Medardo Rosso

 

08/09/2004

Erano venticinque anni che non si dedicava una grande retrospettiva a Medardo Rosso, l’artista che, nell’Italia di fine Ottocento, seppe innovare profondamente la scultura, divenendo un “caso” per i contemporanei a livello internazionale e suscitando tutt’oggi numerosi interrogativi interpretativi. Mai prima d’ora comunque erano state riunite insieme tante opere di Medardo, molte delle quali esposte per la prima volta in Italia, a ripercorrere l’intero iter creativo dell’artista: dalla sua prima scultura ­ El Looch del 1880 circa, che giunge dal Minneapolis Institute of Art nella versione originaria e fin’ora inedita - all’ultimo lavoro: quell’Ecce Puer del 1906, che pone anche la questione di un possibile avvicinamento del grande scultore al Simbolismo. L’eccezionale esposizione “Medardo Rosso. Le origini delle scultura moderna”, che si è tenuta in prima sede al Mart di Rovereto dal 28 maggio al 22 agosto 2004 ­ curata da Luciano Caramel, con la direzione progettuale di Gabriella Belli e Pier Giovanni Castagnoli ­ già nel titolo esplicita la forza dirompente e la spinta “rivoluzionaria” del grande artista: il “Cézanne” della scultura ­ si potrebbe dire - per la capacità che ebbe di forzare il linguaggio scultoreo, così come il pittore francese faceva con la prospettiva.

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