tra arte e cinema

filmstudio
 

25/02/2004

Arte.it incontra Americo Sbardella, presidente di Filmstudio, in occasione della riapertura delle sale. Attraverso ricordi e riflessioni delinea i rapporti stretti tra arte e cinema. A.S. "Nel 1965 diversi pittori cominciarono a fare film: Baruchello e Grifi fecero questo famoso film dadaista, montando tutti pezzi di film western, di spionaggio, con effetti esilaranti. Ci fu anche Ugo Nespolo, da noi scoperto, che ha fatto diversi film, al quale abbiamo dedicato una rassegna. Poi sono ancora da ricordare Franco Angeli e Mario Schifano. Il rapporto tra arte e cinema è stato abbastanza ricco in Italia dal 1966 per almeno dieci anni. Tutti giravano a 16mm o addirittura Super8, tranne Schifano che girava anche con 35mm. Varrebbe la pena, secondo me, di riproporre tutto questo materiale perché rappresenta un aspetto dell’arte visiva italiana che non conosce nessuno; ma in effetti, ritrovare il materiale, è molto difficile soprattutto perché ci sono molti autori che si rifiutano di renderlo pubblico, considerandole giochi di gioventù, ma ci sono delle cose anche molto interessanti”. Avete un archivio dove conservate queste pellicole? A.S. "Per un certo periodo di tempo abbiamo distribuito questi film, chiusa la casa di distribuzione abbiamo restituito le copie. E’ il cosiddetto cinema d’artista, al quale noi abbiamo dedicato diverse manifestazioni, in particolare al Palazzo delle Esposizioni, quando non c’era già più la sala, nel 1993-94". Tra i tanti artisti che hanno frequentato Filmstudio, Schifano ha realizzato delle performances, che cosa hanno significato e quale rapporto c’è stato con l’artista? A.S. "Schifano ha girato diversi film e cortometraggi, come "Umano non umano", uno bellissimo dedicato a Penna, "Morte e costruzioni" di Franco Brogani, "Satellite". Ha sperimentato molto nel cinema e nella televisione, è stato uno dei primi artisti visivi che si è servito del cinema, ha sentito la galleria troppo stretta ed ha raggiunto il movimento dell’opera tramite il cinema, o attraverso delle performances. Ha disegnato anche delle locandine per Filmstudio, tra le quali una bellissima su Fluxus, dipinta direttamente con il colore dal tubetto”. A proposito della grafica, è nota la cura che Filmstudio le ha dedicato, con i cosiddetti “Fantastici 4”. Perché si è puntato molto su questo aspetto? A.S. “Il livello grafico qui a Roma era veramente basso, rispetto a New York, Londra e la Germania. Allora ho provato a fare qualcosa di diverso anche a livello grafico con questi giovani che erano nostri amici e hanno, nello stesso tempo, partecipato alla fondazione di Filmstudio. Giovanni Lussu, che ora insegna grafica a Milano e Moimir, che oggi è vignettista di Repubblica, sono i più noti. Loro frequentavano sempre il Filmstudio, dato che proprio gli studenti di architettura erano il nucleo più assiduo della sala. A tal proposito stiamo preparando una pubblicazione dedicata alla grafica del Filmstudio. Io stesso mi sono dilettato a fare qualcosa di grafica, anche se non era il mio ruolo, ma per noi la questione era, comunque, fare le cose divertendosi”.

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