La scultura liberty

Il Liberty in Italia
 

12/06/2001

Negli anni tra il 1890 e il 1915 la scultura italiana, analogamente alle altre forme artistiche, si trovò ad affrontare una esigenza di rinnovamento. L’avvicinamento ad un linguaggio più internazionale significò uno sguardo ai modi impressionisti e una aderenza ai motivi spiritualisti, portatori in Europa di idee nuove di trasformazione e rinascita del gusto. Queste nuove istanze si manifestarono attraverso forme originali, quelle del liberty. Ne daremo pochi esempi di grande qualità ricordando come la grande influenza della cultura classica e il cambiamento politico portarono la maggioranza degli artisti a frenare, quasi subito, una naturale aspirazione all’astrattismo. Uno dei linguaggi più alti e pertinenti alla scultura liberty fu quello di Leonardo Bistolfi. Nasce nel 1859 a Casal Monferrato e, dopo un corso a Brera, si stabilisce a Torino per seguire i corsi del maestro lombardo Odoardo Tabacchi. Bistolfi muove dall’ambiente simbolista degli ultimi anni del secolo, ambiente molto vivace a Torino dove letterati, critici, artisti si avvicinavano alle idee più avanzate e iniziavano a proporre una comunione fra le varie arti e una possibile integrazione tra arte e vita. Bistolfi nell’intento di abbandonare i dettami veristici si serve della scapigliatura lombarda, modello di ribellione e audacia per arrivare precocemente ad un linguaggio personale e nuovo, per l’ambiente italiano. Le sue prime opere hanno un taglio ancora veristico se pure aspirano ad una più profonda spiritualità, visibile in Amanti (1884), Vespero 1885, Contadini al sole (1887) dove è già presente una vena sentimentale che si percepisce nella profonda tensione interiore della linea forte e continua che anima il decorativismo di fondo. Queste caratteristiche determineranno la sua fortuna presso quella borghesia in ascesa che voleva darsi una immagine moderna e che gli affidò la sua celebrazione nei monumenti funerari. In essi Bistolfi apre la via ad un liberty originale e di grande qualità, visibile in alcuni tra gli esempi più alti della scultura contemporanea come si può vedere nell’altorilievo della Spose della morte della Cappella Vochieri di Frascarolo Lomellina (1895), nella Bellezza della morte, per la tomba dell’ing. Grandis a Madonna di Campagna (1898). La maniera rapida, a tocchi leggeri, la linea grafica sensibilissima e continua, la maestria nel piegare il marmo ad effetti di luci ed ombre, la dissolvenza della corposità nell’ambiente circostante animano le strutture dei monumenti funerari o gli altorilievi dalle potenti cornici. Negli anni a cavallo del secolo Bistolfi ha un ruolo centrale nelle battaglie per l’affermazione della nuova arte: fu infatti fondatore della rivista “Arte decorativa moderna” nel 1902 insieme a Calandra, Ceragioli, Reycend e Thovez che esprime un programma che risente delle istanze moderniste d’oltralpe. Nell’affermare l’importanza dell’arte nella vita sociale, i cinque fondatori della rivista prepararono la strada all’Esposizione torinese del 1902. I fermenti nuovi che avevano portato ad un linguaggio originale con accenti prettamente italiani saranno abbandonati da Bistolfi per una certa insofferenza nei riguardi della linea troppo grafica ed estenuata verso una monumentalità più solenne e plastica.

 
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