Il Teatro Raffaello Sanzio a Urbino

Teatro Raffaello Sanzio di Urbino
 

19/03/2002

Incastonato in una delle più belle città rinascimentali del centro Italia, il Teatro Raffaello Sanzio di Urbino, venne eretto fra il 1840 e il 1853 al posto di un vecchio granaio, il quale sovrastava il torrione quattrocentesco che domina la zona del Mercatale. La costruzione, che con la sua mole modificò non poco l’assetto urbano della città, venne progettata dall’architetto senigalliese Vincenzo Ghinelli, al tempo noto per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Senigallia. Il progetto del Ghinelli non mirò soltanto alla realizzazione dell’edificio che avrebbe ospitato il teatro, ma si interessò di tutta la sistemazione dell'area che avrebbe dovuto circondare la nuova struttura: un vero e proprio piano urbanistico comprendeva il piazzale semicircolare antistante alla facciata, il lungo porticato di corso Garibaldi e sul versante opposto la sistemazione a giardino pubblico della scarpata del Pincio. L’edificio, inaugurato nell’agosto del 1853 con le due opere verdiane del “Rigoletto” e del “Trovatore”, ha mantenuto all’esterno il suo aspetto originario, mentre all’interno ha subito una ristrutturazione generale portata a termine nel 1982, dopo decenni di inattività e abbandono. La costruzione di questo piccolo teatro fu accompagnata da non poche polemiche: per molti anni l’opera venne vista infatti come una “sgradita intrusa” all’interno di un tessuto cittadino di ben più vetusta tradizione e bellezza. Il teatro in stile neoclassico ha resistito negli anni alle minacce di chi avrebbe voluto cancellarne la mole, offrendo così la possibilità al visitatore odierno di ammirare la sua facciata, completamente realizzata in laterizio e delineata da sobrie cornici e semicolonne doriche nella parte centrale sulle quali svettano ancora eleganti sfingi realizzate in pietra. All’interno troviamo subito l’atrio, completamente ristrutturato e in linea con le soluzioni più moderne del design, mentre la sala dedicata agli spettacoli presenta ancora i tre ordini dei palchi distribuiti a ferro di cavallo intorno alla platea, sovrastati da un tradizionale loggione a galleria. Scomparse tutte le decorazioni che ornavano le quattro balaustre a fascia, si conservano ancora le ornamentazioni a stucco dei pilastrini e l’originaria decorazione della volta, opera dell’eugubino Raffaele Antonioli. Questa raffigura un tendaggio suddiviso in otto scomparti sui quali si stagliano le immagini delle Muse, disposte circolarmente attorno al lampadario, mentre la figura di Apollo occupa lo scomparto centrale dell’architrave di proscenio. Ancor più interessante, anche se ormai in cattivo stato di conservazione, appare il sipario dipinto dal giovane urbinate Francesco Serafini, allievo a Roma di Tommaso Minardi, dove sono raffigurate “Le Glorie di Urbino”, mentre sul secondo sipario è riprodotta una veduta prospettica della piazza del Palazzo Ducale, che con la sua mole imponente ancora sovrasta le sorti alterne di questo discusso teatro.

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