Ritratto di Lucina Brembati

Bergamo l'altra Venezia
02/05/2001
Profondità di indagine psicologica e originalità di concezione sono i tratti salienti della rittrattistica di Lorenzo Lotto: il suo interesse primario per la scoperta e la rappresentazione dell’emozione che nel profondo percuote l’animo del personaggio ritratto, mira a colpire intensamente colui che osserva. L’osservatore di oggi, così come certamente accadeva a quello dell’epoca, è catturato dalla forza psicologica che i ritratti di Lotto sprigionano: il dato psichico è reso con una tale maestria pittorica da far considerare Lotto, non solo un indiscusso protagonista della ritrattistica del XVI secolo, ma anche, un maestro indiscusso per i secoli successivi.
Tra i suoi dipinti esposti nella mostra “Bergamo. L’altra Venezia. Il Rinascimento negli anni di Lorenzo Lotto (1510-1530)” scegliamo di prendere in esame il Ritratto di Lucina Brembante, databile intorno al 1518.
A colpire è la sconcertante verità, il franco realismo con cui Lotto ritrae la gentildonna bergamasca, segni evidenti della consueta libertà ed anticonvenzionalità del pittore; la meticolosità con cui sono resi i particolari del viso, il lungo naso, le labbra fini, ma soprattutto lo sguardo ipnotizzante, danno l’impressione di avere di fronte a noi, in carne ed ossa, la donna ritratta.
Una rappresentazione così priva di selezione, fedele ad ogni tratto della fisionomia, compresi i difetti più evidenti, avrebbe di certo creato non poco turbamento se si fosse trattato del pennello di qualche “classico” pittore veneziano; ma l’originalità di concezione propria di Lotto e la sua perfetta padronanza del naturalismo psicologico fecero probabilmente, anche all’epoca, superare qualsiasi imbarazzo.
Grazie alla notevole profusione di oggetti simbolici rappresentati nel dipinto, si è giunti a scoprire la vera identità della dama ritratta e ad ipotizzare alcune vicende della sua vita. Inizialmente attraverso l’accurata osservazione dell’anello nella mano sinistra, si è notato lo stemma della famiglia bergamasca Brembati; in un secondo momento si è poi riusciti a risolvere il rebus interno al ritratto, grazie al collegamento tra le lettere “ci”, inscritte nella falce lunare, e la parola luna: si è ricavata la soluzione “lu(ci)na” e il rimando al nome Lucina Brembati, presente in diversi documenti dell’epoca, non è stato difficile.
Un passo avanti nella lettura iconologica dell’opera è stato poi proposto, anche se non condiviso da una parte della critica, da Augusto Gentili, noto studioso di pittura veneta. Egli ha formulato una suggestiva lettura dell’opera: il pittore avrebbe giocato con l’assonanza tra il nome della dama bergamasca e quello di Juno Lucina, divinità protettrice delle donne in gravidanza, per alludere allo stato della nobildonna. La mano appoggiata al ventre rimanderebbe quindi alla futura nascita di un figlio e la presenza dell’amuleto sarebbe lì a neutralizzare le preoccupazioni e i presagi negativi, figurati dalla donnola, dovuti alla avanzata età della partoriente.
Che tale lettura sia o no rispondente alle intenzioni del pittore, ciò che senza dubbio emerge dall’osservazione di quest’opera è che l’eccezionalità della ritrattistica di Lotto è insita nella grandiosa capacità di conciliare una raffigurazione incredibilmente fedele e schietta del dato reale con la rappresentazione di un mondo simbolico ricco di significati nascosti.
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