A Seravezza i pittori della “scuola di Staggia”, precursori dei Macchiaioli
Le vie del sole e la rivoluzione del paesaggio italiano
Andrea Marko?, I carbonai, 1861
E. Bramati
05/07/2014
Lucca - Le sale del Palazzo Mediceo di Seravezza in Versilia, riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ospitano da sabato 5 luglio al 7 settembre la mostra “Le vie del sole. La scuola di Staggia ed il paesaggio in Toscana fra Barbizon e la macchia”.
Il percorso espositivo comprende oltre 60 opere, che rendono omaggio a quei pittori che, dal 1853 nella campagne di Staggia vicino Siena, abbandonarono un approccio “accademico” al paesaggio, per anticipare una visione più personale, intima e quotidiana della natura, che culminerà poi nel movimento dei “macchiaioli”.
Questo gruppo di artisti, definiti nel 1873 da Telemaco Signorini come “Scuola di Staggia”, si erano riuniti intorno ai pittori di origine ungherese Carlo e Andrea Markò. Tra loro vi erano Emilio Donnini e Serafino De Tivoli, Carlo Ademollo, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe, Curio Nuti e Michele Rapisardi.
La mostra è dedicata ad una produzione finora poco conosciuta, ma cruciale nel rinnovamento della pittura del paesaggio in Toscana. Si parte dallo scenario del paesaggio romantico a Firenze e dai pittori parigini della scuola di Barbizon, per arrivare poi alla “Scuola di Staggia”.
Qui il paesaggio non è più l’ideale natura composta in studio secondo codificate leggi accademiche, né la ricerca di sublimi effetti romantici, ma riprende i quotidiani “motivi” agresti.
Tra i capolavori in mostra potranno essere ammirati “Il castello di Staggia” di Alessandro La Volpe, proveniente dal Museo di Capodimonte e “I funerali di Buondelmonte” di Francesco Saverio Altamura, ottenuto dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Il percorso espositivo comprende oltre 60 opere, che rendono omaggio a quei pittori che, dal 1853 nella campagne di Staggia vicino Siena, abbandonarono un approccio “accademico” al paesaggio, per anticipare una visione più personale, intima e quotidiana della natura, che culminerà poi nel movimento dei “macchiaioli”.
Questo gruppo di artisti, definiti nel 1873 da Telemaco Signorini come “Scuola di Staggia”, si erano riuniti intorno ai pittori di origine ungherese Carlo e Andrea Markò. Tra loro vi erano Emilio Donnini e Serafino De Tivoli, Carlo Ademollo, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe, Curio Nuti e Michele Rapisardi.
La mostra è dedicata ad una produzione finora poco conosciuta, ma cruciale nel rinnovamento della pittura del paesaggio in Toscana. Si parte dallo scenario del paesaggio romantico a Firenze e dai pittori parigini della scuola di Barbizon, per arrivare poi alla “Scuola di Staggia”.
Qui il paesaggio non è più l’ideale natura composta in studio secondo codificate leggi accademiche, né la ricerca di sublimi effetti romantici, ma riprende i quotidiani “motivi” agresti.
Tra i capolavori in mostra potranno essere ammirati “Il castello di Staggia” di Alessandro La Volpe, proveniente dal Museo di Capodimonte e “I funerali di Buondelmonte” di Francesco Saverio Altamura, ottenuto dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
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