Il Museo dell'Acropoli di Atene sfrutta le tecnologie digitali
Il Partenone riscopre i suoi antichi, brillanti colori
I fregi del Partenone ricolorati grazie alle tecnologie digitali
E. Bramati
02/07/2014
A metà dell'Ottocento il primo ministro inglese William Gladstone, grande appassionato di arte e letteratura classica, arrivò a ipotizzare dalla letteratura dei testi omerici che i Greci avessero una percezione distorta, forse perfino ridotta dei colori.
Questi dubbi erano almeno in parte supportati dalle grandi campagne archeologiche, che mezzo secolo prima avevano permesso a Lord Elgin di rimuovere i fregi del Partenone e trasportarli fino a Londra.
I preziosi marmi, oggi ammirati per la loro purezza e i loro candidi bianchi, erano in realtà dipinti di brillanti tinte, come testimoniato da diversi studi.
Per far scoprire al pubblico il loro vero aspetto, il Museo dell'Acropoli di Atene ha annunciato il lancio di un nuovo progetto, che grazie alle tecnologie digitali mostrerà gli antichi colori dei suoi pezzi più importanti.
Alcuni altorilievi della parte occidentale, raffiguranti una processione di pellegrini devoti alla dea Atena, sono stati "scansionati" e riprodotti attraverso immagini digitali in 3D.
Per l'istituzione, che quest'anno festeggia i cinque anni dall'apertura, si tratta di un importante esperimento, che aspira a legare l'immagine di un museo nuovo all'uso di tecnologie innovative e di tecniche all'avanguardia, anche nel campo dell'archeologia.
Consulta anche:
I colori originali di Renoir rivivono con la spettroscopia
Gli affreschi della Villa dei Misteri curati con gli antibiotici
Questi dubbi erano almeno in parte supportati dalle grandi campagne archeologiche, che mezzo secolo prima avevano permesso a Lord Elgin di rimuovere i fregi del Partenone e trasportarli fino a Londra.
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Alcuni altorilievi della parte occidentale, raffiguranti una processione di pellegrini devoti alla dea Atena, sono stati "scansionati" e riprodotti attraverso immagini digitali in 3D.
Per l'istituzione, che quest'anno festeggia i cinque anni dall'apertura, si tratta di un importante esperimento, che aspira a legare l'immagine di un museo nuovo all'uso di tecnologie innovative e di tecniche all'avanguardia, anche nel campo dell'archeologia.
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