Un'icona universale alle Gallerie dell'Accademia di Venezia

La figura umana al centro dell'universo: l'Uomo Vitruviano di Leonardo

Leonardo da Vinci, Le proporzioni del corpo umano (Uomo vitruviano), 1492 circa, Venezia, Gallerie dell'Accademia | Foto: www.lucnix.be
 

Samantha De Martin

18/05/2020

Solo una mente geniale come quella di Leonardo poteva riuscire a racchiudere, nella fragile consistenza della carta, la perfetta sintesi grafica della centralità dell’uomo nell’universo attraverso lo straordinario studio delle proporzioni umane.
In un concerto in cui le regole matematiche tessono un’armonia che sconfina nella musica attraverso la resa della duplice postura della figura umana, che accentua l’andamento cinetico dell’immagine, il Maestro innesca un gioco di mutazione e di movimento perpetuo. Questo, unito al concetto umanistico dell’uomo specchio dell’universo, fa dell’Uomo Vitruviano un simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, dell’uomo e di Dio, espressione del microcosmo e del cosmo intero a misura d’uomo.

In questo foglio di carta bianca con leggere tonalità di giallo fulvo, inciso con punta metallica, penna e inchiostro con tocchi di acquerello, oggi custodito in un ambiente protetto dalla luce ed esposto rarissime volte alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, è racchiuso un valore universale che, in quanto tale, contiene un’incancellabile aspirazione al futuro che rende l’Uomo di Leonardo un’immagine sempre incredibilmente attuale.
Il contorno della figura è tracciato da una linea decisa, mentre i muscoli sono disegnati con un tratto più sottile e un leggero tratteggio regolare obliquo sul torace. Le ciocche dei capelli presentano, verso il volto, un chiaroscuro, mentre muscoli e articolazioni sono segnati con linea continua.


Leonardo da Vinci, Uomo vitruviano, 1492 circa, Venezia, Gallerie dell'Accademia | Foto: www.lucnix.be

Chi è l’uomo rappresentato da Leonardo?

Il Maestro inscrive il corpo di un uomo di età intermedia, nudo, all’interno di un cerchio e ancora in un quadrato, a prima vista concentrici. Il volto, dall’espressione concentrata, imperturbabile, fissa l’osservatore agganciandolo con uno sguardo introspettivo e penetrante. La figura invita l’occhio a posarsi sulle linee che disegnano il corpo, fedele ai grandi esempi della statuaria classica, ma con quattro braccia e quattro gambe rappresentate in due posizioni sovrapposte.

Osservando nel dettaglio l’Uomo di Leonardo non sfugge la posizione del piede sinistro, ruotato di profilo, attraverso un movimento innaturale, come se il suo autore volesse volutamente attirare l’attenzione di chi guarda. Si tratta dell’unità di misura che ogni artista dovrà riportare lungo tutta l’altezza del corpo, come lo stesso Leonardo scrive nel foglio: “piè fia la sectima parte dell’omo”.
Il Maestro suddivide l’altezza dell’uomo in sette parti, e non in sei come avevano fatto Vitruvio e Alberti. Il piede svolge una funzione puramente concettuale. Non misura più 30 centimetri come in Alberti, ma 26.

Questo straordinario studio delle proporzioni umane, realizzato per dimostrare il perfetto equilibrio matematico delle forme, trasmette a chi lo osserva un senso di rigore.

Cosa rappresentano le due figure geometriche?
Leonardo vuole dimostrarci come l’uomo sia soggetto alle stesse regole e misure che guidano l’universo, in un rapporto proporzionato tra le parti di un insieme e il loro intero.
Attorno alla figura ruotano diversi significati, così come sono molteplici le possibilità di lettura sottesi nella raffigurazione.
Fin dal Medioevo, ad esempio, il cerchio e il quadrato costituivano la rappresentazione simbolica rispettivamente del cielo e della terra, mentre e la presenza di una figura umana al loro interno, potrebbe alludere a un’illustrazione esplicita delle corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo. Il centro del cerchio coincide con l’ombelico dell'uomo - che rimanda all’origine spirituale dell’esere umano - mentre quello del quadrato ricade all’altezza dei genitali che assurgono all’origine fisica della figura.

Alla base dell’Uomo Vitruviano c’è l’interpretazione filosofica che determina l’immagine dell’uomo specchio dell’universo. D’altronde la Firenze nella quale Leonardo trascorre i suoi primi 30 anni di vita celebra quell’umanesimo che ha come fulcro la centralità dell’uomo e la sua dignità. Ed è nell’esaltazione della riconquistata coscienza del valore dell’uomo - che diventa con Marsilio Ficino “centro dell’universo”, e “misura di tutte le cose”, secondo l’antica affermazione di Protagora - che nasce in Leonardo l’idea dell’uomo modello del mondo.


Attribuito a Cristoforo de Predis (1440 - 1486), Descrizione dei 4 elementi e dei nove cieli dell'universo secondo il trattato astrologico "De Sphaera", 1470 circa, Miniatura su pergamena, 24.5 x 16.4 cm, Biblioteca Estense Universitaria di Modena

Cosa è possibile vedere nel foglio, oltre al disegno?
Nella parte superiore e in quella inferiore della pagina, il disegno è accompagnato da due testi esplicativi ispirati a un passo di Vitruvio. Il testo, aggiunto dal Maestro in un secondo momento sulla parte superiore del foglio, segue la forma della circonferenza, mentre si contrappone - nella sua disposizione disordinata, nelle spaziature e nelle colonne - alle righe poste dall’artista nella parte inferiore del foglio, ordinatissime.

“Vetruvio, architecto mecte nella sua opera d’architectura chelle misure dell’omo sono dalla natura disstribuite in quessto modo” scrive Leonardo nel testo posto nella parte superiore del disegno, svelando una delle fonti antiche delle sue riflessioni sulle misurazioni antropometriche del corpo umano. Tuttavia le misure e le proporzioni utilizzate, non riflettono il testo vitruviano, che pure viene citato. A lungo si è creduto che l’opera di Leonardo fosse una semplice applicazione delle teorie dell’architetto romano Vitruvio che, nel suo trattato De architectura, immaginava gli edifici come una trasposizione delle corrispondenze esistenti tra le parti di un corpo di struttura perfetta. Ma come hanno anche dimostrato studi recenti, il disegno attesta la riflessione di Leonardo anche sul De statua di Leon Battista Alberti e sul pensiero di Euclide, contenuto in particolare negli Elementa.
Probabilmente il Maestro non conosceva in modo approfondito il trattato di Vitruvio, disponibile a quel tempo solo in latino, lingua che lui, che si definiva per questo “omo sanza littere” non comprendeva.
Da Vitruvio Leonardo attinge l’iscrizione dell’uomo nelle figure geometriche del quadrato - la terra - e del cerchio - il cielo - mentre da Alberti recupera le misure del corpo umano e le loro proporzioni interne. Eppure il Maestro reinterpreta Alberti secondo Vitruvio, disegnando l’uomo con le braccia aperte a croce e non distese lungo il corpo come fa l'architetto genovese, trasformando così il sistema metrico delle tabelle albertiane in un’immagine di penetrante bellezza.


Leon Battista Alberti, Opuscoli morali, Tradotti e in parte corretti da Cosimo Bartoli, Venezia, F. de Franceschi, 1568

Com’è arrivato il foglio alle Gallerie dell’Accademia?
Rimasta a Milano tra i disegni del Maestro passati all’allievo Francesco Melzi, ed entrata nel 1770 nella Collezione del cardinale Cesare Monti, l’opera fu donata dagli eredi del cardinale a Venanzio De Pagave, segretario governativo a Milano ai tempi di Maria Teresa d’Austria. Nel 1807 il collezionista milanese Giuseppe Bossi, grande ammiratore di Leonardo, era riuscito ad acquistare alcuni disegni del Maestro di proprietà della famiglia De Pagave. Messo all’asta dopo la sua morte, viene acquistato nel 1822 dall’Imperatore Francesco I e destinato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia dove il disegno è conservato dal 1822, nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

Inspiegabilmente ignorato dalla schiera di allievi, seguaci, copisti dell’artista, nascosto e dimenticato, il disegno scomparve dalla scena artistica per oltre quattro secoli. La sua riscoperta moderna avvenne grazie allo studioso tedesco Rudolf Wittkower che lo elesse a emblema del Rinascimento.

Il foglio delle Gallerie si inserisce in un gruppo di studi dedicati alle proporzioni dell’uomo, di cui si conservano importanti esempi, oltre che nella collezione veneziana, anche a Torino e nella Raccolta Reale di Windsor.

Quando fu realizzato il disegno da Leonardo?
L’opera risale agli anni del soggiorno milanese di Leonardo e sarebbe stata realizzata a giugno del 1490. L’artista aveva conosciuto l'architetto Francesco di Giorgio Martini, che lo aveva avvicinato al suo trattato di architettura, mettendolo anche a conoscenza del trattato latino di Vitruvio, del quale aveva iniziato la traduzione.
La destinazione dell’Uomo Vitruviano, invece, resta ancora avvolta nel mistero.

Perché l’opera non è esposta al pubblico?
Purtroppo non è possibile ammirare l’Uomo Vitruviano in modo permanente. Ragioni di tutela impongono di conservare il disegno in un ambiente protetto dalla luce e con un costante controllo dei valori microclimatici.
L’opera è stata esposta dal 17 aprile al 14 luglio 2019 in occasione della mostra Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo, per celebrare i cinquecento anni dalla morte del genio.


René Burri, Le Corbusier and his "Modulor" in his office, 35 rue de Sèvres, Paris, France, 1959

Da Le Corbusier a Robert Mapplethorpe: la fortuna dell’Uomo Vitruviano
Leonardo non fu il primo a tentare di tradurre graficamente il passo vitruviano relativo alle proporzioni del corpo umano. In molti, quasi sempre in relazione alle varie traduzioni del De Architectura, cercarono di proporre schemi simili. Sin dal Medioevo l’attenzione per il corpo umano si sofferma sul rapporto tra la struttura del corpo e quella dell’universo.

Un affresco del X secolo proveniente dalla Chiesa di San Quirce de Pedret, ritrae l’Orante, un uomo con una grande testa, a braccia aperte, inserito in un cerchio. Da Antonio da Sangallo il Giovane al Modulor di Le Corbusier - una scala di proporzioni inventata dal famoso architetto svizzero-francese come linea guida di un'architettura a misura d'uomo - ogni secolo ha lasciato nell’arte la sua interpretazione dell’Uomo Vitruviano .

Quello che è certo è che il capolavoro del pittore di Vinci resta un’icona, al pari della Gioconda, suscitando un immenso fascino sugli artisti di tutte le epoche, da William Blake a Robert Mapplethorpe, da Jan Fabre, a Michelangelo Pistoletto e Marina Abramovich, ispirando citazioni, installazioni, disegni, sculture, fotografie.
La moneta da 1 euro, invece, riporta nel recto proprio l’immagine dell’Uomo Vitruviano.


Robert Mapplethorpe, Thomas, 1987, Solomon R. Guggenheim Museum, New York Gift, The Robert Mapplethorpe Foundation, 1993



Leonardo da Vinci, Autoritratto, 1515 circa, sanguigna su carta, 21,6 x 33,5 cm, Torino, Biblioteca Reale. Courtesy Museo Reali Torino


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