La mostra secondo Luce Monachesi
Courtesy of ©Museo Ludwig, Museo Russo di San Pietroburgo |
Ludwig
25/02/2004
A più di un mese dalla tragedia delle Torri Gemelle si apre a Roma, nel Caveau del Museo del Corso la mostra “La gloria di New York” a cura di Luce Monachesi. L’esposizione, aperta fino al 6 gennaio 2002, presenta i capolavori dell’arte americana degli ultimi 50 anni della Collezione Ludwig.
In occasione della mostra Arte.it incontra Luce Monachesi, figlia dell’artista Sante Monachesi, da molti anni a capo della Galleria "Il Cortile" nel centro di Roma.
Com’è nata l’idea della mostra?
L.M. "L’idea della mostra è dovuta a un invito formale da parte del Museo del Corso di organizzare una manifestazione proprio per il Caveau. L’idea quindi comincia dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Roma con il presidente Emmanuele e Carlo Odescalchi. Mirtilla Rolandi Ricci e io ci siamo occupate di questa mostra per il Museo del Corso come curatrici.
Da molti anni mi occupo della mia piccola galleria, che non è mai stata una galleria mercantile ma piuttosto un vivaio di giovani artisti, di promozione, dove ho fatto un piccolo museo. Al momento di dover realizzare una mostra al di fuori di questa, ho preferito scegliere qualcosa di diverso e mi sono domandata quale fosse stato il periodo che non avevo mai esposto come gallerista: ho pensato subito alla Pop Art americana perché non me ne ero mai occupata, avendola più che altro vissuta. Ho potuto unire un racconto storico ma anche personale, quello della mia giovinezza."
La collezione Ludwig perché?
L.M. "Ho avuto la possibilità di visitare l’anno scorso S. Pietroburgo e lì ho avuto alcuni contatti con il Museo di Stato. Tra l’altro parlo anche un po’ il russo. Lì ho potuto vedere la collezione Ludwig che ha molte opere insolite, e per l’Italia inedite, mai viste, che ora sono in mostra e spero che piacciano."
E’ cambiato il significato della mostra in seguito ai fatti dell’11 settembre?
L.M. "La mostra ha come titolo “Gloria di New York” perché così era stato pensato all’inizio, naturalmente in tempi antecedenti agli eventi dell’11 settembre: rappresentava il meglio dell’arte occidentale negli ultimi 50 anni. Il titolo è rimasto così anche dopo, a voler essere quasi un messaggio di pace. Era un titolo bello che sembrava fatto apposta. L’arte è un messaggio di pace e oggi questa mostra assume anche il significato di un trionfo per la pace, non di superiorità tra Oriente e Occidente.
Il significato è certamente cambiato e ognuno lo legga come vuole; per me vuol dire che l’arte supera tutto, va al di là."
Ci sono state difficoltà pratiche in seguito ai fatti dell’11 settembre?
L.M. "No. Certo, l'esposizione è stata inaugurata più tardi per permettere a noi e anche al pubblico di avere il tempo di vedere la mostra in maniera più oggettiva in seguito a quanto accaduto. Eravamo tutti ancora troppo disorientati. Era una questione di rispetto e anche un modo per riflettere sulla necessità sempre più incombente di serenità e fantasia creativa."
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