LA CAMERA OSCURA DI VERMEER
Vermeer
20/04/2001
Per più di un centinaio di anni è stata opinione di molti critici e storici dell’arte, che Vermeer utilizzasse la camera oscura come mezzo per riprodurre la realtà che poi dipingeva sulla tela. Questo strumento, ‘predecessore’ della moderna macchina fotografica, consisteva in una serie di lenti posizionate in una specie di scatola attraverso la quale l’immagine poteva essere proiettata su di uno schermo; in questo modo l’immagine veniva accuratamente studiata così da essere riprodotta nei più piccoli dettagli. Sebbene non vi siano delle prove sicure che questa tecnica fosse stata adottata da Vermeer, molte opere dell’artista hanno certamente uno stile ‘fotografico’; egli riproduce degli oggetti reali con estrema precisione. In questi giorni il Professor Philip Steadman, accademico di fama internazionale, ha gettato una nuova luce su questa vecchia teoria, operando un’analisi accurata di 12 opere di Vermeer, ognuna delle quali sembra mostrare apparentemente la stessa realtà.
‘La lezione di musica’ e ‘Il Concerto’ sono due opere che rappresentano da diverse angolazioni la stessa stanza. Nella ‘Lezione di musica’, Vermeer dipinge un muro bianco frontale, la luce entra dalla finestra sulla sinistra, e il pavimento è ricoperto da piastrelle poste diagonalmente. Il soffitto, laddove visibile, è composto da piccole travi. Un’altra prospettiva mostra un primo piano delle spalle della ragazza, mentre nella precedente, accanto a lei era raffigurato un personaggio maschile. Un’altra immagine ancora mostra delle parti della stanza, la prospettiva frontale, permette di rappresentare la ragazza come apparirebbe se Vermeer si fosse trovato di fronte a lei, cioè nello specchio, cosa chiaramente impossibile; l’illusione è data dal fatto di aver utilizzato una camera oscura. Nel ‘ Concerto’ uno specchio riflette degli oggetti visibili nella ‘Lezione di musica’ e dei particolari riconoscibili - come i quadri e gli strumenti musicali. Attraverso la tecnica della prospettiva è possibile ricostruire con grande precisione la geometria della stanza e facendo riferimento agli oggetti si può facilmente misurare anche la scala utilizzata da Vermeer: tutte le dimensioni delle varie ricostruzioni sono compatibili fra loro. Il Professor Steadman, nei suoi ripetuti e dettagliati esperimenti, ha utilizzato una macchina simile a quella che deve aver usato Vermeer e dopo aver effettuato alcune prove da diverse angolazioni, ha convalidato dunque la sua teoria.
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