Venezia, Torino, Milano tra le tappe di un ideale foto-tour
Otto mostre di fotografia da vedere nel 2023
LEE JEFFRIES. Portraits. L'anima oltre l'immagine | Courtesy Lee Jeffries e Museo Diocesano Carlo Maria Martini
Francesca Grego
03/01/2023
La scena espositiva del 2023 si annuncia ricca di eventi, anche per gli appassionati di fotografia. Milano, Venezia, Torino sono alcune delle sedi da tenere d’occhio nella prima parte dell’anno, quando i riflettori saranno puntati sui grandi maestri che hanno scritto la storia dell’arte dell’obiettivo, dal reportage alla fashion photography. Inge Morath, Werner Bischof, Elliott Erwitt, Helmut Newton sono tra i protagonisti delle mostre in arrivo, accanto ai quali troveremo esponenti di spicco della fotografia contemporanea internazionale al debutto in Italia.
Ecco nei dettagli gli appuntamenti da non perdere.
Vincent Peters, Charlize Theron, New York, 2008 (© Vincent Peters)
• Timeless Time: Vincent Peters a Milano, Palazzo Reale, dal 12 gennaio al 26 febbraio, seguito da Helmut Newton e Gabriele Basilico
“Per fare una fotografia non basta una macchina fotografica. In ogni scatto metti tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato”, afferma convinto il fotografo tedesco Vincent Peters, presto protagonista di un ambizioso progetto a Palazzo Reale. Famoso per aver ritratto l’olimpo contemporaneo di star e celebrity, Peters scolpisce i suoi soggetti con la luce, mettendoli al centro di storie oniriche fuori dal tempo. A Milano vedremo scatti artistici, fotografie di moda, immagini tratte da campagne realizzate per riviste di tutto il mondo, in mostra fino alla Fashion Week invernale. Il viaggio fotografico di Palazzo Reale proseguirà con L’eredità di Helmut Newton, che in primavera celebrerà i 100 dalla nascita dell’artista (24 marzo-25 giugno) e in autunno con un’attesa esposizione dedicata a Gabriele Basilico nel decennale della scomparsa.
Inge Morath, Venezia, 1955 © Fotohof archiv / Inge Morath / Magnum Photos
• Inge Morath: fotografare da Venezia in poi, dal 18 gennaio al 4 giugno al Museo di Palazzo Grimani, Venezia
È stato l’amore a condurre Inge Morath e Lionel Burch a Venezia, subito dopo il matrimonio nel 1951. E furono il maltempo della Laguna e Robert Capa a fare di lei la prima fotografa Magnum. All’epoca la Morath lavorava per la celebre agenzia di reporter come collaboratrice redazionale, occupandosi delle didascalie che accompagnavano le immagini dei colleghi. Stregata dalla luce di Venezia sotto la pioggia, chiamò Capa suggerendogli di mandare un fotografo. Capa le rispose che a Venezia un fotografo c’era già. “È stata una rivelazione”, ha raccontato Inge tempo dopo: “Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c'è stato più modo di fermarmi”. In seguito la Morath tornò ripetutamente in Laguna, ogni volta con rinnovata ispirazione. Lo scopriremo a Palazzo Grimani in 200 scatti di cui 80 mai visti in Italia, tra luoghi iconici e angoli sconosciuti, momenti di vita vissuta, atmosfere incantate e immagini di una Venezia che non c’è più.
Lee Jeffries. Portraits. L'anima oltre l'immagine I Courtesy Museo Diocesano Carlo Maria Martini, Milano
Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine, dal 27 gennaio al 16 aprile al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” Milano
Lee Jeffries iniziò la sua carriera quasi per caso quando, alla vigilia della maratona di Londra del 2008, scattò una foto a una giovane senzatetto seduta sulla soglia di un negozio. Rimproverato per averlo fatto senza permesso, Jeffries si fermò a parlare con lei, stabilendo un contatto che andava oltre la semplice curiosità scavando nell’animo della persona che aveva di fronte. Jeffries divenne il fotografo degli invisibili, cantore dell’umanità ai margini che popola le metropoli degli Stati Uniti e dell’Europa. A Milano scopriremo il suo sguardo sensibile e spirituale in una cinquantina di scatti in bianco e nero e a colori, in viaggio tra le strade di Los Angeles e i vicoli più malfamati delle città francesi o italiane.
Werner Bischof. Unseen Colors I Courtesy MASI, Lugano
• Werner Bischof. Unseen Colors, dal 12 febbraio al 2 luglio al MASI di Lugano
Il MASI - Museo d’Arte della Svizzera italiana aprirà la stagione espositiva 2023 con un colosso della fotografia del Novecento. Cento scatti inediti realizzati tra il 1939 e gli anni Cinquanta racconteranno l’universo di Werner Bischof come in uno dei suoi viaggi, spaziando tra i luoghi visitati dal reporter e i teatri della sua vita: immagini spesso sorprendenti, fatte di confronti e contrasti, di testimonianze immediate e acute riflessioni, capaci di comunicare con originalissimo occhio artistico le dicotomie del mondo moderno e le novità della fotografia, da scoprire tuffandosi nell’età dell’oro del reportage.
Richard Avedon, New York, 1966 | Foto: Jacques Henri Lartigue I © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL
• Jacques Lartigue - L’invenzione della felicità, dal 17 febbraio alla Fondazione Ferrero di Alba
Per tutta la vita, Lartigue si presentò come un pittore. Ma un impulso insopprimibile lo spingeva a fotografare di continuo e a collezionare le sue stampe in ordinatissimi album. Da uomo fortunato qual era, Lartigue temeva che la felicità potesse sfuggirgli di mano in qualsiasi momento. Di qui il desiderio ossessivo di fermarla attraverso le immagini. Presto in mostra ad Alba, i suoi scatti sono il geniale racconto di un’utopia e al tempo stesso la testimonianza di un secolo. “Anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare”, scrive il curatore Denis Curti: “Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio.La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”. E noi insieme a lui.
Elliott Erwitt, France, Paris, 1989 © Elliott Erwitt
• Elliott Erwitt. Family, dal 4 marzo al 25 giugno a Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi
Ironico ed empatico, romantico e leggero, Elliott Erwitt si racconta a Torino in una selezione di scatti che attraversano ben sette decenni di carriera. Scelte personalmente dal fotografo novantaquattrenne e tutte in rigoroso bianco e nero, le immagini della mostra esplorano in modo originalissimo il tema universale della famiglia, spaziando dai ricordi personali del fotografo a personaggi come i Kennedy, fino alle scene di vita rubate in giro per il mondo. Nelle cucine dell’antica Palazzina di Stupinigi, rivedremo immagini che hanno scritto la storia della fotografia: il bimbo in bicicletta con il nonno su un infinito viale della Provenza e l’elegante signora newyorchese in stivali con due cani curiosamente assortiti affiancheranno scatti provenienti da paesi lontani come la Cina di Mao, testimoni dei reportage realizzati da Erwitt in ogni angolo del globo.
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Vincent Peters, Charlize Theron, New York, 2008 (© Vincent Peters)
• Timeless Time: Vincent Peters a Milano, Palazzo Reale, dal 12 gennaio al 26 febbraio, seguito da Helmut Newton e Gabriele Basilico
“Per fare una fotografia non basta una macchina fotografica. In ogni scatto metti tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato”, afferma convinto il fotografo tedesco Vincent Peters, presto protagonista di un ambizioso progetto a Palazzo Reale. Famoso per aver ritratto l’olimpo contemporaneo di star e celebrity, Peters scolpisce i suoi soggetti con la luce, mettendoli al centro di storie oniriche fuori dal tempo. A Milano vedremo scatti artistici, fotografie di moda, immagini tratte da campagne realizzate per riviste di tutto il mondo, in mostra fino alla Fashion Week invernale. Il viaggio fotografico di Palazzo Reale proseguirà con L’eredità di Helmut Newton, che in primavera celebrerà i 100 dalla nascita dell’artista (24 marzo-25 giugno) e in autunno con un’attesa esposizione dedicata a Gabriele Basilico nel decennale della scomparsa.
Inge Morath, Venezia, 1955 © Fotohof archiv / Inge Morath / Magnum Photos
• Inge Morath: fotografare da Venezia in poi, dal 18 gennaio al 4 giugno al Museo di Palazzo Grimani, Venezia
È stato l’amore a condurre Inge Morath e Lionel Burch a Venezia, subito dopo il matrimonio nel 1951. E furono il maltempo della Laguna e Robert Capa a fare di lei la prima fotografa Magnum. All’epoca la Morath lavorava per la celebre agenzia di reporter come collaboratrice redazionale, occupandosi delle didascalie che accompagnavano le immagini dei colleghi. Stregata dalla luce di Venezia sotto la pioggia, chiamò Capa suggerendogli di mandare un fotografo. Capa le rispose che a Venezia un fotografo c’era già. “È stata una rivelazione”, ha raccontato Inge tempo dopo: “Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c'è stato più modo di fermarmi”. In seguito la Morath tornò ripetutamente in Laguna, ogni volta con rinnovata ispirazione. Lo scopriremo a Palazzo Grimani in 200 scatti di cui 80 mai visti in Italia, tra luoghi iconici e angoli sconosciuti, momenti di vita vissuta, atmosfere incantate e immagini di una Venezia che non c’è più.
Lee Jeffries. Portraits. L'anima oltre l'immagine I Courtesy Museo Diocesano Carlo Maria Martini, Milano
Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine, dal 27 gennaio al 16 aprile al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” Milano
Lee Jeffries iniziò la sua carriera quasi per caso quando, alla vigilia della maratona di Londra del 2008, scattò una foto a una giovane senzatetto seduta sulla soglia di un negozio. Rimproverato per averlo fatto senza permesso, Jeffries si fermò a parlare con lei, stabilendo un contatto che andava oltre la semplice curiosità scavando nell’animo della persona che aveva di fronte. Jeffries divenne il fotografo degli invisibili, cantore dell’umanità ai margini che popola le metropoli degli Stati Uniti e dell’Europa. A Milano scopriremo il suo sguardo sensibile e spirituale in una cinquantina di scatti in bianco e nero e a colori, in viaggio tra le strade di Los Angeles e i vicoli più malfamati delle città francesi o italiane.
Werner Bischof. Unseen Colors I Courtesy MASI, Lugano
• Werner Bischof. Unseen Colors, dal 12 febbraio al 2 luglio al MASI di Lugano
Il MASI - Museo d’Arte della Svizzera italiana aprirà la stagione espositiva 2023 con un colosso della fotografia del Novecento. Cento scatti inediti realizzati tra il 1939 e gli anni Cinquanta racconteranno l’universo di Werner Bischof come in uno dei suoi viaggi, spaziando tra i luoghi visitati dal reporter e i teatri della sua vita: immagini spesso sorprendenti, fatte di confronti e contrasti, di testimonianze immediate e acute riflessioni, capaci di comunicare con originalissimo occhio artistico le dicotomie del mondo moderno e le novità della fotografia, da scoprire tuffandosi nell’età dell’oro del reportage.
Richard Avedon, New York, 1966 | Foto: Jacques Henri Lartigue I © Ministère de la Culture (France), MAP-AAJHL
• Jacques Lartigue - L’invenzione della felicità, dal 17 febbraio alla Fondazione Ferrero di Alba
Per tutta la vita, Lartigue si presentò come un pittore. Ma un impulso insopprimibile lo spingeva a fotografare di continuo e a collezionare le sue stampe in ordinatissimi album. Da uomo fortunato qual era, Lartigue temeva che la felicità potesse sfuggirgli di mano in qualsiasi momento. Di qui il desiderio ossessivo di fermarla attraverso le immagini. Presto in mostra ad Alba, i suoi scatti sono il geniale racconto di un’utopia e al tempo stesso la testimonianza di un secolo. “Anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare”, scrive il curatore Denis Curti: “Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio.La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”. E noi insieme a lui.
Elliott Erwitt, France, Paris, 1989 © Elliott Erwitt
• Elliott Erwitt. Family, dal 4 marzo al 25 giugno a Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi
Ironico ed empatico, romantico e leggero, Elliott Erwitt si racconta a Torino in una selezione di scatti che attraversano ben sette decenni di carriera. Scelte personalmente dal fotografo novantaquattrenne e tutte in rigoroso bianco e nero, le immagini della mostra esplorano in modo originalissimo il tema universale della famiglia, spaziando dai ricordi personali del fotografo a personaggi come i Kennedy, fino alle scene di vita rubate in giro per il mondo. Nelle cucine dell’antica Palazzina di Stupinigi, rivedremo immagini che hanno scritto la storia della fotografia: il bimbo in bicicletta con il nonno su un infinito viale della Provenza e l’elegante signora newyorchese in stivali con due cani curiosamente assortiti affiancheranno scatti provenienti da paesi lontani come la Cina di Mao, testimoni dei reportage realizzati da Erwitt in ogni angolo del globo.
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