Alla scoperta dell'antico porto di Roma per un anniversario speciale
Da Roma a Portus lungo il Tevere: l'École française de Rome celebra 150 anni di storia e ricerca
Il parco archeologico di Ostia-Portus | Courtesy École française de Rome
Samantha De Martin
04/04/2023
L’ultima sorpresa era stata il rinvenimento di un piccolo sistema termale tardoantico, datato, grazie all’aiuto di alcune monete, alla metà del IV secolo, caratterizzato da un calidarium e di un frigidarium, oltre che da alcune colonne con capitelli, a testimonianza del fatto che già a quell'epoca il porto di Roma non era più in mare.
Siamo all’ingresso di Ostia-Portus, un autentico hub del Mediterraneo romano grazie alla vicinanza alla capitale dell’Impero, in una posizione strategica lungo la costa tirrenica. Incastonato alla foce del Tevere, all’ingresso dell’attuale Fiumicino, non lontano da Ostia Antica, per tutta l’epoca imperiale e oltre, il sistema portuale di Ostia-Portus, con la sua fitta rete di magazzini, ha assicurato via fiume la ricezione e la ridistribuzione di enormi quantità di merci in arrivo da tutto il Mediterraneo fino alla capitale dell’Impero.
Gli abitanti dell’Urbe dipendevano quasi interamente dall’efficienza di questa “catena di approvvigionamento” il cui anello principale era la capacità di stoccaggio dei porti. Questa sorta di quartiere generale del commercio dell’antica Roma accoglieva un gigantesco complesso di stoccaggio di circa dieci ettari dove colonne di travertino con tamburi grossolanamente sbalzati in stile bugnato correvano lungo tutti i portici dei magazzini.
Raggiungiamo questo sofisticato complesso di stoccaggio del mondo antico, una sorta di dock high-tech che ha contribuito alla fortuna dell’Impero, navigando lungo il Tevere a bordo di un battello della compagnia "Gite sul Tevere", ospiti dell’École française de Rome.
Torri lungo il Tevere
In occasione dei 150 anni, e dei 150 anni di collaborazione con l’École française d’Athènes, L’École di Roma, che pone da sempre la storia come faro delle proprie attività, ha deciso di rendere omaggio al patrimonio culturale e archeologico attraverso una navigazione lungo il fiume di Roma e una visita guidata in esclusiva a Portus.
Fin dal 2009 Portus è stato infatti oggetto di studio e ricerca dell’equipe. “A conclusione dello scavo a Portus (terminato lo scorso settembre ndr) la prossima tappa fondamentale sarà la pubblicazione, fondamentale per la conoscenza" annuncia Brigitte Marin, direttrice dell’École française de Rome.
Lungo il Tevere verso Portus
È scivolando lungo il letto del Tevere, tra anse e anfratti che un tempo avrebbero accolto la maggior parte del traffico commerciale di Roma antica, che si percepisce l’importanza strategica di questo fiume, un tempo anima e granaio della capitale. Dal molo nei pressi di ponte Marconi il battello scivola verso il mare, mentre la città sbiadisce e il viaggio assume i contorni di un’esperienza fuori dal tempo, risalendo la storia. In navigazione incrociamo un antico approdo fluviale etrusco, pioppi argentati, tartarughe, aironi cinerini, la chiusa papalina all’altezza di Ponte Galeria fino a raggiungere il mare, in prossimità di Isola Sacra. Scesi dal battello, basta attraversare a piedi la via Portuense per raggiungere Portus.
L’impegno dell’École française de Rome sul sito di Portus inizia alla fine degli anni 2000 in collaborazione con il Parco Archeologico di Ostia Antica e con numerose istituzioni tra le quali Aix-Marseille Université, la British School at Rome, l’università di Southampton, la Sapienza Università di Roma.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Il più grande complesso portuale del mondo antico
Dopo 15 anni, i lavori svolti a Portus hanno permesso di ritrovare e studiare le infrastrutture del complesso portuale. Voluto da Claudio, ma completato da Traiano e dagli altri imperatori Antonini, il porto era stato interamente riorganizzato sotto la dinastia dei Severi per essere mantenuto in attività oltre l’epoca imperiale. Il grande bacino portuale poteva ospitare contemporaneamente diverse centinaia di navi. Era delimitato da due enormi moli ad arco di cerchio costruiti direttamente nel mare. Gli antichi porti marittimi di Ostia e Portus si trovano oggi a quasi tre chilometri dall’attuale costa tirrenica. Ecco perché è così emozionante camminare in questo parco archeologico dove un tempo c’era il mare, arretrato nei secoli in seguito a un lungo processo di insabbiamento che dalla tarda antichità ha modificato la morfologia di quest’area.
L’équipe di ricercatori ha studiato la vita della società portuale, la popolazione che abitava l’area, i rapporti con l’hinterland, i legami con il resto d’Italia e del mondo mediterraneo, ma anche i prodotti che vi transitavano, il meccanismo di ridistribuzione da e verso l’Italia.
Da Ostia a Portus
Prima della costruzione di Portus era il porto di Ostia l’unico a garantire la ricezione e lo stoccaggio delle merci in arrivo dal Mediterraneo. Tuttavia la scarsa larghezza del Tevere impediva alle grandi navi di attraccare direttamente alle banchine della città, costringendole di volta in volta a scaricare i carichi su imbarcazioni più piccole in grado di risalire il fiume per raggiungere le aree di stoccaggio distribuite relativamente vicino al Tevere. Quando, con l’espansione dei territori dell’Impero, il flusso di merci dirette verso Roma si intensificò, si sentì il bisogno di aumentare la capacità di stoccaggio della città portuale, ma soprattutto di migliorare la logistica rispetto alla gestione del traffico marittimo e alla ricezione delle navi. Il primo ad affrontare il problema fu l’imperatore Claudio che propose ai suoi ingegneri di realizzare un nuovo polo portuale a nord di Ostia. Ecco perché intorno al 42 d.C. fu avviato il cantiere per la costruzione di Portus. Stando a Cassio Dione doveva trattarsi di un progetto estremamente ambizioso e innovativo per l’epoca. All’inizio del II secolo d.C. l’imperatore Traiano lo fece ampliare con la costruzione di un grande bacino esagonale interno ancora oggi visibile.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Aggirarsi tra i magazzini claudiani è come fare un salto nel tempo. Secondo gli studi archeologici e architettonici del monumento condotti dall’École e dai suoi partner, i magazzini di Portus possono considerarsi il più grande e sofisticato tra tutti i complessi di stoccaggio del mondo antico. Gli ultimi due anni di ricerche dell’École hanno portato alla luce un sistema termale che ha permesso di dedurre come a metà del IV secolo il porto non fosse più in acqua.
Ci aggiriamo in quello che resta delle stanze che ospitavano i magazzini traianei per la conservazione delle merci, dove un sistema di pavimenti sospesi, sorretti da pilastri, doveva favorire il ricircolo dell’aria. Qui venivano conservate le merci deperibili, principalmente grano, ma anche spezie, legni pregiati e materiali di prima lavorazione. Un sistema di rampe consentiva l’accesso ai piani superiori. Sfioriamo le monumentali colonne in travertino del progetto di Claudio, ammirando una costruzione in opera mista, reticolato a rombo e catene di laterizi, particolarmente diffusa nel II secolo. Progressivamente i magazzini vennero abbandonati e gli spazi accolsero sepolture. La costruzione di una Basilica paleocristiana è l’ultimo stadio di un graduale processo di trasformazione di edifici già esistenti e riadattati nel corso del tempo a nuove esigenze.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Mostre, conferenze e appuntamenti per i 150 anni dell’École française de Rome
“Da questo mese – commenta Brigitte Marin – l’École entra nel periodo di celebrazione del suo centocinquantenario poiché tre decreti ne hanno scandito la fondazione: adesso stiamo festeggiando quello del 25 marzo 1873, che aveva creato una sezione romana dell’École française di Atene. L’anno prossimo celebreremo il decreto del 26 novembre 1874, che ha trasformato la primissima sezione romana in École archéologique de Rome, mentre il decreto del 20 novembre 1875 ha staccato completamente questa sezione romana da Atene istituendo ufficialmente l’École française de Rome, ente pubblico autonomo di archeologia e di storia. Continueremo a organizzare costantemente un programma di cultura. La nostra École, al contrario di quella di Atene nata esclusivamente come scuola di archeologia, nasce come una scuola di storia. E trova nella storia la sua ossatura”.
Le manifestazioni più importanti dell’anniversario dell’École française de Rome si terranno nel 2024 e nell’autunno del 2025 in concomitanza con i 150 anni e celebreranno la fine del cantiere di restauro di Palazzo Farnese oltre ai 150 anni di presenza francese all’interno del Palazzo.
La biblioteca dell'École française de Rome a Palazzo Farnese | Courtesy École française de Rome
“Ad aprile del 2024 – annuncia Marin – inaugureremo una mostra a Piazza Navona dedicata alla nostra collezione di antichità, perché abbiamo una bella collezione di vasi etruschi che si è formata alla fine dell’Ottocento grazie a scavi su terreni privati, in particolare dei Torlonia. I tre primi direttori dell’École hanno infatti intrattenuto ottime relazioni con esponenti della nobiltà romana che hanno permesso di accedere a determinati terreni. Dopo la mostra temporanea a Piazza Navona, esporremo gli oggetti più interessanti all'interno di una mostra permanente nella Biblioteca e nei saloni di Palazzo Farnese. Proseguiranno poi le “Lectures méditerranéennes” e probabilmente terremo anche un ciclo di conferenze più incentrato su Palazzo Farnese e sul legame con il grande cantiere di restauro tuttora in corso”.
Il Mediterraneo, da sempre al centro degli approfondimenti dell’École, sarà protagonista di un ciclo di conferenze dal titolo Gli Ottomani e il passato mediterraneo: narrazioni, eredità, patrimonio, in programma il 19 aprile all’ Accademia di Francia a Roma - Villa Medici e il 2 maggio presso l’Institut français – Centre Saint-Louis.
Il 1° dicembre l’École française de Rome e la British School at Rome, con il sostegno del Centre Gabriel Naudé (Enssib), organizzeranno un incontro intitolato “Le biblioteche di ricerca all’estero” dedicato alla costruzione della biblioteca dell’École française, la più grande biblioteca francese all’estero, con i suoi 210mila volumi.
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Siamo all’ingresso di Ostia-Portus, un autentico hub del Mediterraneo romano grazie alla vicinanza alla capitale dell’Impero, in una posizione strategica lungo la costa tirrenica. Incastonato alla foce del Tevere, all’ingresso dell’attuale Fiumicino, non lontano da Ostia Antica, per tutta l’epoca imperiale e oltre, il sistema portuale di Ostia-Portus, con la sua fitta rete di magazzini, ha assicurato via fiume la ricezione e la ridistribuzione di enormi quantità di merci in arrivo da tutto il Mediterraneo fino alla capitale dell’Impero.
Gli abitanti dell’Urbe dipendevano quasi interamente dall’efficienza di questa “catena di approvvigionamento” il cui anello principale era la capacità di stoccaggio dei porti. Questa sorta di quartiere generale del commercio dell’antica Roma accoglieva un gigantesco complesso di stoccaggio di circa dieci ettari dove colonne di travertino con tamburi grossolanamente sbalzati in stile bugnato correvano lungo tutti i portici dei magazzini.
Raggiungiamo questo sofisticato complesso di stoccaggio del mondo antico, una sorta di dock high-tech che ha contribuito alla fortuna dell’Impero, navigando lungo il Tevere a bordo di un battello della compagnia "Gite sul Tevere", ospiti dell’École française de Rome.
Torri lungo il Tevere
In occasione dei 150 anni, e dei 150 anni di collaborazione con l’École française d’Athènes, L’École di Roma, che pone da sempre la storia come faro delle proprie attività, ha deciso di rendere omaggio al patrimonio culturale e archeologico attraverso una navigazione lungo il fiume di Roma e una visita guidata in esclusiva a Portus.
Fin dal 2009 Portus è stato infatti oggetto di studio e ricerca dell’equipe. “A conclusione dello scavo a Portus (terminato lo scorso settembre ndr) la prossima tappa fondamentale sarà la pubblicazione, fondamentale per la conoscenza" annuncia Brigitte Marin, direttrice dell’École française de Rome.
Lungo il Tevere verso Portus
È scivolando lungo il letto del Tevere, tra anse e anfratti che un tempo avrebbero accolto la maggior parte del traffico commerciale di Roma antica, che si percepisce l’importanza strategica di questo fiume, un tempo anima e granaio della capitale. Dal molo nei pressi di ponte Marconi il battello scivola verso il mare, mentre la città sbiadisce e il viaggio assume i contorni di un’esperienza fuori dal tempo, risalendo la storia. In navigazione incrociamo un antico approdo fluviale etrusco, pioppi argentati, tartarughe, aironi cinerini, la chiusa papalina all’altezza di Ponte Galeria fino a raggiungere il mare, in prossimità di Isola Sacra. Scesi dal battello, basta attraversare a piedi la via Portuense per raggiungere Portus.
L’impegno dell’École française de Rome sul sito di Portus inizia alla fine degli anni 2000 in collaborazione con il Parco Archeologico di Ostia Antica e con numerose istituzioni tra le quali Aix-Marseille Université, la British School at Rome, l’università di Southampton, la Sapienza Università di Roma.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Il più grande complesso portuale del mondo antico
Dopo 15 anni, i lavori svolti a Portus hanno permesso di ritrovare e studiare le infrastrutture del complesso portuale. Voluto da Claudio, ma completato da Traiano e dagli altri imperatori Antonini, il porto era stato interamente riorganizzato sotto la dinastia dei Severi per essere mantenuto in attività oltre l’epoca imperiale. Il grande bacino portuale poteva ospitare contemporaneamente diverse centinaia di navi. Era delimitato da due enormi moli ad arco di cerchio costruiti direttamente nel mare. Gli antichi porti marittimi di Ostia e Portus si trovano oggi a quasi tre chilometri dall’attuale costa tirrenica. Ecco perché è così emozionante camminare in questo parco archeologico dove un tempo c’era il mare, arretrato nei secoli in seguito a un lungo processo di insabbiamento che dalla tarda antichità ha modificato la morfologia di quest’area.
L’équipe di ricercatori ha studiato la vita della società portuale, la popolazione che abitava l’area, i rapporti con l’hinterland, i legami con il resto d’Italia e del mondo mediterraneo, ma anche i prodotti che vi transitavano, il meccanismo di ridistribuzione da e verso l’Italia.
Da Ostia a Portus
Prima della costruzione di Portus era il porto di Ostia l’unico a garantire la ricezione e lo stoccaggio delle merci in arrivo dal Mediterraneo. Tuttavia la scarsa larghezza del Tevere impediva alle grandi navi di attraccare direttamente alle banchine della città, costringendole di volta in volta a scaricare i carichi su imbarcazioni più piccole in grado di risalire il fiume per raggiungere le aree di stoccaggio distribuite relativamente vicino al Tevere. Quando, con l’espansione dei territori dell’Impero, il flusso di merci dirette verso Roma si intensificò, si sentì il bisogno di aumentare la capacità di stoccaggio della città portuale, ma soprattutto di migliorare la logistica rispetto alla gestione del traffico marittimo e alla ricezione delle navi. Il primo ad affrontare il problema fu l’imperatore Claudio che propose ai suoi ingegneri di realizzare un nuovo polo portuale a nord di Ostia. Ecco perché intorno al 42 d.C. fu avviato il cantiere per la costruzione di Portus. Stando a Cassio Dione doveva trattarsi di un progetto estremamente ambizioso e innovativo per l’epoca. All’inizio del II secolo d.C. l’imperatore Traiano lo fece ampliare con la costruzione di un grande bacino esagonale interno ancora oggi visibile.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Aggirarsi tra i magazzini claudiani è come fare un salto nel tempo. Secondo gli studi archeologici e architettonici del monumento condotti dall’École e dai suoi partner, i magazzini di Portus possono considerarsi il più grande e sofisticato tra tutti i complessi di stoccaggio del mondo antico. Gli ultimi due anni di ricerche dell’École hanno portato alla luce un sistema termale che ha permesso di dedurre come a metà del IV secolo il porto non fosse più in acqua.
Ci aggiriamo in quello che resta delle stanze che ospitavano i magazzini traianei per la conservazione delle merci, dove un sistema di pavimenti sospesi, sorretti da pilastri, doveva favorire il ricircolo dell’aria. Qui venivano conservate le merci deperibili, principalmente grano, ma anche spezie, legni pregiati e materiali di prima lavorazione. Un sistema di rampe consentiva l’accesso ai piani superiori. Sfioriamo le monumentali colonne in travertino del progetto di Claudio, ammirando una costruzione in opera mista, reticolato a rombo e catene di laterizi, particolarmente diffusa nel II secolo. Progressivamente i magazzini vennero abbandonati e gli spazi accolsero sepolture. La costruzione di una Basilica paleocristiana è l’ultimo stadio di un graduale processo di trasformazione di edifici già esistenti e riadattati nel corso del tempo a nuove esigenze.
Il parco archeologico di Ostia-Portus
Mostre, conferenze e appuntamenti per i 150 anni dell’École française de Rome
“Da questo mese – commenta Brigitte Marin – l’École entra nel periodo di celebrazione del suo centocinquantenario poiché tre decreti ne hanno scandito la fondazione: adesso stiamo festeggiando quello del 25 marzo 1873, che aveva creato una sezione romana dell’École française di Atene. L’anno prossimo celebreremo il decreto del 26 novembre 1874, che ha trasformato la primissima sezione romana in École archéologique de Rome, mentre il decreto del 20 novembre 1875 ha staccato completamente questa sezione romana da Atene istituendo ufficialmente l’École française de Rome, ente pubblico autonomo di archeologia e di storia. Continueremo a organizzare costantemente un programma di cultura. La nostra École, al contrario di quella di Atene nata esclusivamente come scuola di archeologia, nasce come una scuola di storia. E trova nella storia la sua ossatura”.
Le manifestazioni più importanti dell’anniversario dell’École française de Rome si terranno nel 2024 e nell’autunno del 2025 in concomitanza con i 150 anni e celebreranno la fine del cantiere di restauro di Palazzo Farnese oltre ai 150 anni di presenza francese all’interno del Palazzo.
La biblioteca dell'École française de Rome a Palazzo Farnese | Courtesy École française de Rome
“Ad aprile del 2024 – annuncia Marin – inaugureremo una mostra a Piazza Navona dedicata alla nostra collezione di antichità, perché abbiamo una bella collezione di vasi etruschi che si è formata alla fine dell’Ottocento grazie a scavi su terreni privati, in particolare dei Torlonia. I tre primi direttori dell’École hanno infatti intrattenuto ottime relazioni con esponenti della nobiltà romana che hanno permesso di accedere a determinati terreni. Dopo la mostra temporanea a Piazza Navona, esporremo gli oggetti più interessanti all'interno di una mostra permanente nella Biblioteca e nei saloni di Palazzo Farnese. Proseguiranno poi le “Lectures méditerranéennes” e probabilmente terremo anche un ciclo di conferenze più incentrato su Palazzo Farnese e sul legame con il grande cantiere di restauro tuttora in corso”.
Il Mediterraneo, da sempre al centro degli approfondimenti dell’École, sarà protagonista di un ciclo di conferenze dal titolo Gli Ottomani e il passato mediterraneo: narrazioni, eredità, patrimonio, in programma il 19 aprile all’ Accademia di Francia a Roma - Villa Medici e il 2 maggio presso l’Institut français – Centre Saint-Louis.
Il 1° dicembre l’École française de Rome e la British School at Rome, con il sostegno del Centre Gabriel Naudé (Enssib), organizzeranno un incontro intitolato “Le biblioteche di ricerca all’estero” dedicato alla costruzione della biblioteca dell’École française, la più grande biblioteca francese all’estero, con i suoi 210mila volumi.
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