Tivoli

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30/01/2002

Tivoli, l’antica Tibur, durante l’età imperiale era stata la residenza estiva preferita dai romani, e la suggestiva bellezza del suo paesaggio era stata celebrata dai poeti, primo fra tutti Orazio. Per il visitatore settecentesco e ottocentesco queste associazioni classiche erano perfettamente espresse nelle nobili rovine della villa Adriana, della cosiddetta villa di Mecenate, del tempio della Sibilla, appollaiato sopra le cascate del fiume Aniene. “In questa campagna la nostra memoria vede più dei nostri occhi” scriveva nel 1740 Horace Walpole, sottolineando la forte influenza che il passato esercitava sulla sensibilità del visitatore. Alla metà del Settecento era opinione diffusa che Nicolas Poussin e Claude Lorrain, i massimi paesaggisti francesi del XVII secolo, avessero tratto ispirazione poetica dalla suggestione dello scenario tiburtino. Artisti inglesi e francesi continuarono sulle loro orme: Richard Wilson dipinse in loco decine di piccoli oli, carichi di freschezza e spontaneità; Fragonard, a Roma dal 1756 al 1760, ritrasse il tempio della Sibilla in quadri e disegni di straordinaria suggestione. L’equilibrio in essi raggiunto, a metà strada tra osservazione diretta della natura e romanticismo pittoresco, fece clamore. Un suo acquirente poté dire: “Fragonard è ispirato. Nei suoi disegni c’è qualcosa di magico che mi affascina. Ne sforna uno dopo l’altro, e io non vedo l’ora di vedere il prossimo”. Un contemporaneo di Fragonard, l’inglese Francis Towne, trasse dalle cascate fonte d’ispirazione, disegnando nelle ore pomeridiane en plein air e aggiungendo il colore solo successivamente. Il suo compagno di viaggio, John Warwick Smith, fece altrettanto, usando l’impeto dell’acqua come espediente per esaltare il fascino “sublime” del luogo. Altra attrattiva di Tivoli era la villa d’Este, costruita alla metà del Cinquecento da Pirro Logorio. Particolare attrattiva sugli artisti del periodo neoclassico e romantico esercitavano i giardini che si estendono sul pendio rivolto a Sud, con fontane e cascate all’interno di un tracciato architettonico elaborato ed estremamente complesso. Nel 1750 i giardini erano in uno stato di romantico abbandono, ed è questa l’atmosfera che traspare dai numerosi disegni che Fragonard realizza nell’estate del 1760.

 
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