Aprirà il 1° dicembre 2018 il nuovo Museo della Città e del Territorio
Nasce Classis Ravenna: in un ex zuccherificio gli splendori della storia

Classis Ravenna: l'esterno del museo, rendering. Courtesy Ravenna Antica
Francesca Grego
16/07/2018
A pochi passi dal gioiello Unesco di Sant’Apollinare, il vecchio zuccherificio di Classe è pronto a trasformarsi nel portale d’ingresso alla storia e all’arte dell'antica capitale dell’Esarcato.
Si chiamerà “Classis Ravenna” e sarà un vero e proprio Museo della Città e del Territorio: un’area espositiva di 2800 metri quadri, immersa in un ettaro e mezzo di verde, dispiegherà un racconto di notevole ricchezza, che va dai primi insediamenti nell’area alla civiltà etrusca, dal periodo romano agli splendori dell’Impero Bizantino.
Un racconto fatto di oggetti – tanti reperti originali provenienti dagli scavi condotti nell’area – ma anche di ricostruzioni grafiche e 3D, filmati, plastici e apparati didattici. Focus dedicati a pezzi di alto valore artistico si alterneranno a sezioni incentrate sulla vita quotidiana e su temi cruciali nel passato della città. Accanto a preziosi mosaici e statue, per esempio, la storia dell’antico porto di Classe prenderà corpo attraverso l’allestimento di anfore, ceramiche, monete ritrovate di recente.
Dal 1° dicembre 2018 “Classis Ravenna sarà il punto di partenza per ogni visita. Non solo alla contigua area archeologica del porto, ma verso l’intera città”, spiega Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione Ravenna Antica, che oltre a realizzare il nuovo museo, gestisce gli spazi della Basilica di Sant’Apollinare, della Domus dei Tappeti di Pietra, del Museo TAMO e della Cripta Rasponi.
“Di qui – continua il sindaco Michele De Pascale - si possono facilmente raggiungere altri gioielli ravennati: in primo luogo Sant’Apollinare e il Porto Antico, ma anche gli scavi di San Severo, l’Ortazzo e l’Ortazzino, oggetto di un progetto di riqualificazione”.
Un’opera del costo di oltre 21 milioni di euro, tra il recupero della vecchia architettura industriale e i lavori per adattarla alla nuova destinazione, che sarà diviso tra Comune di Ravenna, Mibac, Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
“Classis Ravenna – ha sottolineato l’assessore alla cultura Elsa Signorino – non sarà un semplice contenitore di materiali, ma anche un attivo centro di ricerca e di formazione di alto profilo, con ampi laboratori per lo studio e per il restauro destinati a docenti e studenti dell’Università. Il nuovo museo permetterà la conoscenza e la valorizzazione dell’intero patrimonio storico archeologico del territorio attraverso un percorso espositivo innovativo, affascinante e rigoroso capace di coinvolgere ed emozionare i visitatori. Come tutti i musei contemporanei svilupperà una molteplicità di funzioni: attività espositiva, di studio e di ricerca, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale e sperimentazione di start-up innovative con una forte vocazione al territorio”.
Si chiamerà “Classis Ravenna” e sarà un vero e proprio Museo della Città e del Territorio: un’area espositiva di 2800 metri quadri, immersa in un ettaro e mezzo di verde, dispiegherà un racconto di notevole ricchezza, che va dai primi insediamenti nell’area alla civiltà etrusca, dal periodo romano agli splendori dell’Impero Bizantino.
Un racconto fatto di oggetti – tanti reperti originali provenienti dagli scavi condotti nell’area – ma anche di ricostruzioni grafiche e 3D, filmati, plastici e apparati didattici. Focus dedicati a pezzi di alto valore artistico si alterneranno a sezioni incentrate sulla vita quotidiana e su temi cruciali nel passato della città. Accanto a preziosi mosaici e statue, per esempio, la storia dell’antico porto di Classe prenderà corpo attraverso l’allestimento di anfore, ceramiche, monete ritrovate di recente.
Dal 1° dicembre 2018 “Classis Ravenna sarà il punto di partenza per ogni visita. Non solo alla contigua area archeologica del porto, ma verso l’intera città”, spiega Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione Ravenna Antica, che oltre a realizzare il nuovo museo, gestisce gli spazi della Basilica di Sant’Apollinare, della Domus dei Tappeti di Pietra, del Museo TAMO e della Cripta Rasponi.
“Di qui – continua il sindaco Michele De Pascale - si possono facilmente raggiungere altri gioielli ravennati: in primo luogo Sant’Apollinare e il Porto Antico, ma anche gli scavi di San Severo, l’Ortazzo e l’Ortazzino, oggetto di un progetto di riqualificazione”.
Un’opera del costo di oltre 21 milioni di euro, tra il recupero della vecchia architettura industriale e i lavori per adattarla alla nuova destinazione, che sarà diviso tra Comune di Ravenna, Mibac, Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
“Classis Ravenna – ha sottolineato l’assessore alla cultura Elsa Signorino – non sarà un semplice contenitore di materiali, ma anche un attivo centro di ricerca e di formazione di alto profilo, con ampi laboratori per lo studio e per il restauro destinati a docenti e studenti dell’Università. Il nuovo museo permetterà la conoscenza e la valorizzazione dell’intero patrimonio storico archeologico del territorio attraverso un percorso espositivo innovativo, affascinante e rigoroso capace di coinvolgere ed emozionare i visitatori. Come tutti i musei contemporanei svilupperà una molteplicità di funzioni: attività espositiva, di studio e di ricerca, laboratori didattici, laboratori di inclusione digitale e sperimentazione di start-up innovative con una forte vocazione al territorio”.
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