La camera delle meraviglie

Wunderkammer
 

01/02/2002

Nel Cinquecento si andò affermando un tipo di collezione enciclopedica, un vero “teatro del mondo”, che doveva riflettere in forma microcosmica il macrocosmo. Nacquero in tal modo le cosiddette “wunderkammer” o “camere delle meraviglie”, nelle quali venivano esposti, senza un ordine ben preciso, reperti provenienti dai tre regni della natura (naturalia), manufatti di ogni tipo e provenienza (artificialia o mirabilia) e oggetti strani o curiosi (curiosa), con l'intento di ricreare e ridurre in un sol luogo la complessità del mondo naturale. La scelta di esporre centinaia di reperti all'interno di un’unica stanza esigeva un tipo di arredo che consentisse il maggiore risparmio di spazio; pertanto, scaffali, armadi e stipetti con cassettini finivano per rivestire interamente le pareti, mentre il soffitto veniva utilizzato per appendervi ossa, animali essiccati, grandi conchiglie… In occasione della mostra “Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto” Arte.it ha incontrato Vincenzo Abbate, direttore della Galleria Regionale delle Sicilia di Palazzo Abatellis e curatore dell'evento. Abbate spiega innanzitutto cosa sia una "wunderkammer", che in tedesco significa “stanza delle meraviglie” e da cosa nasce. "Si tratta di raccolte, frutto di un collezionismo particolare, svolto dalle classi dominanti, che unirono espositivamente arte-scienza e natura, i due poli del sapere antico, rileggendoli attraverso il pensiero rinascimentale. Fu proprio lo studiolo rinascimentale, come naturale evoluzione delle raccolte di tesori medievali, a costituire il nucleo della wunderkammer. Qui trovarono collocazione naturalia - elementi particolari caratterizzati da forme antropomorfe, strani pesci, rami di corallo che ricordavano preziose frasche di un albero - e i mirabilia o artificialia, che sono prodotti della natura manipolati e artisticamente definiti dall’artefice. La società di fine Cinquecento e del Seicento cerca di mettere mano su tutto il sapere umano e di accedere al mito dell’enciclopedismo. Le armi e le lettere costituiscono i due campi nei quali l’aristocrazia si mette alla prova per raggiungere la gloria. Questo fenomeno appare ben chiaro nelle classi dirigenti siciliane. Molti rampolli della migliore nobiltà, infatti, sono poeti, si occupano di astrologia, matematica e scienze. Il collezionismo nasce appunto da questi interessi. Studiando l’astrologia si collezionano mappamondi, sfere armillari; occupandosi di scienza vengono raccolti strani animali imbalsamati, importati da terre lontane, testimonianza altresì del ruolo centrale che la Sicilia aveva in Europa e nel resto del Mediterraneo. Esiste poi la categoria di oggetti che servono esclusivamente a suscitare meraviglia e stupore, che rendono evidente lo stato sociale dei proprietari. Pensiamo ad elementi in corallo e rame dorato, a noci di cocco tempestate di pietre preziose e di pietre dure. La loro valenza culturale si intreccia con la funzione concreta di documentare la ricchezza e il potere dei principi, il loro straordinario elevarsi sulla massa informe del popolo. Per questo devono suscitare stupore. E per questo si ricorre anche all’ostentazione di oggetti di preziosa inutilità e stranezza."

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