Quando l'arte incontra la tecnologia

Media connection
 

25/02/2004

Media Connection è una mostra tematica dedicata alle ricerche artistiche sui mezzi di comunicazione e sulle tecnologie. Un percorso storico che parte dagli anni sessanta con le prime sperimentazioni e che arriva fino all’attuale rivoluzione digitale. Nell’arte contemporanea si può infatti tracciare una linea che vede gli artisti confrontarsi con le tecnologie che di volta in volta modificano gli aspetti della società, soprattutto il modo di comunicare. Il desiderio degli artisti è quello di impadronirsi della tecnica per poi mostrarne i meccanismi, come avviene in un’opera esposta dello svizzero Jean Tinguely: una radio smontata e poi assemblata come una scultura, che continua però a funzionare. L’ottimismo con cui si guardò all’apporto culturale dato dall’avvento della televisione negli anni sessanta, in sintonia con il “global village” di Marshall McLuhan, è stato al centro delle critiche degli artisti di allora, soprattutto nelle performances del gruppo Fluxus. In particolar modo Nam June Paik, che nel 1965 con una Sony portapak (la prima video-camera da mezzo pollice portatile) aprì la strada alla video arte, attraverso le sue opere evidenzia i rischi di standardizzazione che accompagnano il villaggio globale. Il fatto che gli eventi oggi richiamino lo stesso tipo di considerazioni, dovrebbe farci riflettere su come le innovazioni tecnologiche sono procedute rapide sul loro binario. Forse fu proprio questo a causare i maggiori disagi agli artisti, almeno negli anni sessanta. Così sembra dall’enorme cubo di cemento che imprigiona cornette telefoniche, opera di Arman, uno dei fondatori del Nouveau Réalisme o dalla gabbia di metallo in cui il tedesco Wolf Vostel ha messo alcuni televisori: proprio i simboli della comunicazione e dell’informazione immobilizzati in una pesante e sorda staticità. Tuttavia in altre epoche alcuni artisti hanno percorso la distanza che li separa dalla tecnologia con più agilità, sperimentandone le potenzialità, per poi deviarne le funzioni. Franco Vaccari con l’“Esposizione in tempo reale”, presentata alla Biennale di Venezia del 1972, riflette sul ruolo tra artista, tecnologia e società. E’ il pubblico stesso a interagire e a creare l’opera: utilizzando una macchina per fototessere, i visitatori possono appendere i ritratti ottenuti su un grande pannello. Più tardi, negli anni ottanta, l’americana Jenny Holz lavora con i led elettronici informativi che si trovano in stazioni ed aeroporti, sui quali fa scorrere frasi fatte, dette “truismi”, che ci invitano a riflettere sull’invasione quotidiana di parole provocata dagli scenari urbani moderni. A confrontarsi con le ultime tecnologie digitali invece è la trentenne americana Kiki Seror, che partecipa attivamente alle chat erotiche in rete, per poi rielaborarne il contenuto nei suoi lightbox e nei suoi video. Tra gli artisti delle ultime generazioni spesso emerge il bisogno di domandarsi se si possa fare ancora affidamento sulle tradizionali categorie spazio-temporali. E’ il caso di Wolfang Staehle che trasmette 24 ore su 24 l’immagine dell’Empire State Building ripreso da una web cam, o di Matthew Mc Caskin che riflette, con intrecci di cavi elettrici, fili, cavi, monitor e schermi video, sulla velocità della comunicazione moderna. Media Connection – fino al15 settembre 2001 Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale 194 00184 Roma Orario: dalle 10.00 alle 21.00, chiusura martedì Telefono: 06/489411 - 06/48941230