Orvieto, cosa vedere

Luca Signorelli
 

14/09/2001

Nel 1263 a Bolsena avvenne il miracolo dell’Eucarestia. Fra le mani di un sacerdote boemo, incredulo della presenza di Cristo nell’Ostia consacrata, questa stilò sangue che cadde sui lini liturgici. Questi lini furono portati a papa Urbano IV che si era rifugiato ad Orvieto per timore degli assalti di Manfredi di Sicilia. In seguito al miracolo il papa, nel 1264, promulgò la bolla che istituiva la festa del Corpus Domini e il popolo di Orvieto decretò la costruzione di una nuova cattedrale in sostituzione della vecchia, pericolante, per custodire i lini sacri intrisi del sangue di Cristo. Nel 1290 papa Nicola IV pose la tradizionale prima pietra. I lavori durarono circa tre secoli e il Duomo, isolato in mezzo alla piazza, elevato su una platea di sette gradini bianchi e rossi, è uno dei capolavori dell’arte italiana. L’adozione degli archi a tutto sesto all’interno, il parato bicromo all’esterno lo apparentano al Duomo di Siena; nella morbida modellazione dei fianchi a serie di piccole cappelle absidiformi, nei pilastri rotondi con capitelli ad acanti, nella copertura a capriate a vista si riflette un più quieto e risaputo spirito classicizzante, che corrisponde all’intenzione, espressa all’atto della fondazione, che il Duomo somigliasse alla basilica romana di Santa Maria Maggiore. Nell’interno, oltre alla cappella di San Brizio, si noti una bella Madonna affrescata da Gentile da Fabriano (navata destra). La Chiesa di San Domenico (XIII secolo), a Nord del Duomo, conserva all’interno il Monumento al cardinale Guglielmo de Braye, morto nel 1282, opera di Arnolfo di Cambio. La straordinaria abilità dello scultore consistette nel ricavare la figura della Vergine da una statua romana di epoca imperiale e di “cucire” ad essa, con un sistema di travi in legno, la figura del bambino, originale del tempo. I due angeli reggicortina sono tra le più mirabili creazioni della scultura gotica europea. Di recente apertura il Museo Claudio Faina, una delle maggiori raccolte archeologiche italiane. La collezione venne riunita dai conti Mauro ed Eugenio Faina tra gli anni Sessanta e Ottanta dell’Ottocento e raccoglie oltre tremila monete, reperti preistorici e protostorici, buccheri, vasi etruschi, bronzi. Di particolare rilevanza la serie dei vasi attici a figure rosse e nere, attribuiti ad alcuni tra i maggiori ceramografi attivi ad Atene. E’ sito proprio di fronte al duomo. Chiuso momentaneamente il Museo dell’Opera del Duomo per ristrutturazione, si può far visita al Museo Archeologico. Qui, tra reperti etruschi, greci e romani, nonché altomedievali, si ricostruisce la storia della città nell’antichità. A pochi passi dal Duomo. Curiosa la visita al Pozzo di San Patrizio, commissionato da papa Clemente VII, rifugiatosi ad Orvieto nel 1527, ad Antonio da Sangallo il Giovane per fornire acqua alla città in caso d’assedio. La costruzione cilindrica ha due porte, opposte l’una all’altra, che danno accesso a due scale a spirale, di 248 gradini, illuminate da 70 finestre. Queste scendono fino al ponte posto sopra il livello dell’acqua senza incontrarsi, permettendo agli asini di percorrerle in continuazione e provvedere al rifornimento dell’acqua. Il pozzo porta il nome del santo protettore dell’Irlanda perché simile alla profonda buca dove S. Patrizio si ritirava in penitenza a pregare. Di recente istituzione è la visita alla Orvieto ipogea. La particolare natura del masso su cui sorge la cittadina ha consentito agli abitanti di scavare, nel corso di tremila anni, un incredibile numero di cavità che si stendono, si accavallano, si intersecano al di sotto del moderno tessuto urbano. Un succedersi di cunicoli, scale, passaggi inattesi, stanze sovrapposte permette così di leggere la secolare storia della “Orvieto Underground”. Le visite sono esclusivamente guidate. Per ogni informazione in merito ad orari (soggetti a variazione con il cambio di stagione) e costo del biglietto: Servizio Turistico dell’Orvietano Piazza Duomo 24 Tel 0763-341772 Fax 0763-344433 Internet info@iat.orvieto.tr.it

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