I colori del vero
Una fotografia di Danilo Bucchi
15/11/2005
Le opere in mostra, centrate su un’incessante sperimentazione tecnico-formale, e per questo poliedrica, guardano con sempre rinnovato interesse alle scoperte tecnologiche e scientifiche sia in relazione alle tecniche usate che all’adozione di materiali di nuova concezione, assumendo, così, nella già detta volontà prioritaria di raccontare su tela la verità dell’esperienza, le sembianze di uno scatto fotografico con il quale l’artista cristallizza un gesto, un attimo, una sensazione, un’espressione catturata nell’andamento dinamico della realtà e dell’energia che la anima; riportato su tela trattata in nero, il dettaglio fotografico assurge, in definitiva, al ruolo di emozione comunicativa colta e resa eterna.
Personalità estremamente sensibile, Danilo Bucchi utilizza, sin dalla più giovane età, lo strumento pittorico quale canale di comunicazione degli stimoli e delle emozioni suscitate in lui dall’osservazione della realtà che lo circonda, filtrata attraverso un’istintivo amore per la verità. La sua maniera artistica, figlia dell’avanguardia che attraversa la storia del Novecento, dalla pop art americana all’esperienza dei più illustri artisti contemporanei italiani ed europei, si codifica in un linguaggio espressivo spogliato dei dettagli di valenza prettamente estetica per concentrarsi maggiormente sull’efficacia emozionale e sulla valenza massmediatica dell’opera d’arte.
E’ una produzione pittorica estremamente intima che percorre la tela ancor prima di aver toccato il pensiero, un ricordo sensibile del pensiero al di là e al di sopra del ragionamento. In questo dialogo muto tra l’artista ed il suo inconscio prendono forma i personaggi animati del suo taccuino riprodotti in gesti frenetici, in un moto perpetuo che coincide con il moto delle pulsioni interiori del vivacissimo artista, ma che rivelano, nell’assenza delle orecchie, e nella posizione delle bocche, di appartenere ad una dimensione del silenzio, che è quella in cui la mente divaga alla ricerca della verità nascosta nei luoghi della coscienza.
Il Taccuino rappresenta il luogo franco, il rifugio in cui i dettagli più intimi dell’esperienza vissuta vengono appuntati in forme scomposte ed inconsapevoli per trovare, poi, forma leggibile nella dimensione del ricordo cosciente. Ed è questo a rendere estremamente interessante ed originale la pittura di Bucchi: il segno unico ed inconfondibile (in quanto istintivo) della sua mano sui dipinti ed al tempo stesso la purezza naturale con la quale come “spugna gettata nella pozzanghera del reale”, come egli stesso si definisce, il giovane uomo si pone quale attento e sensibile osservatore del sociale da cui, valido artista del suo tempo, trae spunto ed ispirazione emotiva e tematica per la realizzazione di opere estremamente intense ed originali.
Danilo Bucchi
Fino al 25 Novembre
MICRO ( Movimento Internazionale Culturale Roma)
alle ore 19,30 in Via Monte Testaccio 34/a
Personalità estremamente sensibile, Danilo Bucchi utilizza, sin dalla più giovane età, lo strumento pittorico quale canale di comunicazione degli stimoli e delle emozioni suscitate in lui dall’osservazione della realtà che lo circonda, filtrata attraverso un’istintivo amore per la verità. La sua maniera artistica, figlia dell’avanguardia che attraversa la storia del Novecento, dalla pop art americana all’esperienza dei più illustri artisti contemporanei italiani ed europei, si codifica in un linguaggio espressivo spogliato dei dettagli di valenza prettamente estetica per concentrarsi maggiormente sull’efficacia emozionale e sulla valenza massmediatica dell’opera d’arte.
E’ una produzione pittorica estremamente intima che percorre la tela ancor prima di aver toccato il pensiero, un ricordo sensibile del pensiero al di là e al di sopra del ragionamento. In questo dialogo muto tra l’artista ed il suo inconscio prendono forma i personaggi animati del suo taccuino riprodotti in gesti frenetici, in un moto perpetuo che coincide con il moto delle pulsioni interiori del vivacissimo artista, ma che rivelano, nell’assenza delle orecchie, e nella posizione delle bocche, di appartenere ad una dimensione del silenzio, che è quella in cui la mente divaga alla ricerca della verità nascosta nei luoghi della coscienza.
Il Taccuino rappresenta il luogo franco, il rifugio in cui i dettagli più intimi dell’esperienza vissuta vengono appuntati in forme scomposte ed inconsapevoli per trovare, poi, forma leggibile nella dimensione del ricordo cosciente. Ed è questo a rendere estremamente interessante ed originale la pittura di Bucchi: il segno unico ed inconfondibile (in quanto istintivo) della sua mano sui dipinti ed al tempo stesso la purezza naturale con la quale come “spugna gettata nella pozzanghera del reale”, come egli stesso si definisce, il giovane uomo si pone quale attento e sensibile osservatore del sociale da cui, valido artista del suo tempo, trae spunto ed ispirazione emotiva e tematica per la realizzazione di opere estremamente intense ed originali.
Danilo Bucchi
Fino al 25 Novembre
MICRO ( Movimento Internazionale Culturale Roma)
alle ore 19,30 in Via Monte Testaccio 34/a
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