Novecento
Courtesy of Tornabuoni Arte Firenze |
novecento
26/02/2004
Non è compito facile riassumere l’arte di un secolo problematico come quello appena trascorso in un’unica mostra come “Novecento. Arte e storia in Italia”, che si inaugura il 29 dicembre nel nuovo spazio romano delle Scuderie del Quirinale con un’appendice nei maestosi ambienti archeologici dei Mercati di Traiano. Eppure, nonostante le difficoltà che una rassegna del genere inevitabilmente si porta dietro, il nostro paese è l’ultimo a proporre un consuntivo del genere, dopo gli Stati Uniti (che hanno dedicato all’arte americana del ventesimo secolo due grandi mostre al Whitney Museum) e la Germania, dove l’arte tedesca del Novecento ha occupato ben tre musei di Berlino, riuniti in una mega esposizione realizzata alla fine dell’anno scorso. Ma i cento anni d’arte che ci siamo appena lasciati dietro le spalle con il loro carico di personalità di rilievo internazionale come i pittori futuristi e Giorgio de Chirico, Alberto Burri e Lucio Fontana fino ai movimenti dell’Arte Povera e della Transavanguardia meritavano da tempo una rivalutazione in patria, dopo aver mietuto successi nei musei di tutto il mondo. Così, per ricostruire una lettura critica del nostro Novecento il Comune di Roma e l’Agenzia del Giubileo hanno affidato l’ardua impresa allo storico dell’arte Maurizio Calvesi coadiuvato da Paul Ginsborg, attento e brillante studioso della storia italiana moderna e contemporanea. Dalla loro collaborazione è scaturito un itinerario che riunisce 250 opere di 130 artisti, affiancate da un lungo telone che contiene immagini e documenti storici legati ai più importanti avvenimenti del secolo. Una selezione molto accurata, che ha privilegiato gli artisti definiti da Calvesi come quelli “maggiormente rappresentativi delle ricerche più interessanti del secolo”, presentati al pubblico secondo un ordine non cronologico ma tematico. Giocoforza l’esordio è fissato all’anno 1900, che vede il debutto di alcuni “pionieri della modernità” che gettano le basi per il rinnovamento dell’arte in terra italica. Ci sono le prime opere di matrice divisionista di Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Gino Severini, che pochi anni dopo fonderanno la pittura futurista, le sculture di Arturo Martini e Adolfo Wildt, dense di suggestioni simboliste, e i capolavori di Amedeo Modigliani, che guarda già all’Europa. Sono loro a gettare i primi semi della modernità, che esplode con il futurismo, rappresentato in mostra da opere fondamentali come “Dinamismo di un cavallo in corsa” di Umberto Boccioni e “Velocità astratta” di Giacomo Balla, un rarissimo quadro esposto per la prima volta, dove lo stesso artista, molti anni dopo ha voluto rappresentare una grande “Marcia su Roma”, testimonianza inequivocabile della sua adesione al regime. Accanto ai pittori futuristi Calvesi ha voluto collocare le opere di tutti quegli artisti che hanno portato nuove materie nell’arte, dalle plastiche di Alberto Burri agli “assemblage” di detriti metallici di Ettore Colla, dagli stracci vecchi di Michelangelo Pistoletto ai sacchi di carbone di Jannis Kounellis. Nella terza sezione, dedicata all’Astrattismo, si ritorna alla pittura, con i delicati arabeschi di Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e Piero Dorazio e le poetiche sculture in filometallico di Fausto Melotti. “Tra naturalismo e informale” presenta invece le splendide sculture in ceramica policroma di Leoncillo Leonardi, le luminose “marine” di Filippo De Pisis confrontate con gli assorti paesaggi marini di Piero Guccione. Particolarmente riuscita appare la quinta sezione, che analizza la presenza della classicità nell’arte di tutto il secolo. E’ un prezioso filo rosso che unisce i capolavori metafisici di Giorgio De Chirico come “Melanconia” e “I gladiatori” e le silenziose nature morte di Giorgio Morandi, con bicchieri e bottiglie bagnati di luce, le tele ombrose e severe di Mario Sironi e le statue religiose di Giacomo Manzù. Un panorama che arriva fino ai maestri contemporanei, come Giulio Paolini, Carlo Maria Mariani, Stefano Di Stasio e Luigi Ontani, ultimi fantasiosi interpreti di una tradizione che affonda le radici negli affreschi di Giotto e Piero della Francesca. Meno comprensibile e più confuso appare il tracciato della sezione successiva, dedicata alle esperienze espressioniste , che vede affiancati i quadri degli esponentidella “scuola romana”, come Mafai, Pirandello e Scipione, alle tele surreali e visionarie dei “transavanguardisti” Sandro Chia, Enzo Cucchi e Francesco Clemente. Ai protagonisti degli ultimi vent’anni d’arte sono stati riservati invece gli spazi monumentali dei Mercati di Traiano, dove si possono ammirare le opere di Mario Schifano, Mario Ceroli , Fabio Mauri ed Eliseo Mattiacci, legate a tematiche di carattere politico o sociale, mentre la mostra si conclude, come era ovvio, con le innovazioni condotte dagli artisti che utilizzano i nuovi strumenti di comunicazione, dal video alla multimedialità. Così, i video della giovane Grazia Toderi e le installazioni interattive di Studio Azzurro gettano uno sguardo al di là del Novecento verso il nuovo millennio.
Quale sarà il futuro dell’arte?
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