Frida allo specchio
Frida Kahlo doppio
12/05/2007
Roma, Teatro Greco 11/05/2007. Una scena scarna con la prospettiva che incolla all’unico punto luce iniziale: quel telo bianco con sagomato a grandi linee il volto di Frida sintetizzato in occhi, sopracciglia unite e naso; un colpo visivo immediato che rende la protagonista sempre presente sulla scena anche quando fisicamente manca, anche quando la scena diventa all'istante vuota. Anche quando – negli 8 momenti che scompongono teatralmente il continuum esistenziale del dolore di Frida Kahlo – la protagonista sotto i riflettori si sdoppia, e diventano due. Le due Frida, Frida allo specchio. Ed è proprio l’idea del “doppio” il focus tematico su cui s’incentra la magistrale rievocazione ideata dall’atelier El Mirabràs nell’ambito dell’Evento Frida Kahlo, in occasione del centenario della nascita dell’artista messicana: uno spettacolo di danza flamenco e teatro che s’inoltra nei labirinti di una vita consumata nel dolore fisico per restituirne in forma di immagini ad otto tempi incubi, sogni, allucinazioni.
Otto scene che la regia di Gianni Licata fonde con testi tratti da diari e lettere di Frida, elementi di flamenco, folklore messicano e danza contemporanea per dare corpo a un dolore che proprio nel corpo trova la sua radice più profonda, sintomo inequivocabile di una mortalità a cui l’artista, suo malgrado, non vuole arrendersi, in nome dell’autentica mexicanidad che sempre la anima, ricordandole che nonostante tutto, la vita è bella. Dal suo Messico tutto colori e profumi al suo Diego, il genio panzon con cui la pittrice consuma una storia tormentata da infedeltà, divorzi e aborti, dal momento topico e insieme irreversibile dell’incidente stradale, alla parentesi americana della vita dei coniugi Rivera in cui la nostalgia per il Messico diventa canone estetico ed etico al tempo stesso, dal tradimento di Diego con la sorella Cristina Kahlo, alla “dipartita” finale dell’artista dalle scene del mondo con la speranza “di non tornare mai più”.
Momenti a rotazione come tableaux vivants che rincorrono più che descrivere i fatti salienti della vita drammatica eppur giocosa di Frida, che fanno con la scena teatrale quanto lei – pittrice donna moglie – fece in vita con la sua stessa vita: renderla extra-ordinaria per una sorta di contrappasso eroico ad un’ironia del destino fin troppo tragica. Trasmutare il dolore con l’arte e rendere una vita disastrata da tanti, troppi incidenti di percorso quasi una celebrazione del dolore stesso in forma di sfida: è stata questa la via estrema scelta da una donna diventata vittima del suo stesso corpo, ed è questa la via che nella piece teatrale non concede pause.
Il dolore di Frida si plasma sulla scena come una via crucis con sottofondi di festa, flamenco e grida chiassose di mariachis, un incedere sensuale di passi sostenuti dalla maestria inviolabile delle protagoniste femminili dello spettacolo, quando la danza nuda e cruda sostituisce anzi inghiottisce tutto il resto, parole, scenografie e persino musica (penso in particolare al momento della sfida tra le sorelle – Frida tradita e Cristina traditrice – a colpi di tacco sul pavimento e battiti di mano in una scena silenziosa dove la melodia è resa solamente dalle ritmiche ossessive del flamenco).
Il commiato finale – reso plasticamente con la fusione mano a mano delle due Frida e tratto da uno dei più famosi quadri della pittrice – è inderogabile: “alla fine si è sempre restituiti a noi stessi. Come davanti a uno specchio”.
El dolor de Frida Kahlo
Il doppio e lo specchio
Spettacolo di danza flamenco teatro
dell’atelier El Mirabràs di Clara Berna
con Clara Berna, Giorgio Dante, Libe Irazu, Beatriz Prior, Francesca Santini
e il corpo di ballo El Mirabràs
TEATRO GRECO, Roma
Sabato 12 maggio ore 21
Domenica 14 maggio ore 17.30
Via R. Leoncavallo 16
Tel: 06/8607513.
Otto scene che la regia di Gianni Licata fonde con testi tratti da diari e lettere di Frida, elementi di flamenco, folklore messicano e danza contemporanea per dare corpo a un dolore che proprio nel corpo trova la sua radice più profonda, sintomo inequivocabile di una mortalità a cui l’artista, suo malgrado, non vuole arrendersi, in nome dell’autentica mexicanidad che sempre la anima, ricordandole che nonostante tutto, la vita è bella. Dal suo Messico tutto colori e profumi al suo Diego, il genio panzon con cui la pittrice consuma una storia tormentata da infedeltà, divorzi e aborti, dal momento topico e insieme irreversibile dell’incidente stradale, alla parentesi americana della vita dei coniugi Rivera in cui la nostalgia per il Messico diventa canone estetico ed etico al tempo stesso, dal tradimento di Diego con la sorella Cristina Kahlo, alla “dipartita” finale dell’artista dalle scene del mondo con la speranza “di non tornare mai più”.
Momenti a rotazione come tableaux vivants che rincorrono più che descrivere i fatti salienti della vita drammatica eppur giocosa di Frida, che fanno con la scena teatrale quanto lei – pittrice donna moglie – fece in vita con la sua stessa vita: renderla extra-ordinaria per una sorta di contrappasso eroico ad un’ironia del destino fin troppo tragica. Trasmutare il dolore con l’arte e rendere una vita disastrata da tanti, troppi incidenti di percorso quasi una celebrazione del dolore stesso in forma di sfida: è stata questa la via estrema scelta da una donna diventata vittima del suo stesso corpo, ed è questa la via che nella piece teatrale non concede pause.
Il dolore di Frida si plasma sulla scena come una via crucis con sottofondi di festa, flamenco e grida chiassose di mariachis, un incedere sensuale di passi sostenuti dalla maestria inviolabile delle protagoniste femminili dello spettacolo, quando la danza nuda e cruda sostituisce anzi inghiottisce tutto il resto, parole, scenografie e persino musica (penso in particolare al momento della sfida tra le sorelle – Frida tradita e Cristina traditrice – a colpi di tacco sul pavimento e battiti di mano in una scena silenziosa dove la melodia è resa solamente dalle ritmiche ossessive del flamenco).
Il commiato finale – reso plasticamente con la fusione mano a mano delle due Frida e tratto da uno dei più famosi quadri della pittrice – è inderogabile: “alla fine si è sempre restituiti a noi stessi. Come davanti a uno specchio”.
El dolor de Frida Kahlo
Il doppio e lo specchio
Spettacolo di danza flamenco teatro
dell’atelier El Mirabràs di Clara Berna
con Clara Berna, Giorgio Dante, Libe Irazu, Beatriz Prior, Francesca Santini
e il corpo di ballo El Mirabràs
TEATRO GRECO, Roma
Sabato 12 maggio ore 21
Domenica 14 maggio ore 17.30
Via R. Leoncavallo 16
Tel: 06/8607513.
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