I gioielli moderni
Diamond Dust Shoes di Andy Warhol
11/03/2002
Il primo piano dell’esposizione si chiude con la quinta sala dominata dal dipinto di Ingres raffigurante Napoleone Bonaparte con la spada consolare ornata dal diamante “Le Régent”.
In una vetrina accanto al quadro sono, tra gli altri oggetti preziosi, lo splendido triregno papale di Gregorio XVI, una tiara costellata di pietre preziose, ed il razionale (fermaglio che chiude il piviale) di Leone XIII.
La sesta sala, inizio del secondo piano della mostra, porta idealmente il visitatore in Brasile. Dalle miniere sudamericane provengono le pietre utilizzate per realizzare diademi molto in voga nella Francia napoleonica, nonché il collier di diamanti indossato da Maria Luisa, seconda moglie del Bonaparte e successivamente duchessa di Parma, sfoggiato nel ritratto esposto, opera di Giovan Battista Borghesi.
I diamanti brasiliani confluiscono in maniera massiccia anche e soprattutto nei tesori portoghesi: spiccano tra questi il Toson d’oro, i gioielli della corona e l’insegna dei Tre Ordini Militari.
La settima sala è dedicata al Sudafrica, dal mitico “Eureka” trovato tra i giochi di una bambina nel 1866, alle foto che illustrano gli scavi del celebre Kimberley Hole.
L’ottavo ambiente riporta agli aspetti scientifici dei diamanti: la loro composizione, la loro formazione nella crosta terrestre, ecc. E’ qui allestita una serie di microscopi che permettono di osservare alcune pietre; altre vetrine ospitano manciate di diamanti grezzi dalle differenti colorazioni.
La nona sala è riservata ai grandi gioiellieri del XX secolo, con un occhio particolare per i pezzi di Cartier: spille, diademi, pendagli, braccialetti, collier, brillano nelle vetrine. Inevitabile la citazione dello slogan De Beers, che con il famoso “un diamante è per sempre” contribuì all’assorbimento sul mercato delle pietre più piccole, destinate a divenire solitari per anelli di fidanzamento.
Sempre in questa stanza alcuni dipinti moderni, quali “Gli sposi” di Gino Severini e il “Ritratto di signora” di Giorgio De Chirico.
La mostra si chiude infine con la decima sala.
Domina lo spazio l’enorme quadro di Andy Warhol “Diamond dust shoes” (1980), che come molti lavori dell’artista pop esiste in più riproduzioni (qui è esposto un pezzo appartenente ad una collezione privata romana). L’opera è caratterizzata da un leggero strato di polvere di diamanti.
Un allestimento dell’artista danese Olafour Eliasson propone una visione ambigua di un ambiente buio con una letterale “pioggia di diamanti”, in realtà simulata da un ambiguo gioco di luci e gocce d’acqua.
L’ultima vetrina dell’esposizione delle Scuderie mostra un oggetto dall’indiscutibile fascino storico: un meteorite caduto nei pressi di Tolosa, ad Orgeuil, pieno di diamanti microscopici, proveniente da una stella di natura carbonacea esplosa circa sei miliardi di anni fa: si era all’alba del sistema solare quando queste pietre vennero catturate dai pianeti allora in formazione.
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