Il 16,17 e 18 settembre al via la nuova stagione della Grande Arte al cinema
Van Gogh e il "sogno" giapponese: un film racconta la passione dell'artista per l'Oriente
Vista sui fiori di ciliegio, Van Gogh e Giappone © Exhibition on screen (David Bickerstaff). Courtesy Nexo Digital
Samantha De Martin
16/07/2019
Su di lui, che in Giappone non c’era mai stato, l’arte del Sol Levante dovette esercitare un’intensa attrazione al punto da far sorgere nell’animo del grande Vincent una sorta di ammaliante “sogno” giapponese.
L’enigma del Giappone, accanto alle bellezze della Provenza e i capolavori della mostra accolta nel 2018 al Van Gogh Museum di Amsterdam, saranno il fulcro del viaggio cinematografico che inaugura la nuova stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital.
Il 16,17 e 18 settembre arriva nelle sale Van Gogh e il Giappone, il docufilm diretto da David Bickerstaff che, grazie alle lettere dell’artista e alle testimonianze dei suoi contemporanei, svela al pubblico l’intenso legame tra Van Gogh e l'arte giapponese, ma anche il ruolo che il japonisme esercitò sul lavoro del pittore olandese.
Il docufilm guiderà lo spettatore attraverso l’arte del calligrafo Tomoko Kawao e dell'artista performativo Tatsumi Orimoto per consentirgli di cogliere appieno lo spirito artistico del Sol Levante.
Quando il periodo Edo terminò, nel 1868, e il Giappone si aprì all’Occidente, Parigi venne letteralmente invasa dalla moda degli ukiyo-e, “immagini del mondo fluttuante”, un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno.
Van Gogh rimase a tal punto folgorato dagli elementi di questa straordinaria cultura visiva e dal modo in cui potevano essere adattati alla ricerca di un nuovo modo di vedere, da acquistare una serie di stampe con le quali tappezzò la sua stanza. Seguì un attento studio, da parte del pittore, delle opere giapponesi, delle figure femminili nei giardini o sui bagnasciuga, dei fiori, degli alberi dai rami contorti.
Vincent apprezzò così tanto quella purezza compositiva da farne una fonte d’ispirazione imprescindibile per la sua pittura. E anche quando, nel 1888, decise di lasciare la frenetica Parigi per raggiungere la Provenza, alla ricerca di nuovi spunti e di una vita a più stretto contatto con la natura, trovò nella luce abbagliante e nei costumi tradizionali - per certi versi “esotici” - della gente del sud, una sorta di spunto capace di rendere ancora più viva la sua visione idealizzata del Giappone.
"La cosa stupefacente nel lavorare a un film su Van Gogh - spiega il regista David Bickerstaff - è la ricchezza delle intuizioni che emergono dalle sue lettere o anche solo osservando da vicino le sue opere. Pensi di conoscerle, perché sono famosissime, ma ogni “visione” rivela qualcosa di nuovo. L'intensità del sentire di Van Gogh mentre lotta con la sua arte è messa a nudo con ogni segno che marca sulle tele. È la ricerca di una semplicità potente che ha attratto Vincent van Gogh verso l'arte del Giappone”.
La Grande Arte al Cinema - che dal suo debutto ad oggi ha già portato nelle sale 2 milioni di spettatori - è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital, distribuito con i media partner Radio Capital, Sky Arte e Mymovies.it.
Leggi anche:
• La Grande Arte torna cinema: tutti gli appuntamenti del prossimo autunno
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Il docufilm guiderà lo spettatore attraverso l’arte del calligrafo Tomoko Kawao e dell'artista performativo Tatsumi Orimoto per consentirgli di cogliere appieno lo spirito artistico del Sol Levante.
Quando il periodo Edo terminò, nel 1868, e il Giappone si aprì all’Occidente, Parigi venne letteralmente invasa dalla moda degli ukiyo-e, “immagini del mondo fluttuante”, un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno.
Van Gogh rimase a tal punto folgorato dagli elementi di questa straordinaria cultura visiva e dal modo in cui potevano essere adattati alla ricerca di un nuovo modo di vedere, da acquistare una serie di stampe con le quali tappezzò la sua stanza. Seguì un attento studio, da parte del pittore, delle opere giapponesi, delle figure femminili nei giardini o sui bagnasciuga, dei fiori, degli alberi dai rami contorti.
Vincent apprezzò così tanto quella purezza compositiva da farne una fonte d’ispirazione imprescindibile per la sua pittura. E anche quando, nel 1888, decise di lasciare la frenetica Parigi per raggiungere la Provenza, alla ricerca di nuovi spunti e di una vita a più stretto contatto con la natura, trovò nella luce abbagliante e nei costumi tradizionali - per certi versi “esotici” - della gente del sud, una sorta di spunto capace di rendere ancora più viva la sua visione idealizzata del Giappone.
"La cosa stupefacente nel lavorare a un film su Van Gogh - spiega il regista David Bickerstaff - è la ricchezza delle intuizioni che emergono dalle sue lettere o anche solo osservando da vicino le sue opere. Pensi di conoscerle, perché sono famosissime, ma ogni “visione” rivela qualcosa di nuovo. L'intensità del sentire di Van Gogh mentre lotta con la sua arte è messa a nudo con ogni segno che marca sulle tele. È la ricerca di una semplicità potente che ha attratto Vincent van Gogh verso l'arte del Giappone”.
La Grande Arte al Cinema - che dal suo debutto ad oggi ha già portato nelle sale 2 milioni di spettatori - è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital, distribuito con i media partner Radio Capital, Sky Arte e Mymovies.it.
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