Loreto, citta' crocevia
La cittadina di Loreto
25/02/2004
Secondo la tradizione cristiana, nel 1291 un coro d’angeli inviati dal cielo si occupò di trasferire la casa della Vergine Maria da Nazareth in Illiria e tre anni dopo sul versante opposto dell’Adriatico, a pochi chilometri dalla costa, a Loreto. La collina prescelta, compresa tra Recanati e il mare, era praticamente deserta e solo alla metà del XV secolo cominciò ad essere popolata da un nucleo di abitanti dediti ad attività economiche e sociali rivolte a soddisfare le esigenze dei pellegrini. Non c’era nulla intorno alle misere mura della supposta Santa Casa se non venditori di candele o di pane e schiere di uomini e donne devoti alla Madonna.
Fu il papa Paolo II, nel 1469, che decise di affidare il progetto per l’edificazione della basilica a Francesco di Giorgio Martini, noto architetto, attivo tra Roma, la Toscana e Urbino. I pontefici successivi, consapevoli della mole degli introiti provenienti dai pellegrinaggi al santuario, decisero di favorire lo sviluppo di un grande centro mariano. Leone X (1513-21) promulgò una bolla con la quale si concedevano ai visitatori di Loreto gli stessi benefici spirituali di quelli diretti a Roma e a Santiago di Compostela. Furono chiamati a lavorarvi i maggiori artisti del tempo. Nel corso del XVI secolo furono costruite mura di protezione e fu impedito a chiunque di stabilire dimora nella campagna circostante. Nel 1581, quando il francese Michel de Montagne passò di lì, ne ricavò l’impressione di un paese in tutto dipendente dalla presenza dei forestieri. Ecco cosa scrisse nel suo diario di viaggio: “E’ un villaggio chiuso da mura e fortificato contro le incursioni dei turchi, in posizione un poco elevata donde domina una bellissima piana […]. Non ci sono quasi altri abitanti che quelli necessari ai vari servizi di questo luogo di pellegrinaggio, come parecchi osti e molti mercanti, per esempio venditori di cera, di immagini, di rosari, di Agnus Dei, di Redentori e simili, con numerose belle botteghe riccamente fornite. Per mio conto vi lasciai quasi cinquanta buoni scudi”. In quegli stessi anni Sisto V favorì un memorabile sviluppo edilizio della zona. Per due secoli si susseguirono visite illustri, da Torquato Tasso a Cristina di Svezia, da Mozart a Goldoni. L’occupazione delle truppe francesi, il 13 febbraio del 1797, fu traumatica. Buona parte della ricca suppellettile religiosa conservata nel Tesoro del santuario fu depredata e molti oggetti finirono a Parigi con la firma del Trattato di Tolentino. L’anno successivo fu instaurato in città un governo repubblicano, fatto cadere il 14 agosto del 1799 da una rivolta dei contadini locali spalleggiata dalle autorità pontificie. L’epoca della Restaurazione segnò la rinascita di Loreto come centro di pellegrinaggio e di assistenza agli infermi (vocazione questa che ancor oggi ne motiva l’esistenza).
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