GIO’ PONTI MAESTRO DEL DECO’
L'architetto e designer Giò Ponti
06/03/2002
Giovanni Ponti, meglio conosciuto come Giò, nasce a Milano il 18 novembre 1891; qui studia e si laurea in Architettura al Politecnico nel 1921. Nello stesso anno, oltre a lavorare nella manifattura ceramica di Doccia come direttore artistico, Ponti apre uno studio d’architettura con Emilio Lancia, compagno di corso e amico stretto con il quale nasceranno le più felici invenzioni architettoniche della Milano anni Venti, in cui si fondono struttura e decori come da manuale dell’Art Decò; tra queste sono da ricordare, in particolare, la casa di via Randaccio (1924-1925), ideata come residenza per la propria famiglia, e la villa Bouilhert a Garches (1927), un cottage dalle linee semplici e raffinate che ben si armonizza con il giardino retrostante. La sua architettura oscilla sempre di più fra tradizione e razionalità internazionale da cui usciranno le cosiddette “case tipiche” in zona Fiera. Alla fine degli anni Venti Ponti fonda la rivista “Domus”, ancora oggi strumento di diffusione e sperimentazione tra i più importanti sui temi dell’architettura e del design. L’amicizia con Emilio Lancia si rompe nel 1933, quando Ponti volge la sua attenzione all’ideazione di oggetti in vetro con Paolo Venini e soprattutto quando egli avvia una nuova fase architettonica più vicina alla semplificazione razionale di quegli anni, dando vita, a Padova, alla Facoltà di Lettere e il Rettorato dell’Università (1934-1937), a Roma la Facoltà di Matematica (1934) e a Milano il Palazzo RAI (1939), fino all’opera certamente più conosciuta del 1956, il grattacielo Pirelli a Milano, in cui la struttura portante rimane a vista. Nel 1952 si associa con Alberto Rosselli con il quale continua ad incrementare la produzione del design italiano, avvicinandosi ai nuovi materiali e mantenendo sempre viva la cultura classica come per la “sedia superleggera” per Cassina (1957), una sedia leggera e robusta in frassino naturale o verniciato, e che una leggera flessione dello schienale rende molto comoda. Dopo aver abbandonato l’ideazione di pezzi singoli l’artista si dedicherà alla serie dei mobili “compositi” come l’armadio-camino o le finestre arredate, sempre arredi economici e funzionali, come egli stesso affermava: “costruire i mobili è una vocazione dell’artista, che è caratterizzata nei suoi prodotti da eleganza e fantasia allo steso tempo”; una preferenza evidente, nella sua produzione, è data ai materiali lignei dal chiaro timbro coloristico, come la radica, insieme a materiali eleganti e di tradizione italiana, il linearismo decò che ben si sposava con le nuove tendenze funzionali. Negli anni Sessanta Ponti inizia a viaggiare in Oriente, creando numerosi edifici di destinazione pubblica e privata a Islamabad, Hong Kong e Teheran. Le sue architetture cominciano a smaterializzarsi, le pareti diventano sottili superfici ricamate con finestre allungate e a rombo, ricoperte da mattonelle di ceramica. Giò Ponti muore a Milano nel 1979 ma rimane nell’Olimpo degli artisti come uno dei maggiori architetti e designer italiani del Novecento, sempre in bilico tra Art Decò e Razionalismo; celebrato attraverso diverse esposizioni, oggi è in mostra alla Fondazione Biblioteca di Via Senato, a Milano, con circa 90 pezzi tra ceramiche, disegni e scritti che documentano la sua attività negli anni Venti e Trenta che si esplica oltre che nella produzione della manifattura di Doccia, anche nell’architettura e nell’arredo, qui raccontati attraverso un video e alcuni mobili in legno.
GIO’ PONTI MAESTRO DEL DECO’
Fondazione Biblioteca di via Senato
Via Senato, 14
Fino al 31 marzo
tutti i giorni tranne il lunedì 10-18
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