Nasce la Fondazione Halevim

Immagine esposta alla mostra "Something more than five revolutionary seconds" a Milano
 

09/12/2003

Via Lomazzo 28, Milano. 700 mq, già dedicati in passato ad attività espositive, ospitano adesso una nuova istituzione per l’arte, la Fondazione Davide Halevim. Guidata da Emanuela Palazzo e dal direttore artistico Edoardo Gnemmi, la Fondazione nasce per volere di un eclettico personaggio, Davide Halevim, attore, appassionato di antiquariato e collezionista d’arte contemporanea. Nessuna anticipazione sull’attività futura, solo due principali obiettivi: presentare al pubblico italiano artisti noti a livello internazionale e promuovere giovani autori, producendone le opere. Con un apertura in grande stile lo scorso 20 Novembre, la Fondazione Davide Halevim ha iniziato la propria attività, decidendo di dedicare il primo anno interamente alla donna, artista e soggetto dei lavori presentati. Something more than five revolutionary seconds, una mostra fotografica curata da Edoardo Gnemmi, visitabile fino al 20 Dicembre, è il primo momento di riflessione sul tema. Riunisce ventinove opere di cinque artiste di fama internazionale - Amy Adler, Anna Gaskell, Tracey Moffatt, Liza May Post e Sam Taylor-Wood – accomunate dall’uso di una fotografia dai caratteri fortemente narrativi. Il titolo, che trae origine da due delle opere in mostra (Something more di Tracey Moffat e Five Revolutionary Seconds di Sam Taylor-Wood), vuole sottolineare infatti l’operazione suggerita allo spettatore di andare oltre l’istante bloccato dal medium fotografico per ricostruire una narrazione, anche arbitraria e puramente soggettiva, a partire dai dettagli offerti. In alcuni casi semplici indizi alludono a situazioni e a stati d’animo, in altri si ha la sensazione di essere di fronte ad un set cinematografico. Ciò che ha il carattere dell’istantanea è, in realtà, frutto di una meticolosa messa in scena, di un’attenta scelta di luci, pose, costumi, espressioni. La fotografia non è qui tanto documentazione di qualcosa realmente accaduto, quanto piuttosto ricostruzione e artificio. L’atmosfera generale trasmessa dalle opere è ambigua, sospesa tra il fiabesco e il drammatico. Con apparente distacco le artiste mettono in scena la difficoltà di relazionarsi con sé stesse, con gli altri e con la realtà circostante. Parlano di identità, di condizione femminile, di violenza, di sessualità e di desiderio. Lo fanno con modalità e tecniche differenti: particolare è l’approccio di Amy Adler (New York, 1966) che, partendo da immagini scattate da lei o da terzi, esegue disegni, spesso autoritratti, poi fotografati e distrutti. Le cibachrome finali, sempre in edizione unica, sono la vera e propria opera conclusiva dell’artista. Anna Gaskell (Des Moines, Iowa, 1969), riferendosi indistintamente al mondo della letteratura e del cinema, realizza fotografie e videoinstallazioni sospese fra immaginario e realtà, fra il possibile e l’impossibile. Ama ripensare capolavori come Alice nel paese delle meraviglie, Frankestein, Lolita o l’Esorcista, spesso presentati attraverso una serie di scatti in successione. Anche Tracey Moffatt (Sidney, 1960), artista australiana di origini aborigene, suggerisce una trama narrativa attraverso diversi momenti. Identità, origini sociali e razziali, oppressioni psicologiche e fisiche sono alcuni dei temi che affronta. Mise en scene dal sapore surreale possono definirsi anche le opere di Liza May Post (Amsterdam, 1965). Protagonista indiscussa della “New British Art”, Sam Taylor-Wood (Londra, 1967) è infine l’artista conosciuta per i lavori incentrati su stati emozionali e tematiche quali la sessualità, spesso costruiti attraverso fotografie panoramiche. Nello specifico, il titolo dell’opera in mostra allude ai 5 secondi necessari all’obiettivo fotografico per ruotare di 360° attorno al proprio asse e catturare la realtà circostante. Nella sala adiacente i locali che ospitano la mostra sono esposte altre opere appartenenti alla collezione della Fondazione Halevim; tra le altre Mariko Mori, Nam Goldin, Cindy Sherman, Louise Lawler. Un ultimo particolare: agli appassionati d’arte si consiglia una visita ad Art Book, la fornita libreria a fianco della Fondazione. Something more than five revolutionary seconds Fondazione Halevim, Via Lomazzo 28 - Milano Fino al 20 dicembre dal martedì al sabato ore 11.00-19.00 Tel. 02 315906

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