Intervista a Cosetta Lagani di Sky
Le emozioni di Caravaggio sul grande schermo
Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi |
Michelangelo Merisi, detto Il Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro 1596-1597 circa. Olio su tela cm 65,8 x 52,3 (senza cornice)
Redazione
13/02/2018
Mancano pochi giorni al debutto in sala di "Caravaggio – l’Anima e il Sangue", il nuovo film d’arte prodotto da SKY che sarà nelle sale distribuito da Nexo Digital il 19, 20 e 21 febbraio prossimi. Negli intendimenti dei produttori “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” fa parte di un nuovo modo di intendere le produzioni d’arte cinematografica a cavallo tra il cinema e il documentario che porta ora il nome di Cinema d’Arte SKY e racchiude titoli come “Musei Vaticani”, “Firenze e gli Uffizi” e “San Pietro e le Basiliche Papali di Roma” e più recentemente “Raffaello – il Principe delle Arti”. Grandi successi al cinema e in televisione in Italia e nel mondo. Lavori in equilibrio tra arte e documentazione, racconto ed emozione.
ARTE.it ha incontrato e intervistato Cosetta Lagani di SKY, direttore artistico del film su Caravaggio.
Ci anticipi qualcosa del nuovo film targato SKY, “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” che uscirà nelle sale cinematografiche il 19-20-21 Febbraio prossimo.
“Abbiamo sviluppato la storia e abbiamo costruito il personaggio attraverso una sorta di indagine che abbiamo condotto in particolare all’Archivio di Stato di Roma e avendo accesso a preziosissimi e numerosi documenti originali del ‘600, che ci hanno consentito di ricostruire le tracce e tratteggiare il personaggio Caravaggio, mettendo poi in scena i suoi stati d’animo. Sempre per tratteggiare il suo animo, ci siamo anche ispirati all’unica dichiarazione scritta di suo pugno in cui si dichiarava ‘contento e satisfatto dell’opera realizzata’. Parlava della Madonna dei Palafrenieri che fu invece rifiutata due giorni dopo essere stata apposta nel luogo per cui era stata commissionata”
E da un punto di vista tecnologico ?
“Il film è girato in 8K e in formato Cinemascope, due scelte che permettono una esperienza davvero immersiva. Le tecniche di CGI applicate (Computer Generated Imagery) consentono di ottenere giochi di luce e ombra sulle opere, rendendo una sensazione quasi tattile, confondendo la realtà con la tela”
Quale rapporto avete con il pubblico dei vostri film?
“Puntiamo a mantenere la promessa. Promessa di un brand e di un genere. Quando lanciamo un nuovo film d’arte, il pubblico si ricorda dei titoli precedenti. Abbiamo inventato un nuovo genere: film d’arte, dialogo tra arte e cinema. Questo tipo di approccio rappresenta un’evoluzione degli schemi tradizionali. Il pubblico amante dell’arte ritrova nei nostri film autorevolezza e completezza dei contenuti. Ha la possibilità di vedere luoghi e opere da punti di ripresa diversi. Ad esempio nel film su “Caravaggio” abbiamo seguito un trattamento adatto alle sue opere enfatizzando i giochi di luce e di ombre creando una percezione quasi reale dell’opera: il chicco d’uva dell’opera di Caravaggio si confonde con quello di un cesto di frutta vero. Titolo dopo titolo però abbiamo cercato di trovare delle chiavi di lettura non necessariamente rivolte solo agli amanti dell’arte”.
Quindi volete andare oltre al pubblico degli Art Lovers …
“Nel caso di “Caravaggio” abbiamo coinvolto Manuel Agnelli per interpretare la voce interiore dell’io caravaggesco. E’ una sorta di alter ego per le sue scelte artistiche rivoluzionarie. E’ un personaggio coerente con l’immagine di Caravaggio che poi era in qualche modo una celebrità ai suoi tempi. Nel film invece abbiamo scelto di non mettere in scena l’uomo Caravaggio ma lo stato d’animo del pittore. E così come Caravaggio impiegava persone del popolo come modelli, noi abbiamo utilizzato persone vere e non attori. Persone che avevano dentro di se le emozioni e gli stati d’animo che volevamo rappresentare e che ce le hanno trasmesse in modo reale e senza filtri, come faceva Caravaggio con le sue tele. Sono momenti di video arte, elementi che aiutano ad entrare nell’animo dell’uomo Caravaggio, consentendoci anche di comprendere più a fondo la sua arte”
Il cinema d’arte sta diventando mainstream …
“Abbiamo raddoppiato il budget di produzione dei nostri film e abbiamo incrementato i titoli realizzati ogni anno, da uno a due film all’anno. Con due film all’anno siamo a posto. Ci vogliono tanti mesi di lavorazione per ogni singolo titolo: in alcuni casi quasi due anni. Sono prodotti che necessitano di un lungo studio ed una cura approfondita in tutti gli aspetti del film.”
Qual è la formula del vostro successo ?
“L’elemento tecnologico è un traino importante poi c’è la narrazione e l’immagine che dà una testimonianza storica sempreverde delle opere d’arte. Ad esempio “Musei Vaticani” è stato girato nel 2013 (sia in 3D che in 4K) e nel 2017 va ancora al cinema ed è ancora un prodotto di qualità 4K elevatissima. Il tipo di contenuto interesserà sempre, magari l’attrattiva sarà inferiore per il tipo di fruizione che usiamo oggi, tv e cinema, ma aumenterà per nuove tecnologie che dovessero emergere come la Virtual Reality”.
Dove nascono le idee dei film che producete?
“Cerchiamo storie che abbiano come protagonisti dei brand universali: i Musei Vaticani, gli Uffizi, Raffaello, Caravaggio, Michelangelo. E’ indispensabile per la diffusione che ci proponiamo di raggiungere. Dai luoghi contenitori dell’arte siamo passati alle biografie degli artisti, agli uomini e alle loro opere. E’ sicuramente più complesso, ci lavoriamo per parecchi mesi. Il momento creativo è lungo ed è affiancato sempre dalla presenza di un consulente scientifico. E’ necessario tempo per trovare la chiave di un racconto autorevole e credibile. Selezioniamo gli argomenti: scegliamo se procedere seguendo le chiavi di un racconto cronologico o meno, attingiamo a varie fonti alcune autorevoli e altre romanzate. Ci consultiamo costantemente nelle nostre scelte con lo storico dell’arte per non perdere la rotta dell’autorevolezza, da calibrare sempre con quella del racconto cinematografico e cercando di trovare il giusto equilibrio”
Le vostre storie parlano sempre di Italia.
“La missione di questi film è quella di portare il bello dell’Italia nel mondo nei cinema da protagonista assoluto. Questi film danno inoltre un’occasione unica di raccontare al cinema non solo i luoghi cartolina noti a tutti, ma anche di far scoprire luoghi magari meno noti ma altrettanto belli, come ad esempio per il racconto di “Raffaello” la città di Urbino. Nel prossimo film su “Michelangelo” la stessa cosa varrà per Carrara dove sono girate molte scene. Una scelta che è in sintonia con le linee guida dei MiBACT”
Leggi anche:
• Caravaggio - L'Anima e il Sangue - la nostra recensione
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ARTE.it ha incontrato e intervistato Cosetta Lagani di SKY, direttore artistico del film su Caravaggio.
Ci anticipi qualcosa del nuovo film targato SKY, “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” che uscirà nelle sale cinematografiche il 19-20-21 Febbraio prossimo.
“Abbiamo sviluppato la storia e abbiamo costruito il personaggio attraverso una sorta di indagine che abbiamo condotto in particolare all’Archivio di Stato di Roma e avendo accesso a preziosissimi e numerosi documenti originali del ‘600, che ci hanno consentito di ricostruire le tracce e tratteggiare il personaggio Caravaggio, mettendo poi in scena i suoi stati d’animo. Sempre per tratteggiare il suo animo, ci siamo anche ispirati all’unica dichiarazione scritta di suo pugno in cui si dichiarava ‘contento e satisfatto dell’opera realizzata’. Parlava della Madonna dei Palafrenieri che fu invece rifiutata due giorni dopo essere stata apposta nel luogo per cui era stata commissionata”
E da un punto di vista tecnologico ?
“Il film è girato in 8K e in formato Cinemascope, due scelte che permettono una esperienza davvero immersiva. Le tecniche di CGI applicate (Computer Generated Imagery) consentono di ottenere giochi di luce e ombra sulle opere, rendendo una sensazione quasi tattile, confondendo la realtà con la tela”
Quale rapporto avete con il pubblico dei vostri film?
“Puntiamo a mantenere la promessa. Promessa di un brand e di un genere. Quando lanciamo un nuovo film d’arte, il pubblico si ricorda dei titoli precedenti. Abbiamo inventato un nuovo genere: film d’arte, dialogo tra arte e cinema. Questo tipo di approccio rappresenta un’evoluzione degli schemi tradizionali. Il pubblico amante dell’arte ritrova nei nostri film autorevolezza e completezza dei contenuti. Ha la possibilità di vedere luoghi e opere da punti di ripresa diversi. Ad esempio nel film su “Caravaggio” abbiamo seguito un trattamento adatto alle sue opere enfatizzando i giochi di luce e di ombre creando una percezione quasi reale dell’opera: il chicco d’uva dell’opera di Caravaggio si confonde con quello di un cesto di frutta vero. Titolo dopo titolo però abbiamo cercato di trovare delle chiavi di lettura non necessariamente rivolte solo agli amanti dell’arte”.
Quindi volete andare oltre al pubblico degli Art Lovers …
“Nel caso di “Caravaggio” abbiamo coinvolto Manuel Agnelli per interpretare la voce interiore dell’io caravaggesco. E’ una sorta di alter ego per le sue scelte artistiche rivoluzionarie. E’ un personaggio coerente con l’immagine di Caravaggio che poi era in qualche modo una celebrità ai suoi tempi. Nel film invece abbiamo scelto di non mettere in scena l’uomo Caravaggio ma lo stato d’animo del pittore. E così come Caravaggio impiegava persone del popolo come modelli, noi abbiamo utilizzato persone vere e non attori. Persone che avevano dentro di se le emozioni e gli stati d’animo che volevamo rappresentare e che ce le hanno trasmesse in modo reale e senza filtri, come faceva Caravaggio con le sue tele. Sono momenti di video arte, elementi che aiutano ad entrare nell’animo dell’uomo Caravaggio, consentendoci anche di comprendere più a fondo la sua arte”
Il cinema d’arte sta diventando mainstream …
“Abbiamo raddoppiato il budget di produzione dei nostri film e abbiamo incrementato i titoli realizzati ogni anno, da uno a due film all’anno. Con due film all’anno siamo a posto. Ci vogliono tanti mesi di lavorazione per ogni singolo titolo: in alcuni casi quasi due anni. Sono prodotti che necessitano di un lungo studio ed una cura approfondita in tutti gli aspetti del film.”
Qual è la formula del vostro successo ?
“L’elemento tecnologico è un traino importante poi c’è la narrazione e l’immagine che dà una testimonianza storica sempreverde delle opere d’arte. Ad esempio “Musei Vaticani” è stato girato nel 2013 (sia in 3D che in 4K) e nel 2017 va ancora al cinema ed è ancora un prodotto di qualità 4K elevatissima. Il tipo di contenuto interesserà sempre, magari l’attrattiva sarà inferiore per il tipo di fruizione che usiamo oggi, tv e cinema, ma aumenterà per nuove tecnologie che dovessero emergere come la Virtual Reality”.
Dove nascono le idee dei film che producete?
“Cerchiamo storie che abbiano come protagonisti dei brand universali: i Musei Vaticani, gli Uffizi, Raffaello, Caravaggio, Michelangelo. E’ indispensabile per la diffusione che ci proponiamo di raggiungere. Dai luoghi contenitori dell’arte siamo passati alle biografie degli artisti, agli uomini e alle loro opere. E’ sicuramente più complesso, ci lavoriamo per parecchi mesi. Il momento creativo è lungo ed è affiancato sempre dalla presenza di un consulente scientifico. E’ necessario tempo per trovare la chiave di un racconto autorevole e credibile. Selezioniamo gli argomenti: scegliamo se procedere seguendo le chiavi di un racconto cronologico o meno, attingiamo a varie fonti alcune autorevoli e altre romanzate. Ci consultiamo costantemente nelle nostre scelte con lo storico dell’arte per non perdere la rotta dell’autorevolezza, da calibrare sempre con quella del racconto cinematografico e cercando di trovare il giusto equilibrio”
Le vostre storie parlano sempre di Italia.
“La missione di questi film è quella di portare il bello dell’Italia nel mondo nei cinema da protagonista assoluto. Questi film danno inoltre un’occasione unica di raccontare al cinema non solo i luoghi cartolina noti a tutti, ma anche di far scoprire luoghi magari meno noti ma altrettanto belli, come ad esempio per il racconto di “Raffaello” la città di Urbino. Nel prossimo film su “Michelangelo” la stessa cosa varrà per Carrara dove sono girate molte scene. Una scelta che è in sintonia con le linee guida dei MiBACT”
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