Presentato in streaming l’appuntamento veneziano che si terrà dal 23 maggio al 29 novembre
La Biennale di architettura 2020 all'insegna del vivere insieme contro la paura
SOM, “Moon Village Earth Rise,” Life Beyond Earth, 2020. Courtesy SOM | Slashcube GmbH
Samantha De Martin
27/02/2020
"In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali vivere generosamente insieme”.
Dagli Stati Uniti, impossibilitato a raggiungere Venezia per l’emergenza causata dal coronavirus, presentando oggi l’edizione 17 della sua Biennale d’Architettura, Hashim Sarkis, fa appello alla condivisione come rimedio all’individualismo e alle crisi del pianeta. Ma anche all’esigenza di un nuovo “contratto spaziale” che incoraggi il suo vero custode, l’architetto, a coinvolgere nella propria ricerca altre figure professionali e gruppi di lavoro. Artisti, costruttori, artigiani, dunque, ma anche politici, giornalisti, sociologi, cittadini comuni.
La Mostra Internazionale di Architettura che aprirà ufficialmente i battenti il prossimo 23 maggio - e che durerà fino al 29 novembre - si presenta oggi alla stampa rigorosamente in streaming.
“Questa mostra - precisa il curatore Hashim Sarkis - vuole affermare l’idea che è proprio in virtù della sua specificità materiale, spaziale e culturale che l’architettura orienta i vari modi di vivere insieme”.
Con “How will we live together?”, l’interrogativo che dà il titolo all’edizione di quest’anno, Sarkis guarda ad Aristotele che “quando si pose questa domanda per definire la politica, propose il modello di città”. Oltre che ai nuovi problemi che il mondo pone all'architettura, l’edizione di quest’anno guarda soprattutto all'attivismo emergente di giovani architetti - chiamati a proporre alternative - e alle revisioni radicali concepite dalla pratica dell’architettura per affrontare queste sfide.
La Mostra - che si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini, l’Arsenale e Forte Marghera - accoglierà 114 partecipanti in concorso provenienti da 46 Paesi, con una rappresentanza crescente da Africa, America Latina e Asia. Oltre ai partecipanti invitati, la Biennale Architettura 2020 comprende Stations + Cohabitats, ricerche fuori concorso sui temi della Mostra, sviluppate da ricercatori di università di tutto il mondo.
Saranno 63 le partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Tre i Paesi presenti per la prima volta in Laguna: Grenada, Iraq e Uzbekistan.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Direzione Generale Creatività contemporanea, sarà a cura di Alessandro Melis.
Non mancherà il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi) presentato dalla Biennale di Venezia e dal Victoria and Albert Museum, per il quinto anno consecutivo, dal titolo British Mosques. In collaborazione con l’architetto Shahed Saleem, il padiglione guarderà al mondo fai da te, e spesso non documentato, delle moschee adattate a quest'uso. La moschea di Brick Lane - una cappella protestante divenuta sinagoga - la moschea di Old Kent Road - installata in un vecchio pub - e la moschea di Harrow Central - uno spazio appositamente costruito situato di fianco alla casa a schiera che precedentemente la ospitava - saranno i tre casi di studio.
“Un tema costante in tutti questi anni è stato quello dei vantaggi sociali che possono derivare dalla presenza dell’Architettura - ha spiegato Paolo Baratta -. L’architettura ci aiuta a non sperperare risorse e a donarci qualche grado di felicità. La Mostra di Hashim Sarkis coglie, in uno sguardo ampio, problemi strutturali della società contemporanea. In un’epoca in cui può essere diffusa la sensazione di essere vittime dei cambiamenti e nella quale molti possono approfittare delle paure, dei timori, delle frustrazioni che ne derivano per sviluppare campagne ultra difensive, ci pare utile una Biennale che richiami a tutti che l’identità di una società o di una comunità sta nella qualità dei progetti che è capace di formulare per il suo futuro. La Mostra di Architettura è anche una “chiamata” al pubblico a farsi visitatore attento, testimone diretto”.
A integrare il programma della Mostra saranno i Weekends on Architecture, attraverso una serie di conferenze - tra ottobre e novembre 2020 - e incontri con architetti, studiosi e professionisti di tutto il mondo che cercheranno di rispondere alla domanda How will we live together? Tra i temi affrontati, le nuove sfide che il cambiamento climatico pone all'architettura e il ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane, ma anche le nuove tecniche di ricostruzione, le forme mutevoli dell’edilizia collettiva in tutto il mondo, l'educazione dell'architetto.
Leggi anche:
• Si sposta ad agosto la Biennale di Architettura
• La Biennale di Architettura 2018 alla ricerca del freespace
Dagli Stati Uniti, impossibilitato a raggiungere Venezia per l’emergenza causata dal coronavirus, presentando oggi l’edizione 17 della sua Biennale d’Architettura, Hashim Sarkis, fa appello alla condivisione come rimedio all’individualismo e alle crisi del pianeta. Ma anche all’esigenza di un nuovo “contratto spaziale” che incoraggi il suo vero custode, l’architetto, a coinvolgere nella propria ricerca altre figure professionali e gruppi di lavoro. Artisti, costruttori, artigiani, dunque, ma anche politici, giornalisti, sociologi, cittadini comuni.
La Mostra Internazionale di Architettura che aprirà ufficialmente i battenti il prossimo 23 maggio - e che durerà fino al 29 novembre - si presenta oggi alla stampa rigorosamente in streaming.
“Questa mostra - precisa il curatore Hashim Sarkis - vuole affermare l’idea che è proprio in virtù della sua specificità materiale, spaziale e culturale che l’architettura orienta i vari modi di vivere insieme”.
Con “How will we live together?”, l’interrogativo che dà il titolo all’edizione di quest’anno, Sarkis guarda ad Aristotele che “quando si pose questa domanda per definire la politica, propose il modello di città”. Oltre che ai nuovi problemi che il mondo pone all'architettura, l’edizione di quest’anno guarda soprattutto all'attivismo emergente di giovani architetti - chiamati a proporre alternative - e alle revisioni radicali concepite dalla pratica dell’architettura per affrontare queste sfide.
La Mostra - che si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini, l’Arsenale e Forte Marghera - accoglierà 114 partecipanti in concorso provenienti da 46 Paesi, con una rappresentanza crescente da Africa, America Latina e Asia. Oltre ai partecipanti invitati, la Biennale Architettura 2020 comprende Stations + Cohabitats, ricerche fuori concorso sui temi della Mostra, sviluppate da ricercatori di università di tutto il mondo.
Saranno 63 le partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Tre i Paesi presenti per la prima volta in Laguna: Grenada, Iraq e Uzbekistan.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Direzione Generale Creatività contemporanea, sarà a cura di Alessandro Melis.
Non mancherà il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi) presentato dalla Biennale di Venezia e dal Victoria and Albert Museum, per il quinto anno consecutivo, dal titolo British Mosques. In collaborazione con l’architetto Shahed Saleem, il padiglione guarderà al mondo fai da te, e spesso non documentato, delle moschee adattate a quest'uso. La moschea di Brick Lane - una cappella protestante divenuta sinagoga - la moschea di Old Kent Road - installata in un vecchio pub - e la moschea di Harrow Central - uno spazio appositamente costruito situato di fianco alla casa a schiera che precedentemente la ospitava - saranno i tre casi di studio.
“Un tema costante in tutti questi anni è stato quello dei vantaggi sociali che possono derivare dalla presenza dell’Architettura - ha spiegato Paolo Baratta -. L’architettura ci aiuta a non sperperare risorse e a donarci qualche grado di felicità. La Mostra di Hashim Sarkis coglie, in uno sguardo ampio, problemi strutturali della società contemporanea. In un’epoca in cui può essere diffusa la sensazione di essere vittime dei cambiamenti e nella quale molti possono approfittare delle paure, dei timori, delle frustrazioni che ne derivano per sviluppare campagne ultra difensive, ci pare utile una Biennale che richiami a tutti che l’identità di una società o di una comunità sta nella qualità dei progetti che è capace di formulare per il suo futuro. La Mostra di Architettura è anche una “chiamata” al pubblico a farsi visitatore attento, testimone diretto”.
A integrare il programma della Mostra saranno i Weekends on Architecture, attraverso una serie di conferenze - tra ottobre e novembre 2020 - e incontri con architetti, studiosi e professionisti di tutto il mondo che cercheranno di rispondere alla domanda How will we live together? Tra i temi affrontati, le nuove sfide che il cambiamento climatico pone all'architettura e il ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane, ma anche le nuove tecniche di ricostruzione, le forme mutevoli dell’edilizia collettiva in tutto il mondo, l'educazione dell'architetto.
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