte, Prato
Telemaco Signorini, Una via di Ravenna, 1876. Olio su tela, 47x75 cm I Courtesy Arthemisia
La prima porterà a Pisa ben 130 opere provenienti da grandi musei come le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la Galleria d’Arte Moderna di Genova, nonché numerosi dipinti conservati in collezioni private, spesso inaccessibili al pubblico, che troveranno in Palazzo Blu uno spettacolare palcoscenico. Dall’8 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 l’allestimento curato da Francesca Dini per MondoMostre racconterà in 11 sezioni l’avventura di una singolare avanguardia, le cui ricerche anticiparono le rivoluzionarie conquiste degli Impressionisti. Il movimento dei Macchiaioli, spiegano gli ideatori del progetto, è diventato popolare “oltre 50 anni fa grazie all'ormai storica mostra di Forte Belvedere a Firenze: sulla loro arte molto si è detto e rappresentato, senza mai però riuscire a restituire appieno quella visibilità internazionale che spetta loro, soprattutto a causa della competizione con l'Impressionismo francese”.
Giovanni Fattori, Piantoni. Il muro bianco (In vedetta), 1874 ca., Olio su tela, cm. 37x56, Fondazione Progetto Marzotto
La seconda mostra, in scena dal 19 novembre al 10 aprile, avrà come set il Museo Revoltella di Trieste. L’itinerario pensato dal curatore Tiziano Panconi si presenta come un lungo viaggio tra paesaggi, ritratti, episodi storici, scene di vita quotidiana in un incontro ravvicinato con i leggendari pittori della “macchia”. A confronto i principali interpreti del movimento, da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, da Silvestro Lega a Giovanni Boldini, passando per Giuseppe De Nittis, Odoardo Borrani, Cristiano Banti, rappresentati in molti casi da capolavori assoluti: dipinti un tempo riuniti nelle quadrerie di mecenati e collezionisti illuminati, che sostennero le ricerche degli artisti sposandone le ragioni e diventando spesso loro amici.
Giuseppe De Nittis, Bambino al sole, 1869. Olio su tavola, 19x16 cm. Collezione privata I Courtesy Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’Arte, Lugano
Sei sezioni ricostruiranno la storia del movimento soffermandosi sui temi più cari ai maestri ottocenteschi: la poesia della natura, l’intimità della vita domestica, il racconto del Risorgimento, la vita urbana, l’attenzione verso il sociale. Tra i circa 80 dipinti in mostra troveremo icone come Tramonto in Maremma di Fattori, Bambino al sole di De Nittis, Adelaide Banti sulla panchina di Banti, Mamma con bambino di Lega, Signore al pianoforte di Boldini, ma anche gemme raramente esposte al pubblico in prestito da prestigiose collezioni private europee.
Odoardo Borrani, Una visita al mio studio, 1872. Olio su tela, 64,5x45 cm. Collezione privata I Courtesy Farsettiarte, Prato
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