A Milano fino al 15 marzo
Dorothea Lange e Margaret Bourke-White: donne nei tornanti della storia
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Dorothea Lange, Madre senza patria, California 1936. Dorothea Lange [Public domain]
Francesca Grego
21/01/2020
“La macchina fotografica è uno strumento che insegna alle persone a vedere senza macchina fotografica”. Sono parole di Dorothea Lange, la signora del reportage che si racconta attraverso i suoi scatti al Centro Culturale di Milano accanto a un’altra grande pioniera della fotografia del Novecento, Margaret Bourke-White. Dopo Letizia Battaglia. Storie di Strada inaugurata a dicembre a Palazzo Reale, la mostra Margaret Bourke-White. Dorothea Lange. Ricevere l’avvenimento. Due donne nei tornanti della storia proietta in una dimensione internazionale il viaggio nel mondo della fotografia di I Talenti dell Donne, palinsesto culturale di Milano 2020.
Sono più di 70 i bianchi e neri Original Print e Vintage Print che scandiscono il percorso nato da un’idea di Camillo Fornasieri e curato da Angela Madesani. Arrivano dall’Archivio CSAC dell’Università di Parma, che della Lange conserva la prestigiosa raccolta Quintavalle, dalla Fondazione Rolla e dall’archivio di Life a New York per comporre un eloquente ritratto della prima metà del Novecento. Dalla Grande Depressione negli States a rare immagini della storia sovietica, dalla liberazione dai campi di sterminio all’apartheid in Sudafrica, passando per i temi delle minoranze o della tecnologia, le due fotografe statunitensi hanno guardato in profondità miserie e grandezze del XX secolo, calandosi nella vita di popoli e persone. Diverse per età di soli dieci anni ed entrambe allieve di Clarence H. White, sono accomunate da fondamentali esperienze come gli esordi di Life - di cui Bourke-White firma la copertina del primo numero – il lavoro per Magnum e la leggendaria galleria Aperture.
Se Lange è la prima donna a conquistare una retrospettiva al MoMa solo qualche mese dopo la scomparsa, la sua collega newyorkese è il primo fotografo straniero a ottenere il permesso di scattare in Unione Sovietica, la prima donna corrispondente di guerra e la prima fotografa di Life. Ma dalla selezione milanese emerge soprattutto l’umanità autentica che sta dietro lo sguardo di entrambe, che si dedichino alla Straight Photography o siano sensibili al richiamo delle avanguardie. Impossibile, parlando di umanità, non citareil famoso scatto Madre senza patria di Dorothea Lange, che vedremo a Milano: scattata nella California degli anni Trenta, divenne presto il simbolo della sofferenza e della lotta per la sopravvivenza della gente comune durante Grande Depressione, per trasformarsi poi nell’icona di un secolo. Anche chi non sa nulla chi l’abbia scattata e che cosa rappresenti, riconosce immediatamente lo sguardo profondo e distante, ma risoluto di Florence Owens Thompson mentre i suoi figli si nascondono dietro di lei.
Nonostante sia immersa nella storia, la fotografia di Dorothea Lange e Margaret Bourke-White, presenta quindi elementi fortemente contemporanei, quasi universali: a sottolinearlo in mostra sono le poesie che Daniele Mencarelli ha composto ispirandosi ad alcuni degli scatti esposti.
Margaret Bourke-White. Dorothea Lange. Ricevere l’avvenimento sarà visitabile al Centro Culturale di Milano fino al 15 marzo.
Leggi anche:
• Tina Modotti e Zanele Muholi nel palinsesto 2020 del MUDEC dedicato ai Talenti delle Donne
• La fotografia è donna: quattro appuntamenti in giro per l’Italia
Sono più di 70 i bianchi e neri Original Print e Vintage Print che scandiscono il percorso nato da un’idea di Camillo Fornasieri e curato da Angela Madesani. Arrivano dall’Archivio CSAC dell’Università di Parma, che della Lange conserva la prestigiosa raccolta Quintavalle, dalla Fondazione Rolla e dall’archivio di Life a New York per comporre un eloquente ritratto della prima metà del Novecento. Dalla Grande Depressione negli States a rare immagini della storia sovietica, dalla liberazione dai campi di sterminio all’apartheid in Sudafrica, passando per i temi delle minoranze o della tecnologia, le due fotografe statunitensi hanno guardato in profondità miserie e grandezze del XX secolo, calandosi nella vita di popoli e persone. Diverse per età di soli dieci anni ed entrambe allieve di Clarence H. White, sono accomunate da fondamentali esperienze come gli esordi di Life - di cui Bourke-White firma la copertina del primo numero – il lavoro per Magnum e la leggendaria galleria Aperture.
Se Lange è la prima donna a conquistare una retrospettiva al MoMa solo qualche mese dopo la scomparsa, la sua collega newyorkese è il primo fotografo straniero a ottenere il permesso di scattare in Unione Sovietica, la prima donna corrispondente di guerra e la prima fotografa di Life. Ma dalla selezione milanese emerge soprattutto l’umanità autentica che sta dietro lo sguardo di entrambe, che si dedichino alla Straight Photography o siano sensibili al richiamo delle avanguardie. Impossibile, parlando di umanità, non citareil famoso scatto Madre senza patria di Dorothea Lange, che vedremo a Milano: scattata nella California degli anni Trenta, divenne presto il simbolo della sofferenza e della lotta per la sopravvivenza della gente comune durante Grande Depressione, per trasformarsi poi nell’icona di un secolo. Anche chi non sa nulla chi l’abbia scattata e che cosa rappresenti, riconosce immediatamente lo sguardo profondo e distante, ma risoluto di Florence Owens Thompson mentre i suoi figli si nascondono dietro di lei.
Nonostante sia immersa nella storia, la fotografia di Dorothea Lange e Margaret Bourke-White, presenta quindi elementi fortemente contemporanei, quasi universali: a sottolinearlo in mostra sono le poesie che Daniele Mencarelli ha composto ispirandosi ad alcuni degli scatti esposti.
Margaret Bourke-White. Dorothea Lange. Ricevere l’avvenimento sarà visitabile al Centro Culturale di Milano fino al 15 marzo.
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