L'Urlo di Munch a Parigi
La Fondation Louis Vuitton mira a entrare nella storia
L'Urlo, Edvard Munch
Ludovica Sanfelice
01/04/2015
Ha appena cinque mesi di vita e già 500mila visitatori all’attivo, ma il piatto forte viene servito con l’apertura di una mostra definita, a giusto titolo, storica.
Parliamo della Fondation Louis Vuitton di Parigi e la rassegna in questione è “Le chiavi di una passione” che raccoglie nella nuova cattedrale di Frank Gehry, all’ombra dei giardini del Bois de Boulogne, i frutti di accordi stretti con i più importanti poli espositivi del mondo. Una rete di relazioni così solide e persuasive da ottenere opere di assoluto prestigio che quasi mai vengono concesse in prestito. Valga da esempio su tutti la presenza dell’Urlo di Munch, privilegio negato nel 2011 persino al Beaubourg.
L’ambizione infondo è quella di riunire una collezione di capolavori che hanno determinato rivoluzioni nella storia dell’arte della prima metà del XX secolo, “chiavi di accesso” a sentimenti capaci di smuovere montagne come L’homme qui marche di Giacometti, o le ninfee di Monet, o La danza di Matisse che insieme a dipinti di Rothko, sculture di Picasso, quadri di Picabia e Lèger ammalieranno il pubblico del giovane museo-prodigio che in breve tempo ha sbaragliato la scena culturale parigina.
Per approfondimenti:
Nasce a Parigi la Fondation Louis Vuitton
L'Urlo di Munch: il colpo grosso della Fondation Louis Vuitton
Parliamo della Fondation Louis Vuitton di Parigi e la rassegna in questione è “Le chiavi di una passione” che raccoglie nella nuova cattedrale di Frank Gehry, all’ombra dei giardini del Bois de Boulogne, i frutti di accordi stretti con i più importanti poli espositivi del mondo. Una rete di relazioni così solide e persuasive da ottenere opere di assoluto prestigio che quasi mai vengono concesse in prestito. Valga da esempio su tutti la presenza dell’Urlo di Munch, privilegio negato nel 2011 persino al Beaubourg.
L’ambizione infondo è quella di riunire una collezione di capolavori che hanno determinato rivoluzioni nella storia dell’arte della prima metà del XX secolo, “chiavi di accesso” a sentimenti capaci di smuovere montagne come L’homme qui marche di Giacometti, o le ninfee di Monet, o La danza di Matisse che insieme a dipinti di Rothko, sculture di Picasso, quadri di Picabia e Lèger ammalieranno il pubblico del giovane museo-prodigio che in breve tempo ha sbaragliato la scena culturale parigina.
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