Dal 9 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016
Burri alla conquista dell'America

Grande bianco (Large White), 1952: Oil, tempera, fabric, thread, and Vinavil on canvas, 149.2 x 250.2 cm. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello, Italy. © Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello/2015
Ludovica Sanfelice
09/06/2015
Milano - Inaugura al Guggenheim di New York la più grande retrospettiva mai dedicata ad Alberto Burri in suolo americano, evento di punta del ricco calendario di celebrazioni organizzate nel centenario della nascita dell’artista.
Esplorando la bellezza e la complessità del processo creativo alla base delle opere di Burri, la retrospettiva americana imposterà la ricollocazione del maestro in una posizione dominante all’interno della scena artistica del secondo dopoguerra.
Raggruppando oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani, il percorso dimostrerà infatti come, attenuando la demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, Burri diede forma ad una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l'Arte Processuale e l’Arte Povera.
Lungo la spirale del Guggenheim si susseguiranno i diversi supporti, le superfici e i colori che Burri utilizzò nelle numerosi fasi artistiche che costellarono la sua carriera. Oltre alla celebre serie Sacchi realizzata con resti di juta lacerati, rammendati e ricombinati con stracci, il museo presenterà anche opere meno note al pubblico americano come Catrami, Muffe, Gobbi (tele con gobbe in rilievo che si aggettano nello spazio), Bianchi (monocromi), Legni (combustioni di legni), Ferri (rilievi costituiti da protuberanze di pezzi prefabbricati di lamiera in alluminio), Combustioni plastiche (fogli di plastica fusa), Cretti (effetto craquelure) e Cellotex (truciolato intagliato e decorticato). Una sezione sarà inoltre dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985-89), memoriale dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina.
Per la rassegna, così come per l’enciclopedica esposizione dedicata ai futuristi italiani sempre negli spazi del Guggenheim nel 2014, fondamentale è stato il sostegno di Lavazza che affinacandosi alle celebrazioni festeggia anche i suoi 120 anni di attività.
Esplorando la bellezza e la complessità del processo creativo alla base delle opere di Burri, la retrospettiva americana imposterà la ricollocazione del maestro in una posizione dominante all’interno della scena artistica del secondo dopoguerra.
Raggruppando oltre 100 opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani, il percorso dimostrerà infatti come, attenuando la demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, Burri diede forma ad una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l'Arte Processuale e l’Arte Povera.
Lungo la spirale del Guggenheim si susseguiranno i diversi supporti, le superfici e i colori che Burri utilizzò nelle numerosi fasi artistiche che costellarono la sua carriera. Oltre alla celebre serie Sacchi realizzata con resti di juta lacerati, rammendati e ricombinati con stracci, il museo presenterà anche opere meno note al pubblico americano come Catrami, Muffe, Gobbi (tele con gobbe in rilievo che si aggettano nello spazio), Bianchi (monocromi), Legni (combustioni di legni), Ferri (rilievi costituiti da protuberanze di pezzi prefabbricati di lamiera in alluminio), Combustioni plastiche (fogli di plastica fusa), Cretti (effetto craquelure) e Cellotex (truciolato intagliato e decorticato). Una sezione sarà inoltre dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985-89), memoriale dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina.
Per la rassegna, così come per l’enciclopedica esposizione dedicata ai futuristi italiani sempre negli spazi del Guggenheim nel 2014, fondamentale è stato il sostegno di Lavazza che affinacandosi alle celebrazioni festeggia anche i suoi 120 anni di attività.
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