Presentato il programma espositivo del museo mantovano
Un anno alla corte dei Gonzaga: l'Arte di Vivere a Palazzo Te
Palazzo Te, Loggia di Davide. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
Francesca Grego
25/01/2022
Mantova - Un’isola felice incastonata tra i laghi alle porte di Mantova, ricettacolo di bellezza e di piaceri: così Federico II Gonzaga immaginò Palazzo Te, quando commissionò a Giulio Romano lo spettacolare labirinto di sale affrescate. Ma come si viveva realmente all’interno del palazzo? Quali oggetti sono in grado di raccontare le storie depositate tra le sue pareti? In che modo queste opere hanno dato forma all’esperienza degli uomini? Risponde a domande come queste il programma Mantova: l’Arte di vivere, che animerà la stagione espositiva 2022 nell’antica residenza dei Gonzaga. Al cuore del progetto due mostre e un convegno, con l’obiettivo di indagare sugli stili di vita in voga presso la raffinata corte di Mantova e sul ruolo delle corti rinascimentali nella produzione culturale.
Palazzo Te, Volta della Camera dei Giganti. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
“Questo meraviglioso (e sempre meravigliante) Palazzo Te è pieno di allusioni a un’Arte di vivere che a tratti ci sembra di aver smarrito: la sequenza delle sale, la fantasia, il riferimento all’Honesto Otium nella Sala di Amore e Psiche, gli oggetti che occhieggiano dai banchetti, il loro esistere multiforme… Così quest’anno abbiamo deciso di interrogare l’Arte di vivere nascosta e insieme svelata a Palazzo Te”, spiega il direttore Stefano Baia Curioni, che coordina il comitato scientifico internazionale composto da Barbara Furlotti (Courtauld Institute), Davide Gasparotto (Getty Museum), Ketty Gottardo (Courtauld Gallery), Augusto Morari (Fondazione Palazzo Te), Guido Rebecchini (Courtauld Institute) e Xavier Salomon (The Frick Collection).
Palazzo Te, Sala dei Cavalli. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
In un suggestivo viaggio nel tempo, scopriremo i legami tra il fastoso edificio cinquecentesco, le sue incredibili decorazioni pittoriche, gli oggetti e gli eventi effimeri che ospitò. Per gli uomini e le donne che abitarono questi ambienti le cose - che si trattasse di utensili o di opere d’arte poco importa - avevano il potere di plasmare identità e interazioni sociali, definendo in modo perentorio affinità e differenze. Non stupisce quindi che sotto i riflettori ci siano non solo dipinti e disegni, ma anche e soprattutto artefatti dallo statuto ambiguo, che stuzzicano la curiosità.
Le pareti delle meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l'Europa. Portiera in cuoio dorato e cesellato con insegna della famiglia perugina Oddi Montesperelli, 1543. Firenze, Museo e Galleria Mozzi Bardini in deposito al Museo Storico della Caccia e del Territorio di Cerreto Guidi
Oggi, per esempio, sono in pochi a sapere che cosa siano i corami. Dietro un nome che significa semplicemente “oggetti di cuoio”, si nasconde un filone decorativo di grande successo nell’Europa rinascimentale: un tempo, pannelli cesellati e dipinti su fondo dorato o argentato rivestivano anche i muri di Palazzo Te, rendendoli magici e iridescenti. è dedicata a loro la mostra a cura di Augusto Morari in programma dal 26 marzo al 26 giugno 2022, Le pareti delle meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa, che porterà a Mantova prestiti preziosi da Palazzo Madama di Torino, dai musei Correr di Venezia, Stibbert e Mozzi Bardini di Firenze, e dal Museumslandschaft Hessen di Kassel. In sette sezioni, l’esposizione ripercorrerà l’affascinante storia e la fortuna dei corami tra il Quattrocento e la metà del Seicento, in viaggio tra i più rinomati centri di lavorazione e le raffinate commissioni dei Gonzaga. All’interno del palazzo sarà poi ricostruita la bottega del “maestro auripellario”, per conoscere materiali e tecniche alla base di questi particolari arredi.
Giulio Romano e allievi, Camera di Amore e Psiche, 1527. Affresco. Palazzo Te, Mantova. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
La seconda mostra chiama direttamente in causa Giulio Romano, il genio di Palazzo Te. Curata da Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, a partire all'8 ottobre Giulio Romano. La forza delle cose illustrerà come la fantasia dell’artista cinquecentesco sia andata ben oltre la pittura e l’architettura, dando forma a mille oggetti strani, “cangianti e metamorfici, che testimoniano la presenza del mito nel quotidiano e la capacità aristocratica di partecipare carismaticamente al divenire del mondo”.
“Un mondo”, scrivono i curatori, “in cui i re imponevano le mani da guaritori, in cui il nobile era davvero ‘diverso’ dal borghese, a partire dalla differenza delle cose che lo riguardavano”. In arrivo per l’occasione armi e armature, ma anche vasellame e oreficerie che ornavano la tavola dei principi, nonché disegni per argenti, arazzi, oggetti in bronzo e metalli preziosi, che evidenziano come Giulio Romano abbia trovato proprio nel design “la dimensione ideale per esprimere la sua vena più fantasiosa, scherzosa e originale”. Da non perdere, il celebre scudo dell’imperatore Carlo V conservato a Madrid, eccezionalmente esposto insieme al progetto dell’artista.
Giulio Romano. La forza delle cose. Modello 3D, Pinza da tavola a forma di becco d'anatra © Factum Foundation
Entrambe le mostre si avvalgono della collaborazione di Factum Foundation, azienda internazionale leader nell’innovazione museografica e nell’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione dei beni culturali, che firma il progetto di digitalizzazione in alta risoluzione di tre celebri sale di Palazzo Te.
Digitalizzazione degli affreschi di Palazzo Te, Sala dei Giganti. LiDAR © Oscar Parasiego per Factum Foundation
“L’intera rassegna” osservano ancora i curatori, “consente di scoprire che l’Arte di vivere non è finita con i Gonzaga, ma è filtrata dalle cose stesse, attraverso il patrimonio culturale materiale e immateriale, nella vita quotidiana contemporanea della città di Mantova. Una città la cui arte di vivere si fa riconoscibile per tutti coloro che ad essa non sono abituati. Una città di pensieri, letture, lentezze, che riscopre ogni giorno la risorsa creativa di un tempo”. Per questo motivo alle due mostre si aggiungono eventi espositivi legati all’artigianato contemporaneo di qualità in collaborazione con Michelangelo Foundation e Homo Faber, nonché un nutrito cartellone di danza, musica, teatro. E a maggio il convegno online Il gusto per le cose: il design degli oggetti tra Mantova e le corti europee del Rinascimento amplierà gli orizzonti teorici della rassegna, coinvolgendo un ventaglio di esperti internazionali con il coordinamento di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini.
Palazzo Te, Facciata sulle Peschiere. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
Palazzo Te, Volta della Camera dei Giganti. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
“Questo meraviglioso (e sempre meravigliante) Palazzo Te è pieno di allusioni a un’Arte di vivere che a tratti ci sembra di aver smarrito: la sequenza delle sale, la fantasia, il riferimento all’Honesto Otium nella Sala di Amore e Psiche, gli oggetti che occhieggiano dai banchetti, il loro esistere multiforme… Così quest’anno abbiamo deciso di interrogare l’Arte di vivere nascosta e insieme svelata a Palazzo Te”, spiega il direttore Stefano Baia Curioni, che coordina il comitato scientifico internazionale composto da Barbara Furlotti (Courtauld Institute), Davide Gasparotto (Getty Museum), Ketty Gottardo (Courtauld Gallery), Augusto Morari (Fondazione Palazzo Te), Guido Rebecchini (Courtauld Institute) e Xavier Salomon (The Frick Collection).
Palazzo Te, Sala dei Cavalli. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
In un suggestivo viaggio nel tempo, scopriremo i legami tra il fastoso edificio cinquecentesco, le sue incredibili decorazioni pittoriche, gli oggetti e gli eventi effimeri che ospitò. Per gli uomini e le donne che abitarono questi ambienti le cose - che si trattasse di utensili o di opere d’arte poco importa - avevano il potere di plasmare identità e interazioni sociali, definendo in modo perentorio affinità e differenze. Non stupisce quindi che sotto i riflettori ci siano non solo dipinti e disegni, ma anche e soprattutto artefatti dallo statuto ambiguo, che stuzzicano la curiosità.
Le pareti delle meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l'Europa. Portiera in cuoio dorato e cesellato con insegna della famiglia perugina Oddi Montesperelli, 1543. Firenze, Museo e Galleria Mozzi Bardini in deposito al Museo Storico della Caccia e del Territorio di Cerreto Guidi
Oggi, per esempio, sono in pochi a sapere che cosa siano i corami. Dietro un nome che significa semplicemente “oggetti di cuoio”, si nasconde un filone decorativo di grande successo nell’Europa rinascimentale: un tempo, pannelli cesellati e dipinti su fondo dorato o argentato rivestivano anche i muri di Palazzo Te, rendendoli magici e iridescenti. è dedicata a loro la mostra a cura di Augusto Morari in programma dal 26 marzo al 26 giugno 2022, Le pareti delle meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa, che porterà a Mantova prestiti preziosi da Palazzo Madama di Torino, dai musei Correr di Venezia, Stibbert e Mozzi Bardini di Firenze, e dal Museumslandschaft Hessen di Kassel. In sette sezioni, l’esposizione ripercorrerà l’affascinante storia e la fortuna dei corami tra il Quattrocento e la metà del Seicento, in viaggio tra i più rinomati centri di lavorazione e le raffinate commissioni dei Gonzaga. All’interno del palazzo sarà poi ricostruita la bottega del “maestro auripellario”, per conoscere materiali e tecniche alla base di questi particolari arredi.
Giulio Romano e allievi, Camera di Amore e Psiche, 1527. Affresco. Palazzo Te, Mantova. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
La seconda mostra chiama direttamente in causa Giulio Romano, il genio di Palazzo Te. Curata da Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, a partire all'8 ottobre Giulio Romano. La forza delle cose illustrerà come la fantasia dell’artista cinquecentesco sia andata ben oltre la pittura e l’architettura, dando forma a mille oggetti strani, “cangianti e metamorfici, che testimoniano la presenza del mito nel quotidiano e la capacità aristocratica di partecipare carismaticamente al divenire del mondo”.
“Un mondo”, scrivono i curatori, “in cui i re imponevano le mani da guaritori, in cui il nobile era davvero ‘diverso’ dal borghese, a partire dalla differenza delle cose che lo riguardavano”. In arrivo per l’occasione armi e armature, ma anche vasellame e oreficerie che ornavano la tavola dei principi, nonché disegni per argenti, arazzi, oggetti in bronzo e metalli preziosi, che evidenziano come Giulio Romano abbia trovato proprio nel design “la dimensione ideale per esprimere la sua vena più fantasiosa, scherzosa e originale”. Da non perdere, il celebre scudo dell’imperatore Carlo V conservato a Madrid, eccezionalmente esposto insieme al progetto dell’artista.
Giulio Romano. La forza delle cose. Modello 3D, Pinza da tavola a forma di becco d'anatra © Factum Foundation
Entrambe le mostre si avvalgono della collaborazione di Factum Foundation, azienda internazionale leader nell’innovazione museografica e nell’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione dei beni culturali, che firma il progetto di digitalizzazione in alta risoluzione di tre celebri sale di Palazzo Te.
Digitalizzazione degli affreschi di Palazzo Te, Sala dei Giganti. LiDAR © Oscar Parasiego per Factum Foundation
“L’intera rassegna” osservano ancora i curatori, “consente di scoprire che l’Arte di vivere non è finita con i Gonzaga, ma è filtrata dalle cose stesse, attraverso il patrimonio culturale materiale e immateriale, nella vita quotidiana contemporanea della città di Mantova. Una città la cui arte di vivere si fa riconoscibile per tutti coloro che ad essa non sono abituati. Una città di pensieri, letture, lentezze, che riscopre ogni giorno la risorsa creativa di un tempo”. Per questo motivo alle due mostre si aggiungono eventi espositivi legati all’artigianato contemporaneo di qualità in collaborazione con Michelangelo Foundation e Homo Faber, nonché un nutrito cartellone di danza, musica, teatro. E a maggio il convegno online Il gusto per le cose: il design degli oggetti tra Mantova e le corti europee del Rinascimento amplierà gli orizzonti teorici della rassegna, coinvolgendo un ventaglio di esperti internazionali con il coordinamento di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini.
Palazzo Te, Facciata sulle Peschiere. Foto Gianmaria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
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