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Lamiere di acciaio bugnato, pannelli di polipropilene, passerelle in MDF, piasterelle, telai in alluminio, panche in schiuma polietilenica, costruzioni in cemento armato ecc. La Fondazione Prada è stata trasformata in un deposito 'qualunque'. Il collettivo di Bruxelles, Rotor, ha rovistato nei magazzini dove dal 1993 sono stati depositati i set delle sfilate di moda delle collezioni Prada per dar vita al progetto ex Limbo. Hanno praticamente spostato del materiale, esattamente come lo hanno trovato, stipato e dismesso. Propongono così - con un gesto alla Dunchamp, scrive Germano Celant - un inventario di materiali di scarto.
Dimenticati (se ci riesci) di essere a Milano, di essere alla Fondazione Prada durante il battage del Salone del Mobile. Dimentica di tutto e passeggia nel grande spazio: che ti resta? Non so te, ma a me, non resta quasi nulla. Non ho né la sensazione di riutilizzo, nè tanto meno sento che qualcosa è stato 'trasformato' "da prodotto negativo e da dimenticare in qualcosa di sorprendente e non anticipabile allo sguardo di tutti" (G. C.)
Ho, invece, la sensazione che pur di presenziare nel tragitto tortuoso del fuori Salone, la Fondazione Prada abbia architettato un evento ad hoc che, mixando riciclo, "rivalutazione del caotico e del distrutto" e, non ultima, una riflessione sugli elementi architettonici e scenografici dei set delle sfilate, abbia cercato di svelare o smascherare la sua 'normalità'. Perchè, un pannello in MDF o un telaio di allumino, resta (anche se spostato) quello che è...
Che non abbia colto la poesia, la forza trascendente che, pezzi di legno e acciaio, assorbono dalla meravigliosa e grandiosa 'macchina della moda'?
* Courtesy Rotor e Fondazione Prada, Milano. Photo: Agostino Osio
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Benjamin Lasserre, Melanie Tamm, Lionel Devlieger, Michael Ghyoot,Tristan Boniver, Maarten Gielen