Sul web e in tv in occasione della giornata contro la violenza sulle donne
Storie di combattenti, da Artemisia a Zehra Doğan. L'arte strumento di denuncia contro la violenza
Zehra Doğan, In memoria di Hevrin Khalaf, 2019. Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy l'artista e Museo di Santa Giulia, Brescia
Samantha De Martin
24/11/2020
La mano di Giuditta affonda la spada nel collo di Oloferne, afferrando per la chioma la testa del corpulento generale riverso sul letto per infliggergli il colpo mortale.
Con la stessa forza Letizia Battaglia fa penetrare l’obiettivo nei volti dei suoi soggetti, e, che si tratti del sorriso di una bambina o di un morto ammazzato, colpisce nel segno, immortalando “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
Brandendo una matita o con la forza dei pastelli, del sangue, della carta di giornale, l’attivista Zehra Doğan adotta l'arte come strumento di lotta per urlare il proprio dissenso contro le guerre, il sessismo, l'ingiustizia, in una narrativa del dolore che commuove.
Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, 1617, Olio su tela, 126 x 159 cm, Napoli, Museo di Capodimonte | © Museo e Real Bosco di Capodimonte - su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre domani, mercoledì 25 dicembre, dal web alla tv l’arte rende omaggio alla forza femminile accendendo i riflettori su alcune protagoniste che hanno fatto dei loro pennelli, ma anche dell’obiettivo, un coraggioso strumento di lotta e di denuncia.
Tra queste Artemisia Gentileschi e Letizia Battaglia, due artiste vissute in epoche molto diverse. La prima è stata tra le prime figure femminili della storia a combattere contro cliché e discriminazioni di genere, per affermarsi professionalmente in un mondo dominato dalla presenza maschile, trasformando lo scandalo, il dramma dello stupro e il conseguente processo nella sublime e immortale poesia del pennello, con la forza di un gigante nella mano di una donna. La violenza descritta con sconvolgente efferatezza nella celebre tela conservata a Napoli, dipinta immediatamente a ridosso del processo per stupro nel quale Artemisia accusava Agostino Tassi, collaboratore del padre, sarebbe il frutto, secondo alcuni, del desiderio di rivalsa della pittrice.
La fotografa palermitana ha invece sfidato l'autorità maschile, la cultura e la società offese dalla mafia con la sensibilità del suo sguardo. Ecco, dal 25 al 27 novembre, quattro appuntamenti da non perdere.
• Il 25 novembre il rosso di Renata Rampazzi contro la discriminazione di genere
A partire dagli anni Settanta, Renata Rampazzi si batte per la parità e l’emancipazione delle donne traducendo nei suoi quadri, dominati dalla potenza pulsante del rosso, la forza della denuncia contro la discriminazione di genere. A metà tra insofferenza all’ipocrisia borghese e l’urgenza dell’esprimersi, l’artista torinese deposita sulla tela, senza mai sfociare nell’osceno e nell’ovvio, tutta la rabbia, il disagio, l’impazienza, riuscendo a evocare, suggestionare, rappresentare i suoi universi servendosi di pochi tratti, densi di significato.
Mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Museo Carlo Bilotti di Roma, sulla pagina Facebook @MuseoCarloBilotti e su Instagram @museiincomuneroma dedica al pubblico da casa il video del regista Giorgio Treves. Questo videoracconto approfondisce la genesi e i significati profondi della mostra CRUOR di Renata Rampazzi, a cura di Claudio Strinati, aperta al pubblico lo scorso 17 settembre al Museo Carlo Bilotti di Roma e in attesa della riapertura.
Renata Rampazzi, Ferita, 1979
• Il 25 novembre sul sito del PAC la performance di Zehra Doğan per i diritti delle donne
Sempre domani, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea inaugura una nuova collaborazione con l’artista curda Zehra Doğan. Durante l’intera giornata il sito del museo trasmetterà il video della performance dell’artista tenutasi il 23 novembre dell’anno scorso durante la sua prima mostra personale promossa da Fondazione Brescia Musei al Museo di Santa Giulia.
Il pubblico da casa vedrà l’artista e giornalista curda dipingere di fronte a oltre 200 persone il ritratto di Hevrin Khalaf, la segretaria generale del Partito del Futuro siriano, in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo, uccisa il 12 ottobre 2019 dalle milizie mercenarie arabe che sostengono l’offensiva turca. Come supporto dell’opera vengono utilizzate le pagine di giornale che hanno diffuso la notizia dell’uccisione.
L’appuntamento online di domani è solo il primo di un progetto in tre atti, a cura di Elettra Stamboulis e realizzato in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei, che sarà completato da una Project Room dell’artista, al PAC dal 18 dicembre al 14 febbraio, e da una nuova performance nel mese di febbraio, pensata appositamente per il padiglione milanese. L’anno scorso l’attivista curda, fondatrice della prima agenzia di stampa interamente femminile, aveva portato al Museo di Santa Giulia il frutto della sua prigionia. Era stata condannata a due anni e nove mesi di prigione, il 23 febbraio 2017, per un disegno ed alcuni articoli scritti durante il conflitto a Nusaybin.
In carcere Zehra Doğan aveva creato opere con mezzi di fortuna, disegnando e dipingendo attraverso avanzi alimentari, sangue mestruale, fondi di caffè e usando come supporti il telo da bagno, la carta stagnola della sigaretta, le poche lettere autorizzate.
Per l’artista, liberata il 24 febbraio 2019 e oggi residente a Londra, dove vive da esule, il corpo femminile diventa uno dei totem principali delle sue composizioni, caratterizzate da occhi molto aperti, che chiedono allo spettatore di spalancare lo sguardo oltre le semplificazioni.
Zehra Doğan, In memoria di Hevrin Khalaf, 2019. Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy l'artista e Museo di Santa Giulia, Brescia
Il progetto al PAC, intitolato Il tempo delle farfalle, dedicato a Patria, Minerva, Teresa Mirabal, è un omaggio a Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal, le tre sorelle che combatterono la dittatura del dominicano Rafael Leónidas Trujillo con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
• Il piccolo schermo omaggia Artemisia, la pittrice guerriera
Sarebbe dovuto uscire nelle sale proprio domani, 25 novembre, e invece, a causa della chiusura dei cinema, sbarcherà sul piccolo schermo. Artemisia Gentileschi, Pittrice Guerriera, il docufilm diretto da Jordan River e prodotto da Delta Star Pictures, ripercorre vita e opere della prima artista della storia a essere ammessa in un’accademia di disegno, e soprattutto simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Dallo scandalo dello stupro subìto dal collega Agostino Tassi e dal turbolento processo, terminato con la condanna dell'uomo, la pittrice riesce a trovare la strada del riscatto come donna e come artista, realizzando capolavori capaci di toccare il cuore e l’anima di chi ancora oggi li contempla.
La produzione, visibile sulle piattaforme Chili e Amazon Prime Video, ripercorre la dimensione interiore della donna Artemisia - interpretata da Angela Curri - attraverso le incursioni nella sua vita, a partire dal 1623, e mediante i suoi capolavori custoditi nelle più importanti collezioni al mondo.
Artemisia Gentileschi, Pittrice Guerriera, movie poster
• Il 27 novembre omaggio a Letizia Battaglia: Shooting the Mafia sbarca in tv
Alla forza di un’altra donna, Letizia Battaglia, divenuta “fotografa per caso”, è dedicato venerdì 27 novembre, l’appuntamento, in prima visione tv su Sky Arte, con Shooting the Mafia. Il documentario della regista britannica Kim Longinotto - che ha fatto il pieno di applausi al Sundance Festival al Panorama Internationale Filmfestspiele di Berlino -attraverso interviste e testimonianze inedite disegna un ritratto dettagliato della reporter siciliana che ha avuto per maestra la strada. Nel corso della sua sorprendente avventura, iniziata casualmente oltre mezzo secolo fa in un'Italia insanguinata da stragi e delitti di mafia, Letizia Battaglia ha immortalato vicoli e città, giochi infantili ed eventi epocali, gente comune e personaggi noti, con la potenza magnetica della sua fotografia militante.
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, Palermo, 1980 | Courtesy © Letizia Battaglia
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Con la stessa forza Letizia Battaglia fa penetrare l’obiettivo nei volti dei suoi soggetti, e, che si tratti del sorriso di una bambina o di un morto ammazzato, colpisce nel segno, immortalando “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
Brandendo una matita o con la forza dei pastelli, del sangue, della carta di giornale, l’attivista Zehra Doğan adotta l'arte come strumento di lotta per urlare il proprio dissenso contro le guerre, il sessismo, l'ingiustizia, in una narrativa del dolore che commuove.
Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, 1617, Olio su tela, 126 x 159 cm, Napoli, Museo di Capodimonte | © Museo e Real Bosco di Capodimonte - su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre domani, mercoledì 25 dicembre, dal web alla tv l’arte rende omaggio alla forza femminile accendendo i riflettori su alcune protagoniste che hanno fatto dei loro pennelli, ma anche dell’obiettivo, un coraggioso strumento di lotta e di denuncia.
Tra queste Artemisia Gentileschi e Letizia Battaglia, due artiste vissute in epoche molto diverse. La prima è stata tra le prime figure femminili della storia a combattere contro cliché e discriminazioni di genere, per affermarsi professionalmente in un mondo dominato dalla presenza maschile, trasformando lo scandalo, il dramma dello stupro e il conseguente processo nella sublime e immortale poesia del pennello, con la forza di un gigante nella mano di una donna. La violenza descritta con sconvolgente efferatezza nella celebre tela conservata a Napoli, dipinta immediatamente a ridosso del processo per stupro nel quale Artemisia accusava Agostino Tassi, collaboratore del padre, sarebbe il frutto, secondo alcuni, del desiderio di rivalsa della pittrice.
La fotografa palermitana ha invece sfidato l'autorità maschile, la cultura e la società offese dalla mafia con la sensibilità del suo sguardo. Ecco, dal 25 al 27 novembre, quattro appuntamenti da non perdere.
• Il 25 novembre il rosso di Renata Rampazzi contro la discriminazione di genere
A partire dagli anni Settanta, Renata Rampazzi si batte per la parità e l’emancipazione delle donne traducendo nei suoi quadri, dominati dalla potenza pulsante del rosso, la forza della denuncia contro la discriminazione di genere. A metà tra insofferenza all’ipocrisia borghese e l’urgenza dell’esprimersi, l’artista torinese deposita sulla tela, senza mai sfociare nell’osceno e nell’ovvio, tutta la rabbia, il disagio, l’impazienza, riuscendo a evocare, suggestionare, rappresentare i suoi universi servendosi di pochi tratti, densi di significato.
Mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Museo Carlo Bilotti di Roma, sulla pagina Facebook @MuseoCarloBilotti e su Instagram @museiincomuneroma dedica al pubblico da casa il video del regista Giorgio Treves. Questo videoracconto approfondisce la genesi e i significati profondi della mostra CRUOR di Renata Rampazzi, a cura di Claudio Strinati, aperta al pubblico lo scorso 17 settembre al Museo Carlo Bilotti di Roma e in attesa della riapertura.
Renata Rampazzi, Ferita, 1979
• Il 25 novembre sul sito del PAC la performance di Zehra Doğan per i diritti delle donne
Sempre domani, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea inaugura una nuova collaborazione con l’artista curda Zehra Doğan. Durante l’intera giornata il sito del museo trasmetterà il video della performance dell’artista tenutasi il 23 novembre dell’anno scorso durante la sua prima mostra personale promossa da Fondazione Brescia Musei al Museo di Santa Giulia.
Il pubblico da casa vedrà l’artista e giornalista curda dipingere di fronte a oltre 200 persone il ritratto di Hevrin Khalaf, la segretaria generale del Partito del Futuro siriano, in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo, uccisa il 12 ottobre 2019 dalle milizie mercenarie arabe che sostengono l’offensiva turca. Come supporto dell’opera vengono utilizzate le pagine di giornale che hanno diffuso la notizia dell’uccisione.
L’appuntamento online di domani è solo il primo di un progetto in tre atti, a cura di Elettra Stamboulis e realizzato in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei, che sarà completato da una Project Room dell’artista, al PAC dal 18 dicembre al 14 febbraio, e da una nuova performance nel mese di febbraio, pensata appositamente per il padiglione milanese. L’anno scorso l’attivista curda, fondatrice della prima agenzia di stampa interamente femminile, aveva portato al Museo di Santa Giulia il frutto della sua prigionia. Era stata condannata a due anni e nove mesi di prigione, il 23 febbraio 2017, per un disegno ed alcuni articoli scritti durante il conflitto a Nusaybin.
In carcere Zehra Doğan aveva creato opere con mezzi di fortuna, disegnando e dipingendo attraverso avanzi alimentari, sangue mestruale, fondi di caffè e usando come supporti il telo da bagno, la carta stagnola della sigaretta, le poche lettere autorizzate.
Per l’artista, liberata il 24 febbraio 2019 e oggi residente a Londra, dove vive da esule, il corpo femminile diventa uno dei totem principali delle sue composizioni, caratterizzate da occhi molto aperti, che chiedono allo spettatore di spalancare lo sguardo oltre le semplificazioni.
Zehra Doğan, In memoria di Hevrin Khalaf, 2019. Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy l'artista e Museo di Santa Giulia, Brescia
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La produzione, visibile sulle piattaforme Chili e Amazon Prime Video, ripercorre la dimensione interiore della donna Artemisia - interpretata da Angela Curri - attraverso le incursioni nella sua vita, a partire dal 1623, e mediante i suoi capolavori custoditi nelle più importanti collezioni al mondo.
Artemisia Gentileschi, Pittrice Guerriera, movie poster
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Alla forza di un’altra donna, Letizia Battaglia, divenuta “fotografa per caso”, è dedicato venerdì 27 novembre, l’appuntamento, in prima visione tv su Sky Arte, con Shooting the Mafia. Il documentario della regista britannica Kim Longinotto - che ha fatto il pieno di applausi al Sundance Festival al Panorama Internationale Filmfestspiele di Berlino -attraverso interviste e testimonianze inedite disegna un ritratto dettagliato della reporter siciliana che ha avuto per maestra la strada. Nel corso della sua sorprendente avventura, iniziata casualmente oltre mezzo secolo fa in un'Italia insanguinata da stragi e delitti di mafia, Letizia Battaglia ha immortalato vicoli e città, giochi infantili ed eventi epocali, gente comune e personaggi noti, con la potenza magnetica della sua fotografia militante.
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, Palermo, 1980 | Courtesy © Letizia Battaglia
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