Rinascimento marchigiano in mostra
San Severino
05/10/2001
A due anni di distanza dalla mostra dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, principali esponenti della corrente tardogotica internazionale e cortese, la città di San Severino celebra l’attività di Lorenzo d’Alessandro e Ludovico Urbani, artisti locali, protagonisti del Rinascimento in area adriatica. L’esposizione, curata da Vittorio Sgarbi, presenta complessivamente una cinquantina di opere che documentano il grado di diffusione nelle Marche della cultura cortese e la successiva sovrapposizione ad essa delle conquiste prospettiche e naturalistiche di ambito toscano e veneto. Accanto ai dipinti di d’Alessandro e Urbani sono stati così chiamati a raccolta anche quelli di pittori forestieri operanti sul territorio, il folignate Niccolò Alunno, il veneto Vittore Crivelli, fratello del più noto Carlo, e il Pinturicchio.
A margine della mostra, ospitata nelle sale del restaurato Palazzo Servanzi Confidati, gli organizzatori hanno ideato un itinerario attraverso il centro storico della città (visita alla locale Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) e nel territorio extraurbano, nelle chiese solitarie delle colline circostanti. Numerosi affreschi sono stati restaurati per l’occasione, rivelandosi sorprendenti scoperte per gli specialisti del settore.
Nell’epoca in cui è documentata l’attività dei due astri locali, a partire cioè dal 1460, a San Severino non si era spenta l’eco suscitata dall’impresa “cortese” dei Salimbeni nell’oratorio di San Giovanni ad Urbino (1416) ed era pure fresco il passaggio in città di Gentile da Fabriano, autore degli affreschi (perduti) del Duomo vecchio. Il piccolo centro, sede della signoria degli Smeducci, non era però estraneo al fermento culturale, pienamente rinascimentale, proveniente dalla stessa Urbino, da vari centri umbri e da Venezia.
Educati in città all’interno di modeste botteghe artigiane, Ludovico Urbani, noto per l’eccentricità dei costumi e per il temperamento violento, e Lorenzo d’Alessandro, più giovane di dieci anni, superato il predominio dei Salimbeni, guardarono alle stesse fonti, in particolare alla maniera di Carlo Crivelli (i cui polittici raggiunsero, già intorno al 1470, le Marche) e alla pittura di Niccolò Alunno. I due approdarono ad esiti differenti. Se il primo manifestò la sua predilezione incondizionata per lo stile del maestro veneto, esasperando la tensione lineare e l’impeto espressionistico, il secondo addolcì e mitigò le asprezze crivelliane per addentrarsi prima nella pittura di Piero della Francesca e poi in quella dei seguaci Benozzo Gozzoli, Perugino e Pinturicchio. La visione pittorica di Ludovico sfociò in uno stile secco e assai incisivo; quella di Lorenzo in un morbido e discreto naturalismo. Entrambe rappresentano il massimo esito della cultura figurativa marchigiana alla vigilia dell’arrivo a Pesaro della meravigliosa Pala dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini (1470 circa), che supera definitivamente la cultura precedente e apre al Rinascimento maturo.
Una coppia di opere in mostra può facilitare la comprensione dei due differenti temperamenti. In "Madonna con il Bambino" e "Sant’Antonio Abate e San Nicola da Tolentino" Ludovico adotta un disegno incisivo di marca spiccatamente crivellesca cosicché permane l’esasperazione formale e la caricatura dei volti tipica della produzione dell’artista veneto. Egli accoglie, nell’impostazione generale del quadro, i dettami del trionfante classicismo di marca padano-veneta ma non sa scrollarsi di dosso (basta guardare quel bel prato fiorito) la lezione “cortese” di Gentile da Fabriano. Nella contemporanea "Madonna in trono con Bambino tra San Giovanni Battista e San Severo vescovo" (San Severino Marche, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) Lorenzo adotta un linguaggio più gentile, meno espressivo forse ma carico di devoto sentimentalismo. Un brano di virtuosistico naturalismo di marca crivellesca si coglie nel profilo del Battista mentre l’immagine sgargiante del San Severo vescovo ci riporta, seppure alla lontana, agli esemplari offerti da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nelle loro opere umbre.
In mancanza di un grande centro in grado di fungere da punto di riferimento per i movimenti culturali e figurativi dell’area, gli altri artisti operanti nel territorio sanseverinate si mossero su indirizzi plurimi, adottando chi un gergo classicheggiante di matrice toscana (è il caso di Nobile da Lucca), chi un linguaggio di marca spiccatamente veneta (si vedano le opere di Vittore Crivelli). Alla fine del XV secolo il trionfo della pittura sentimentale di Perugino comportò un generale appiattimento sui modi del classicismo umbro. La bella Madonna col Bambino, due angeli e il donatore di Pinturicchio (San Severino, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi") apre alla successiva affermazione del linguaggio raffaellesco, che tutto cancella e supera.
"I Pittori del Rinascimento a Sanseverino"
San Severino Marche
Palazzo Servanzi Confidati
Fino al 5 novembre 2001
Orario: 9.30-12.30 e 15.30-19 (lunedì chiuso)
Biglietto: 10000 Lire; ridotto 7000 Lire
Per informazioni: tel. 0733.638414
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