Tesori da musei lontani

Egitto, terra del Nilo
 

25/07/2002

Il lavoro di ricerca, costato diversi anni di fatica a curatori ed esperti, dà oggi i suoi frutti nell'esaustiva mostra allestita a San Benedetto del Tronto. Interessante è scoprire in che modo è stato possibile realizzare un'iniziativa di tale portata, nata dalla felice collaborzione tra istituzioni diverse. Abbiamo girato la domanda alla curatrice della mostra. “Abbiamo operato una scelta di fondo" afferma Giuseppina Capriotti Vittozzi. "Per quanto possibile ci siamo sforzati di dare luce a collezioni molto importanti da un punto di vista egittologico ma poco conosciute al grande pubblico. Ad esempio il Museo Egizio di Firenze, che è il secondo in Italia, ma è poco conosciuto. In generale il rapporto con i musei è stato molto cordiale e fruttuoso, come sempre dovrebbe essere quando si mettono in dialogo due istituzioni che si occupano dello studio e della conservazione dei reperti antichi. Anche nei giorni dell’allestimento, gli amici dei musei hanno collaborato in maniera sostanziale alla riuscita del lavoro. La Soprintendenza Archeologica delle Marche, inoltre, ha avuto un ruolo decisivo per la presenza di numerosi oggetti conservati nella regione. Dall’estero è stato fondamentale l’apporto del museo dell’Istituto di Egittologia dell’Università di Strasburgo. Anche questa scelta ha un senso profondo: gli oggetti sono straordinari in sè, ma hanno portato in mostra anche la ricerca che viene condotta in quell’ambiente”. Anche a Palazzo Grassi a settembre verrà inaugurata una grande mostra dedicata all’antico Egitto, un momento di grande popolarità per la civiltà egizia… “La civiltà egizia suscita da sempre un grande interesse: già nell’antichità il viaggio in Egitto imprimeva ricordi indelebili. Basti pensare allo storico greco Erodoto o, in epoca romana, all’imperatore Adriano. La suggestione dell’Egitto si è esercitata sul gusto europeo a più riprese e in ogni tempo: nell’antichità l’esportazione di amuleti egizi, affidata ai commercianti greci e fenici, toccava le coste italiane (in mostra ci sono amuleti egizi dalle tombe picene). Dopo la campagna napoleonica in Egitto, l’Europa vide un’ondata di gusto egittofilo. Attualmente l’Egitto suscita interesse, basti pensare ai libri pubblicati sull’argomento o alle trasmissioni televisive. In altri paesi non è un fatto raro che diverse città, in periodi vicini, ospitino delle esposizioni sul tema. In questo caso, le due mostre nascono con caratteristiche, programmi e scopi diversi”. Che tipo di percorso avete voluto suggerire al visitatore della mostra? "Abbiamo voluto che il visitatore si immergesse in un’atmosfera particolare; che vivesse anche un contatto sensoriale, acustico oltre che visivo. Abbiamo cercato di far rivivere l’emozione dell’incontro con la terra del Nilo, per questo abbiamo portato in mostra anche delle piante vive. Anche i filmati e le ricostruzioni virtuali hanno questa finalità”.