Dal 10 ottobre al 28 marzo alla Fabbrica del Vapore
Frida Kahlo a Milano: un viaggio nell'anima dell' "ocultadora"
Leo Matiz, Frida Kahlo, Coyoacàn, Città del Messico, 1944, Fotografia a colori | Courtesy Fondazione Leo Matiz
Samantha De Martin
07/10/2020
Milano - “Un nastro intorno ad una bomba”. Così André Breton considerava l’arte di Frida Kahlo, la bambina dalle ali di paglia che continua a emozionare il mondo con il suo universo interiore misterioso, con l’alchimia del colore, con quella passione divenuta tormento insieme a quella complessità psicologica esplosa in una ricercatezza tecnica senza precedenti.
La Fabbrica del Vapore le rende omaggio con una mostra, pronta ad aprire i battenti a Milano dal 10 ottobre al 28 marzo, e dove emerge con vigore l’universo interiore della pittrice che, nonostante tutto, come lei stessa diceva, non si sentiva mai delusa dalla vita.
Un viaggio a 360 gradi
Frida Kahlo - Il Caos dentro è un viaggio sensoriale ed immersivo che, avvalendosi dell’alta tecnologia, trascina il visitatore nella vita della grande artista messicana, esplorandone la dimensione artistica, umana, spirituale.
Prodotto da Navigare e curato da Antonio Arévalo, Alejandra Matiz, Milagros Ancheita e Maria Rosso, il percorso accompagna il pubblico tra gli luoghi della pittrice, tra i i suoi scritti, attraverso la riproduzione di alcune sue opere iconiche.
E il visitatore si trova a indagare il suo rapporto con Diego Rivera, a scrutarne gli abiti eccentrici, le sue gonne ampie e coloratissime, gli accessori estrosi che l’hanno resa un’icona di stile, quegli oggetti di artigianato della cultura popolare a lei cara, che tanta rilevanza ebbero nella sua poetica. Le canzoni, gli abiti indigeni, i giocattoli tradizionali ci accompagnano nell’intimo cantuccio della sua esistenza, ripercorrendo, al tempo stesso, anche la storia del Messico, la cui presenza è un elemento costante nella vita e nell’opera dell’artista.
Frida Kahlo, Autoritratto con scimmie, 1943, Olio su tela, 63 x 81.5 cm, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca | © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. | Courtesy of NAVIGARE Srl 2019
Un’icona per Kenzo e Givenchy
Dai pennelli alla moda. Frida è stata anche fonte di ispirazione per numerosi stilisti e case di moda internazionali, da Givenchy a Kenzo, da Ferragamo a Moschino, Missoni, Dolce & Gabbana. Motivo che ha spinto, nel 2012, a quasi 60 anni dalla sua morte, Vogue Messico a dedicarle una copertina.
“In una sala - spiega Milagros Ancheita, esperta del costume messicano, stilista del marchio Enamoramex e anch’essa curatrice della mostra - si scoprono tutti i dettagli e i riferimenti storici dei capi d’abbigliamento indossati da Frida che utilizzò abiti tipici di diverse regioni del Messico, come simbolo di vicinanza ed empatia col popolo. Era particolarmente legata all’abito tehuana di Oaxaca, lo stato di cui era originaria la madre. Inoltre, quella tehuana era l’unica cultura matriarcale del Messico, in cui le donne sfoggiavano con orgoglio il loro essere lavoratrici ed autosufficienti. Nella tradizione artistica tehuana la quantità di sfumature di colore dei petali di un fiore ricamato sono indice di un elevato status sociale”.
Alle radici dell’arte di Frida
All’arte popolare e alla cultura messicana, Arévalo, uno dei curatori della mostra, ha voluto dedicare un approfondimento, attraverso grandi pannelli grafici che ne raccontano le origini, le rivoluzioni, l’iconografia, ma anche elementi dell’artigianato, tra ceramiche e gioielli, che hanno impreziosito l’abbigliamento di Frida.
Assieme a lei viviamo il dramma dalla poliomielite, malattia che l'avrebbe resa per sempre claudicante dalla gamba destra, e soprattutto di quell’incidente in autobus, a 18 anni, che le provocò diverse fratture alla colonna vertebrale, e i cui postumi avrebbero irreversibilmente condizionato la sua tormentata esistenza.
Il dolore degli interventi e degli aborti si fonde a quello inferto dai continui tradimenti di Diego Rivera.
Un viaggio nel tempo e nello spazio tra i luoghi dell’ “ocultadora”
Una sezione multimediale con immagini animate e un’avvincente cronistoria schiude le porte ai luoghi dell’artista attraverso una minuziosa riproduzione dei tre ambienti più vissuti di Casa Azul. La celebre magione messicana costruita in stile francese da Guillermo Kahlo nel 1904 rivive a Milano attraverso la camera da letto, lo studio, il giardino - con la lussureggiante vegetazione abitata da scimmie e pappagalli - il grande letto a baldacchino in legno massello, lo specchio che Frida utilizzava per potersi ritrarre anche quando era costretta a letto dalla malattia e dove morì il 13 luglio del 1954.
Uno spazio popolato da colori e pennelli, insomma, con la sedia rossa impagliata, il diario di Frida, la sedia a rotelle e il grande cavalletto.
Frida Kahlo. Il caos dentro | Courtesy of Fabbrica del Vapore, Milano
Da non perdere: Frida nei ritratti di Leo Matiz
Una sezione della mostra, a cura da Alejandra Matiz, direttrice della Fondazione Leo Matiz di Bogotà, si intitola I colori dell’anima. Qui incrociamo lo sguardo della pittrice trentenne, l’ “ocultadora” come amava definirsi, immortalata dal fotografo colombiano Leonet Matiz Espinoza, che coglie con spontaneità le sfumature espressive dell’amica Frida.
Ritroviamo così la pittrice nel giardino, nello studio, con la sua intensa femminilità e lo sguardo fiero rivolto all’obiettivo.
La bellezza di questi scatti sta nell’aver reso eterni alcuni tra i momenti più sereni della vita dell’artista messicana, prima ancora che il dolore fisico ne trasformasse il corpo.
Una piccola chicca
Un’altra chicca da non perdere è Piden aeroplanos y les dan alas de petate (Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia), dipinta nel 1938 ed esposta pochissime altre volte in Italia. Si tratta di un’opera fortemente simbolica. La grande forza d’animo della Kahlo è quella che le ha permesso di compiere il grande miracolo di staccarsi dal suolo e spiccare il volo, raggiungendo un posto di rilievo nell’olimpo degli artisti attraverso la delicatezza delle sue 'ali di paglia'.
Frida Kahlo, Piden Aeroplanos Y Les Dan Alas De, Petate, 1938, Olio su cartone, 59 × 84 cm, Collezione privata | Courtesy Galerìa de Arte David Bardìa
Amore e tormenti
La mostra prosegue al piano superiore della Fabbrica del Vapore con una sezione dedicata a Diego Rivera. Lavorava nell’anfiteatro Bolivar quando i due si incontrarono per la prima volta; aveva 36 anni, mentre Frida 15.
“Aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto inusuali e negli occhi le brillava uno strano fuoco” ricorderà di quel giorno il suo futuro marito. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quella storia tossica, deturpata da gelosie, tradimenti, sebbene salvata da una grande passione, avrebbe alimentato la già dolorosa esistenza della pittrice.
Diego Rivera rivive in mostra anche attraverso le proiezioni di alcuni dei suoi murales più noti realizzati in varie parti del mondo, e raffiguranti gli eventi politici del suo tempo.
La personalità di Frida Kahlo emerge, inoltre, anche dalle lettere, particolarmente evocative, destinate al marito e che saranno proiettate in mostra.
Perché gli autoritratti?
“Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me”. Con queste parole Frida spiegava perché nella sua intensa attività artistica abbia prediletto gli autoritratti.
La sezione Frida e il suo doppio espone le riproduzioni, in formato modlight, di quindici tra i suoi lavori più significativi, come Autoritratto con collana (1933), Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto con scimmie (1945), La colonna spezzata (1944).
Frida Kahlo Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940, Olio su lamina metallica, 63.5 x 49.5 cm, Harry Ranson Center, USA, Riproduzione formato Modlight | © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.
Una mostra per tutti
Con il suo stile accattivante, la mostra schiuderà l’accesso al mondo di Frida anche a quei bambini ed ai ragazzi che si avvicineranno per la prima volta alla conoscenza della pittrice. Per chi invece già conosce l’artista, offre vari spunti di riflessione.
In una lettera inviata al medico di fiducia Leo Eloesser, Frida scriveva : "Nonostante tutto ho la volontà di fare molte cose e non mi sento mai delusa dalla vita”. Un insegnamento da tenere a mente.
Inoltre i più piccoli potranno partecipare ai laboratori, dilettandosi in una caccia al dettaglio, tra gli oggetti e i colori più caratteristici e amati da Frida Kahlo.
La mostra è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 21. La biglietteria chiude trenta minuti prima.
Mostra Frida Kahlo – Il Caos Dentro, Camera da letto di Frida, Casa Azul
Coyoacàn, Città del Messico | Courtesy NAVIGARE Srl
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• Frida Kahlo. Il caos dentro
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E il visitatore si trova a indagare il suo rapporto con Diego Rivera, a scrutarne gli abiti eccentrici, le sue gonne ampie e coloratissime, gli accessori estrosi che l’hanno resa un’icona di stile, quegli oggetti di artigianato della cultura popolare a lei cara, che tanta rilevanza ebbero nella sua poetica. Le canzoni, gli abiti indigeni, i giocattoli tradizionali ci accompagnano nell’intimo cantuccio della sua esistenza, ripercorrendo, al tempo stesso, anche la storia del Messico, la cui presenza è un elemento costante nella vita e nell’opera dell’artista.
Frida Kahlo, Autoritratto con scimmie, 1943, Olio su tela, 63 x 81.5 cm, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation, Cuernavaca | © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F. | Courtesy of NAVIGARE Srl 2019
Un’icona per Kenzo e Givenchy
Dai pennelli alla moda. Frida è stata anche fonte di ispirazione per numerosi stilisti e case di moda internazionali, da Givenchy a Kenzo, da Ferragamo a Moschino, Missoni, Dolce & Gabbana. Motivo che ha spinto, nel 2012, a quasi 60 anni dalla sua morte, Vogue Messico a dedicarle una copertina.
“In una sala - spiega Milagros Ancheita, esperta del costume messicano, stilista del marchio Enamoramex e anch’essa curatrice della mostra - si scoprono tutti i dettagli e i riferimenti storici dei capi d’abbigliamento indossati da Frida che utilizzò abiti tipici di diverse regioni del Messico, come simbolo di vicinanza ed empatia col popolo. Era particolarmente legata all’abito tehuana di Oaxaca, lo stato di cui era originaria la madre. Inoltre, quella tehuana era l’unica cultura matriarcale del Messico, in cui le donne sfoggiavano con orgoglio il loro essere lavoratrici ed autosufficienti. Nella tradizione artistica tehuana la quantità di sfumature di colore dei petali di un fiore ricamato sono indice di un elevato status sociale”.
Alle radici dell’arte di Frida
All’arte popolare e alla cultura messicana, Arévalo, uno dei curatori della mostra, ha voluto dedicare un approfondimento, attraverso grandi pannelli grafici che ne raccontano le origini, le rivoluzioni, l’iconografia, ma anche elementi dell’artigianato, tra ceramiche e gioielli, che hanno impreziosito l’abbigliamento di Frida.
Assieme a lei viviamo il dramma dalla poliomielite, malattia che l'avrebbe resa per sempre claudicante dalla gamba destra, e soprattutto di quell’incidente in autobus, a 18 anni, che le provocò diverse fratture alla colonna vertebrale, e i cui postumi avrebbero irreversibilmente condizionato la sua tormentata esistenza.
Il dolore degli interventi e degli aborti si fonde a quello inferto dai continui tradimenti di Diego Rivera.
Un viaggio nel tempo e nello spazio tra i luoghi dell’ “ocultadora”
Una sezione multimediale con immagini animate e un’avvincente cronistoria schiude le porte ai luoghi dell’artista attraverso una minuziosa riproduzione dei tre ambienti più vissuti di Casa Azul. La celebre magione messicana costruita in stile francese da Guillermo Kahlo nel 1904 rivive a Milano attraverso la camera da letto, lo studio, il giardino - con la lussureggiante vegetazione abitata da scimmie e pappagalli - il grande letto a baldacchino in legno massello, lo specchio che Frida utilizzava per potersi ritrarre anche quando era costretta a letto dalla malattia e dove morì il 13 luglio del 1954.
Uno spazio popolato da colori e pennelli, insomma, con la sedia rossa impagliata, il diario di Frida, la sedia a rotelle e il grande cavalletto.
Frida Kahlo. Il caos dentro | Courtesy of Fabbrica del Vapore, Milano
Da non perdere: Frida nei ritratti di Leo Matiz
Una sezione della mostra, a cura da Alejandra Matiz, direttrice della Fondazione Leo Matiz di Bogotà, si intitola I colori dell’anima. Qui incrociamo lo sguardo della pittrice trentenne, l’ “ocultadora” come amava definirsi, immortalata dal fotografo colombiano Leonet Matiz Espinoza, che coglie con spontaneità le sfumature espressive dell’amica Frida.
Ritroviamo così la pittrice nel giardino, nello studio, con la sua intensa femminilità e lo sguardo fiero rivolto all’obiettivo.
La bellezza di questi scatti sta nell’aver reso eterni alcuni tra i momenti più sereni della vita dell’artista messicana, prima ancora che il dolore fisico ne trasformasse il corpo.
Una piccola chicca
Un’altra chicca da non perdere è Piden aeroplanos y les dan alas de petate (Chiedono aeroplani e gli danno ali di paglia), dipinta nel 1938 ed esposta pochissime altre volte in Italia. Si tratta di un’opera fortemente simbolica. La grande forza d’animo della Kahlo è quella che le ha permesso di compiere il grande miracolo di staccarsi dal suolo e spiccare il volo, raggiungendo un posto di rilievo nell’olimpo degli artisti attraverso la delicatezza delle sue 'ali di paglia'.
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Amore e tormenti
La mostra prosegue al piano superiore della Fabbrica del Vapore con una sezione dedicata a Diego Rivera. Lavorava nell’anfiteatro Bolivar quando i due si incontrarono per la prima volta; aveva 36 anni, mentre Frida 15.
“Aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto inusuali e negli occhi le brillava uno strano fuoco” ricorderà di quel giorno il suo futuro marito. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quella storia tossica, deturpata da gelosie, tradimenti, sebbene salvata da una grande passione, avrebbe alimentato la già dolorosa esistenza della pittrice.
Diego Rivera rivive in mostra anche attraverso le proiezioni di alcuni dei suoi murales più noti realizzati in varie parti del mondo, e raffiguranti gli eventi politici del suo tempo.
La personalità di Frida Kahlo emerge, inoltre, anche dalle lettere, particolarmente evocative, destinate al marito e che saranno proiettate in mostra.
Perché gli autoritratti?
“Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me”. Con queste parole Frida spiegava perché nella sua intensa attività artistica abbia prediletto gli autoritratti.
La sezione Frida e il suo doppio espone le riproduzioni, in formato modlight, di quindici tra i suoi lavori più significativi, come Autoritratto con collana (1933), Autoritratto con treccia (1941), Autoritratto con scimmie (1945), La colonna spezzata (1944).
Frida Kahlo Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940, Olio su lamina metallica, 63.5 x 49.5 cm, Harry Ranson Center, USA, Riproduzione formato Modlight | © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F.
Una mostra per tutti
Con il suo stile accattivante, la mostra schiuderà l’accesso al mondo di Frida anche a quei bambini ed ai ragazzi che si avvicineranno per la prima volta alla conoscenza della pittrice. Per chi invece già conosce l’artista, offre vari spunti di riflessione.
In una lettera inviata al medico di fiducia Leo Eloesser, Frida scriveva : "Nonostante tutto ho la volontà di fare molte cose e non mi sento mai delusa dalla vita”. Un insegnamento da tenere a mente.
Inoltre i più piccoli potranno partecipare ai laboratori, dilettandosi in una caccia al dettaglio, tra gli oggetti e i colori più caratteristici e amati da Frida Kahlo.
La mostra è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 21. La biglietteria chiude trenta minuti prima.
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