IL BLU
Blu
02/06/2001
Di certo fin dalla sua nascita la pittura ha a che fare con il colore, suo strumento fondamentale ma solo lungo il corso del ‘700 e dell’800 con la diffusione delle diverse teorie sul colore e la luce se ne fa un uso più consapevole e alla metà del 1800 con l’apparizione del tubetto diventa anche più facile. Tra le diverse teorie che si diffondono nel corso degli anni, oltre a quelle scientifiche di Newton e Chevreul che avevano insegnato quanto luce, colore e percezione visiva fossero legati, è di rilevante importanza il pensiero di Goethe che viene poi esplicitato nel saggio “La teoria dei colori” del 1810: con questo viene ad affermarsi invece il carattere spirituale ed emotivo del colore. Goethe, basandosi su esperienze fisiche, dice che il colore, soprattutto se preso nella sua singolarità, esercita un’azione sul senso della vista e sull’animo in particolare; esso dona piacere ma è anche vicino alla natura stessa della percezione visiva in particolare riferendosi al blu: ”… proprio quando percepiamo la profondità del cielo e le montagne in lontananza, una superficie blu sembra allontanarsi dai nostri occhi. Proprio quando desideriamo catturare un bell’oggetto che si allontana da noi, ci scopriamo a osservare piacevolmente il blu – non perché si imponga alla nostra vista, ma perché ci trascina…” e aggiunge che essendo generato in natura dal nero porta sempre con sé qualcosa di oscuro e negativo “è un nulla eccitante”: infatti se guardato a lungo, continua, può persino provocare uno stato di trance a occhi aperti, di profondo equilibrio mentale, che per molti può divenire fonte di ispirazione “…questo colore ha un effetto visivo strano e quasi inesprimibile. Esso è in sé un’energia … che dà carica e che calma.” Ecco quindi che il blu comincia ad assumere una posizione di rilievo tra i colori cosiddetti primari, è l’unico tra questi ad avere una doppia valenza; avrà grande fortuna nella pittura successiva: basta pensare al movimento Der Blaue Reiter, il Cavaliere Azzurro che nei primi decenni del ‘900 in sella al suo cavallo blu si batte per l’affermazione dell’arte non-figurativa; un’arte nettamente distinta da quella naturalistica perché dettata dagli impulsi interiori del soggetto per cui forme e colori sono segni-significanti, la pittura si identifica con la musica; il nome del movimento di Marc e Kandinskij prende le mosse dall’immagine romantica del cavaliere come rappresentazione della tensione spirituale dell’anima umana e l’azzurro come richiamo all’interiorità e aspirazione all’infinito.
Il colore ha anche una parte importante nell’opera dei singoli artisti: si parla del periodo blu di Picasso, il periodo delle opere iniziali, prima della svolta cubista, in cui il colore diventa quasi espressione del suo intimo, la sua esperienza di vita, che era legata allora alla morte di un suo carissimo amico; non si può dimenticare poi la figura di Yves Klein, detto “le monocrome” che addirittura ha brevettato l’International Klein Blue. L’esperienza del monocromo, inteso come colore, è alla base dell’iter artistico di molti personaggi in quanto è strumento fisico dell’arte come per molti altri è il supporto o la materia.
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