L’ANIMA E LE COSE

L'anima e le cose
 

26/02/2004

Tra le fine del Cinquecento e gli inizi dell’Ottocento i dipinti raffiguranti nature morte che con il diffondersi della religiosità e dell’arte cristiana avevano conosciuto secoli d’oblio, ritornarono gradualmente ad interessare collezionisti e uomini di cultura. La rappresentazione della natura morta – considerata fino ad allora un tipo di pittura complementare - da genere senza qualità divenne una delle forme d’arte per eccellenza. In direzione di questa nuova felice stagione di ricerche, il servizio cultura della Provincia di Pesaro ha allestito una mostra a Fano presso la ex scuola L. Rossi. L’esposizione che si terrà fino al 28 ottobre 2001, vuole ricostruire il collezionismo e il mecenatismo marchigiano e delle regioni confinanti, con particolare attenzione al territorio emiliano-romagnolo: attraverso una selezione antologica di circa centoventi dipinti, provenienti da collezioni pubbliche e private, si documentano l’origine e lo sviluppo del genere tra la fine del XVI e gli inizi del XIX secolo in Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio. In questi territori di reciproci scambi la natura morta mantiene per oltre due secoli – il seicento e tutto il settecento - caratteristiche di autonomia locale, senza che per questo venga meno un’avvertibile identità di linguaggio che la rassegna intende evidenziare anche negli aspetti meno noti. E’ singolare la grande presenza del collezionismo privato al fianco di quello pubblico ed è proprio dalle presenze private che vengono le maggiori sorprese attraverso una nutrita presenza di inediti. D’altronde il genere della natura morta era molto richiesto dai casati nobiliari e dai borghesi emergenti non prestandosi ovviamente alla pittura di carattere religioso, come le pale d’altare per esempio. Le opere del tardo cinquecento - radunate in un’unica sezione che comprende opere di artisti come Vincenzo Campi, Bartolomeo Passerotti, Francesco Zucchi, Pietro Faccini, Federico Barocci - aprono il percorso espositivo. Le sezioni regionali seguono un ideale percorso da Nord a Ovest che ha al suo centro, cuore pulsante in omaggio alla città ospitante, Fano. Vengono pertanto proposte le produzioni di Sebastiano Ceccarini e di Carlo Magini. In particolare il catalogo di quest'ultimo viene arricchito dalla scoperta di ulteriori interessanti opere tra cui quella forse più importante di un dipinto che reca la firma dell’artista (“Carlo Magini pittore in Fano”). Sulla scia degli studi maginiani viene poi riportata alla luce e collocata nel giusto panorama storico-artistico la personalità di Lodovico Soardi con l’apporto di sei interessanti opere e Pietro Paolo Bonzi. Da citare anche la presenza nella mostra di Vittor Romogni, autore di speciali raffigurazioni di nature morte “a trompe l’œil”. Si tratta di quattro quadri appartenenti ad un collezionista privato che consentono di raggruppare così una quindicina di opere fino ad a poco tempo fa presentate sotto il nome di Benedetto Sartori, oltre a due raffigurazioni inedite: una del pergolese G.F Ferri e una del pesarese G.A. Lazzarini. Per rendere comprensibile al visitatore il percorso delle poetiche artistiche della raffigurazione della natura morta, si è operata una revisione cronologica all’interno delle singole realtà regionali: in tal modo sono state riportate alla luce nuove opere e nuovi artisti e si sono messe a fuoco personalità finora offuscate o male interpretate. "L'anima e le cose. La natura morta nell'Italia pontificia nel XVII e XVIII secolo" Ex scuola Luigi Rossi Piazza Amiani (centro storico)- Fano Tel. 0721/359395 Orario: martedì-domenica h.10-13 e 16-20, lunedì chiuso Biglietti: 10.000 Lire intero, 7.000 Lire ridotto