Michelangelo: cenni biografici
Affresco della cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti
18/04/2005
“Quello che fra i morti e vivi trascende e ricuopre tutti è il divino Michelangelo Buonarroti”: così scriveva di Michelangelo il contemporaneo ed amico Giorgio Vasari. Michelangelo operò per quasi un secolo, dal 1490 circa al 1564 interpretando, come nessun altro, l’anelito del Rinascimento verso la perfezione terrena, in opposizione alla realtà soprannaturale esaltata dal Medioevo, proprio nel momento in cui Copernico ribaltava la percezione dell’Universo, svelando la vera posizione della Terra nel sistema eliocentrico.
Michelangelo nacque il 6 marzo del 1475 a Caprese in Toscana e morì a Roma nel 1564. Perse la madre a soli sei anni, non si sposò e visse modestamente, curandosi del padre e dei fratelli. Il Periodo giovanile (1475-1494) lo vide a Firenze allievo della bottega del Ghirlandaio e presso Lorenzo il Magnifico, che gli permise di impadronirsi del mestiere, offrendogli accesso alla sua ricca collezione di opere classiche. Precoci manifestazioni del suo genio restano i rilievi della Battaglia dei Centauri e della Madonna della Scala, e la creazione, a soli 23 anni, della Pietà vaticana, capolavoro di “divina bellezza” (Vasari).
Negli anni della Repubblica fiorentina, fra il 1501 ed il 1505, Michelangelo produsse una serie di opere esemplari tra cui il Tondo Doni, il Tondo Pitti, il perduto cartone per la Battaglia di Cascina e il celebre David, collocato all’ingresso di Palazzo Vecchio, come simbolo della Seconda Repubblica e dell’ideale rinascimentale dell’uomo artefice del proprio destino.
Tra il 1505 e il 1513 si sviluppò il complesso rapporto con il papa Giulio II, che affidò a Michelangelo l’incarico della propria sepoltura monumentale (che avrebbe gravato sull’artista per un quarantennio). Ma il mandato più grande che investì il Buonarroti fu la titanica impresa della decorazione della volta della Cappella Sistina per la quale dipinse, da solo, più di 300 figure. Del secondo incarico per la tomba di Giulio II (alla morte di questi, nel 1513) restano il monumentale Mosè e i due Schiavi del Louvre.
La dedizione ai papi Medici segnò gli anni tra il 1513 e il 1534. A Firenze Michelangelo si dedicò alla basilica di San Lorenzo, ottenne il compito di erigere la Cappella Medicea e, nel 1524, gli fu assegnata la creazione della Biblioteca Laurenziana. Nel 1534 lasciò Firenze e accettò di affrescare per Clemente VII la parete d’altare della Sistina con il Giudizio Universale (1536-41), “il più grande e unitario di tutto il secolo”, in cui ritrasse l’avvenimento cosmico del Giudizio in un vorticoso turbinare di anime, al cui centro è Cristo.
Impegnarono i suoi ultimi vent’anni fondamentali incarichi architettonici tra cui, a Roma, la progettazione del nuovo assetto del Campidoglio e la nomina ad architetto capo di San Pietro, con la realizzazione del tamburo della cupola della basilica (su modifica della pianta del Bramante). Le sue ultime sculture, fra il 1547 e il 1555, furono dedicate al tema della Pietà: la Pietà da Palestrina, la Pietà del Duomo di Firenze, la Pietà Rondanini.
Michelangelo nacque il 6 marzo del 1475 a Caprese in Toscana e morì a Roma nel 1564. Perse la madre a soli sei anni, non si sposò e visse modestamente, curandosi del padre e dei fratelli. Il Periodo giovanile (1475-1494) lo vide a Firenze allievo della bottega del Ghirlandaio e presso Lorenzo il Magnifico, che gli permise di impadronirsi del mestiere, offrendogli accesso alla sua ricca collezione di opere classiche. Precoci manifestazioni del suo genio restano i rilievi della Battaglia dei Centauri e della Madonna della Scala, e la creazione, a soli 23 anni, della Pietà vaticana, capolavoro di “divina bellezza” (Vasari).
Negli anni della Repubblica fiorentina, fra il 1501 ed il 1505, Michelangelo produsse una serie di opere esemplari tra cui il Tondo Doni, il Tondo Pitti, il perduto cartone per la Battaglia di Cascina e il celebre David, collocato all’ingresso di Palazzo Vecchio, come simbolo della Seconda Repubblica e dell’ideale rinascimentale dell’uomo artefice del proprio destino.
Tra il 1505 e il 1513 si sviluppò il complesso rapporto con il papa Giulio II, che affidò a Michelangelo l’incarico della propria sepoltura monumentale (che avrebbe gravato sull’artista per un quarantennio). Ma il mandato più grande che investì il Buonarroti fu la titanica impresa della decorazione della volta della Cappella Sistina per la quale dipinse, da solo, più di 300 figure. Del secondo incarico per la tomba di Giulio II (alla morte di questi, nel 1513) restano il monumentale Mosè e i due Schiavi del Louvre.
La dedizione ai papi Medici segnò gli anni tra il 1513 e il 1534. A Firenze Michelangelo si dedicò alla basilica di San Lorenzo, ottenne il compito di erigere la Cappella Medicea e, nel 1524, gli fu assegnata la creazione della Biblioteca Laurenziana. Nel 1534 lasciò Firenze e accettò di affrescare per Clemente VII la parete d’altare della Sistina con il Giudizio Universale (1536-41), “il più grande e unitario di tutto il secolo”, in cui ritrasse l’avvenimento cosmico del Giudizio in un vorticoso turbinare di anime, al cui centro è Cristo.
Impegnarono i suoi ultimi vent’anni fondamentali incarichi architettonici tra cui, a Roma, la progettazione del nuovo assetto del Campidoglio e la nomina ad architetto capo di San Pietro, con la realizzazione del tamburo della cupola della basilica (su modifica della pianta del Bramante). Le sue ultime sculture, fra il 1547 e il 1555, furono dedicate al tema della Pietà: la Pietà da Palestrina, la Pietà del Duomo di Firenze, la Pietà Rondanini.
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