Lorenzo d’Alessandro da San Severino
Rinascimento a San Severino Marche
13/10/2001
La mostra in corso a San Severino Marche ("I pittori del Rinascimento a Sanseverino", aperta fino al 5 novembre) ha recuperato dall’oblio la figura di Lorenzo d’Alessandro, artista attivo nella seconda metà del XV secolo, del quale ricorre quest’anno il cinquecentenario della morte.
L’interesse degli storici dell’arte per l’opera del pittore è relativamente recente e risale agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, quando Federico Zeri, Pietro Zampetti e Antonio Paolucci, con contributi per lo più frammentari, hanno messo in luce il pregio della sua arte. Oggi grazie ai trentennali studi di Raoul Paciaroni (confluiti nel volume "Lorenzo d’Alessandro detto il Severinate. Memorie e documenti", Federico Motta Editore), all’analisi dell’opera si è affiancata quella della personalità e del contesto d’appartenenza. Il libro di Paciaroni, se affiancato al catalogo dell’esposizione, offre materiale sufficiente per ricostruire la figura di quello che Bernard Berenson nel 1913 definì “il miglior artista conosciuto nelle Marche dopo Gentile [da Fabriano]”.
I natali di Lorenzo d’Alessandro, contemporaneo di Pietro Perugino, del Pinturicchio, di Luca Signorelli, si datano al 1445. Il padre Alessandro di Francione, appartenente all’antichissima famiglia sanseverinate dei Tenta, era un benestante fabbro residente nel quartiere di Santa Maria che, quando il figlio raggiunse l’età adolescenziale, decise di introdurlo nella bottega di Bartolomeo di Antonio detto Frignisco, orafo, autore di un solo affresco nella chiesetta di Via Nuova a Sanseverino. Le doti del giovane Lorenzo nella pratica del disegno sarebbero andate probabilmente sprecate se in città non fosse arrivato nel 1468 il pittore folignate Niccolò Alunno, incaricato dal priore Stefano d’Antonio della realizzazione di un polittico per la Collegiata. Il polittico (oggi conservato nella Pinacoteca Civica “P.Tacchi Venturi”), di architettura piuttosto semplificata rispetto alle articolate macchine ideate in altre occasioni dal pittore, costituì il manuale di aggiornamento per Lorenzo che cominciava allora a dipingere autonomamente. L’anno successivo come aiutante del più anziano maestro si recò (unico suo viaggio di studio) nella marca fermana, venendo a contatto con l’arte di Carlo Crivelli, che operava in quei luoghi come depositario della tradizione tardogotica veneta. Intanto i soggetti delle sue tavole, Sacre Conversazioni o Madonne con il bambino dagli incarnati pallidi e dagli atteggiamenti devoti, conquistavano i committenti pubblici e privati della provincia, tanto da permettergli di accumulare i primi guadagni e di aprire bottega autonoma. Tra il 1475 e il 1485 Lorenzo si sposò due volte, abbandonò la residenza paterna per trasferirsi nel quartiere di San Lorenzo, acquistò un discreto numero di terreni dentro e fuori l’area sanseverinate. Raggiunta la maturità artistica, con un linguaggio capace di stemperare gli esasperati linearismi crivelleschi in favore di una più serena ed equilibrata resa formale, si diede pure all’attività politica, ricoprendo pubblici uffici. Fu così che nel 1493 e nel 1500 venne nominato priore di quartiere, incaricato dell’amministrazione della giustizia. Fu anche conoscitore di musica e suonatore di liuto, nonché amico di quel Ludovico Urbani, suo conterraneo pittore, al quale la mostra in corso a Sanseverino rende pure i meritati omaggi.
Il catalogo di Lorenzo d’Alessandro consta di una quarantina di opere tra tavole e affreschi. Solo quattro sono le tavole datate e firmate. Il lavoro degli storici dell’arte negli ultimi trent’anni ha stabilito autografia e cronologia delle altre. Certo è che numerose sono state le perdite: senza contare le distruzioni e i danneggiamenti degli edifici sacri causati da terremoti. Irrimediabili sono state le sparizioni causate dalle soppressioni delle corporazioni religiose in età napoleonica e post-unitaria. Ad esse si aggiungano i furti avvenuti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Oltre che nella Pinacoteca Civica di Sanseverino, è possibile apprezzare qualche bella creazione di Lorenzo in altri luoghi delle Marche.
Diamo qui di seguito tre indicazioni.
A Sarnano, nella chiesa di Santa Maria di Piazza Alta, è possibile ammirare il grande tabernacolo affrescato dal maestro nel 1483. Esso presenta al centro la Madonna in trono con il Bambino e angeli musicanti, ai lati, entro eleganti esedre, il Battista, San Martino, San Sebastiano e San Rocco e, in alto, entro gli spazi del timpano, il Cristo benedicente, la Vergine e l’arcangelo Gabriele. L’ideazione della nitida partitura architettonica all’interno del nicchione costituisce uno dei vertici raggiunti dall’intelligenza del pittore e uno degli apici del Rinascimento nelle Marche.
A Urbino (Galleria Nazionale delle Marche) è custodita la bella tavola del Battesimo di Cristo, opera della maturità. In essa emergono i contatti dell’artista con i pittori di area umbra e appenninica (nel paesaggio), l’adesione alla visione prospettica rinascimentale, l’eredità del mondo tardogotico (nel movimento dei panneggi accartocciati e in certi effetti cromatici propri dei Salimbeni), l’ascendente crivellesco (negli insistenti grafismi delle muscolature e dei volti).
A Serrapetrona, nella chiesa di San Francesco, brilla per accecante cromatismo la Madonna con Bambino e Santi, polittico realizzato da Lorenzo nel 1496. Inserite dentro un fastoso corredo ligneo, opera di Domenico Indivini, le tavole, dominate dal fondo oro e disposte su due livelli, denunciano il debito nei confronti di Crivelli e Alunno, nonché un addolcimento verso modi tardogotici.
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