L'Iran, questo sconosciuto

Hassan
 

16/07/2003

Nel 1998 la famiglia Ward che, negli anni Sessanta aveva vissuto a Teheran e che, dalla caduta dello Scià e dall'inizio della Rivoluzione islamica non vi aveva messo più piede, decide di approfittare delle aperture e delle riforme promosse dal neopresidente iraniano Khatami per farvi ritorno. La fuga dall'America, divenuta la patria d'adozione della famiglia, viene stimolata dall'esigenza affettiva di ritrovare Hassan Ghasemi. Molto più che semplice cuoco e giardiniere di famiglia, Hassan incarna la tradizione iraniana, lui quel "padre persiano" che ne fu primo messaggero e iniziatore. Mosso da una nostalgia che rende ancora più opachi i contorni del luogo perduto in cui, dopo tanto tempo, si torna, il viaggio di Terence Ward diventa una vera e propria odissea in un'altra cultura, alla riscoperta di una terra e della sua gente. Gli unici punti di riferimento per ritrovare Hassan sono una fotografia e il nome del paese natale che la madre di Terence sembra di ricordare: Tudeshk. Un punto impercettibile sulla cartina. Sulle fila di questa emblematica "caccia all'uomo" si tesse in maniera magistrale il racconto di Ward, tra elementi puramente autobiografici e sapienti descrizioni documentaristiche di luoghi, paesaggi, e di ogni aspetto della cultura persiana. Un ritratto globale dell'Iran e della sua gente, insomma. E proprio in tal senso che la narrazione riserva sorprese. Perché alla fine del libro, pensando all'Iran, si ha come mutata l'impressione di un luogo solitamente associato soltanto a guerre, massacri e violenza. Ed è questo il piccolo miracolo che compie Terence Ward con il suo libro, restituendo visioni inedite di un paese ancora sconosciuto e misterioso, poco battuto dal turismo e di cui i media trasmettono un'immagine parziale. Un ritratto affettusoso (finalmente!) dell'Iran da parte di chi l'Iran lo ama in un modo che trascende gli aspetti politici attuali, pur senza ignorarli. Ecco allora rifiorire nella memoria le antiche superbe culture di Persia, con il mitico re Ciro, sovrano illuminato di Babilonia, o l'imperatore Dario, sepolto a Persepoli e ancora oggi oggetto di devozione per gli iraniani. Si percepisce come nuovo il fascino dello Zoroastrismo, la religione dei Persiani, e l'intensità della poesia iraniana che ha in Hafez uno dei più alti rappresentanti, descritto da Ward come un vero e proprio eroe nazionale. Pagine di poesia le regala lo stesso autore che, non è superfluo sottolineare, in Iran ci è cresciuto. L'altipiano iraniano è un ampio tavolato di forma trapezoidale circondato da cime nevose affilate come denti di squalo... Su questo altopiano le sensazioni sono vivide. L'altitudine esalta il pathos… I sensi si acuiscono. La mano di Dio qui è stata propensa al mininalismo… Eppure, ovunque scorra un goccio d'acqua subito prorompe la vita. Pioppi svettanti come campanili… si ergono orgogliosamente solitari. Protesi verso il cielo, rammentano al passante: guarda in alto. Guarda il paradiso. Terence Ward Alla ricerca di Hassan Ponte alle Grazie editore pp.352, €15

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