Dal 13 ottobre al 2 dicembre da Galleria Bottegantica
In autunno l'Aeropittura futurista in mostra a Milano
Tato (Guglielmo Sansoni), Paesaggio Aereo, 1932, Olio su tavola, 112.5 x 110.5 cm
Samantha De Martin
19/07/2023
Milano - L’indagine sul Futurismo condotta da Galleria Bottegantica prosegue con un affondo sull’Aeropittura, l’avanguardia italiana attecchita tra le due guerre, dagli anni Venti ai primi anni Quaranta del Novecento.
Dal 13 ottobre al 2 dicembre sarà Fabio Benzi, tra i massimi esperti del Futurismo, a curare la rassegna dedicata alla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943).
Questi appuntamenti furono due occasioni di grande visibilità per gli artisti stessi. Grazie a queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione.
Una trentina di lavori in mostra - tra pitture e sculture - quasi tutte esposte nelle rassegne veneziane e romane, restituiranno al pubblico la varietà delle ricerche artistiche che caratterizzarono il movimento.
Fortunato Depero, Ritratto psicologico dell'aviatore Azari, 1922, Olio su tela, 93 x 137 cm
È il 1926, e Marinetti riesce a fare entrare i futuristi alla Biennale di Venezia. Elemento predominante di questa edizione è l’arte meccanica futurista ispirata al linguaggio della meccanica per creare un’arte basata sulla solidità costruttiva dei volumi e delle linee. A rappresentare in mostra questa tendenza è il bassorilievo Derivazione plastica da Bottiglie, Bicchiere, Ambiente (1926) di Ivo Pannaggi, firmatario con Enrico Prampolini e Vinicio Paladini de L’arte meccanica. Manifesto Futurista (1922).
A partire dalle successive Biennali emergerà una linea di ricerca attorno all’Aeropittura, i cui principi vengono espressi nella prima bozza del Manifesto dell’Aeropittura Futurista pubblicato nel 1929. Eppure, ad anticipare il crescente interesse per il volo era stata, già alla Biennale del 1926, l'opera Prospettive di volo del pittore e aviatore Fedele Azari, del quale Fortunato Depero nel 1922 realizzò un iconico ritratto, presente in mostra.
L’evoluzione delle ricerche aeropittoriche sarà ribadita attraverso le partecipazioni futuriste alle Biennali e alle Quadriennali. Prampolini è la figura chiave attorno alla quale si sviluppa una corrente pittorica più lirica, che genera originali proiezioni cosmiche alla ricerca di una “nuova spiritualità extra-terrestre”, rappresentata in mostra da opere dello stesso artista, ma anche di Fillia, Benedetta e Augusto Favalli. Accanto alla componente cosmica, non manca la declinazione dell’aeropittura più sensibile alla resa verosimile della realtà e attenta a celebrare le conquiste tecniche sul terreno dell’aviazione.
Tullio Crali, Aerocaccia I (Duello di caccia), 1936, Olio su tavola, 80 x 100 cm
La scultura di Thayaht, S.55 Architettonico (1935-1936), celebra ad esempio le forme geometriche e puntuali dell’idrovolante sul quale, tra il dicembre 1930 e il gennaio 1931, Italo Balbo compì la sua trasvolata atlantica. Per apprezzare invece inedite prospettive basate sulla pioneristica esperienza del volo degli stessi artisti basta tuffarsi tra le dinamiche vedute dall’alto di Alfredo Gauro Ambrosi, come Virata sull’Arena di Verona (1932), osservare Paesaggio aereo (1932) di Tato, o farsi coinvolgere dalle acrobazie aeree di Tullio Crali in Aerocaccia I (Duello di caccia) (1936). La chiusura cronologica del percorso è affidata a dipinti a soggetto bellico relativi alle conquiste coloniali in Africa, ad opera di Cesare Andreoni e Renato di Bosso, esposti alle cosiddette “Biennali di guerra” (1940-1942).
In questi anni anni i legami sempre più stringenti con il regime fascista danno vita a opere di carattere propagandistico e di esaltazione bellicistica.
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Leggi anche:
• Quando i Futuristi spiccarono il volo. In mostra i maestri dell'Aeropittura
Dal 13 ottobre al 2 dicembre sarà Fabio Benzi, tra i massimi esperti del Futurismo, a curare la rassegna dedicata alla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943).
Questi appuntamenti furono due occasioni di grande visibilità per gli artisti stessi. Grazie a queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione.
Una trentina di lavori in mostra - tra pitture e sculture - quasi tutte esposte nelle rassegne veneziane e romane, restituiranno al pubblico la varietà delle ricerche artistiche che caratterizzarono il movimento.
Fortunato Depero, Ritratto psicologico dell'aviatore Azari, 1922, Olio su tela, 93 x 137 cm
È il 1926, e Marinetti riesce a fare entrare i futuristi alla Biennale di Venezia. Elemento predominante di questa edizione è l’arte meccanica futurista ispirata al linguaggio della meccanica per creare un’arte basata sulla solidità costruttiva dei volumi e delle linee. A rappresentare in mostra questa tendenza è il bassorilievo Derivazione plastica da Bottiglie, Bicchiere, Ambiente (1926) di Ivo Pannaggi, firmatario con Enrico Prampolini e Vinicio Paladini de L’arte meccanica. Manifesto Futurista (1922).
A partire dalle successive Biennali emergerà una linea di ricerca attorno all’Aeropittura, i cui principi vengono espressi nella prima bozza del Manifesto dell’Aeropittura Futurista pubblicato nel 1929. Eppure, ad anticipare il crescente interesse per il volo era stata, già alla Biennale del 1926, l'opera Prospettive di volo del pittore e aviatore Fedele Azari, del quale Fortunato Depero nel 1922 realizzò un iconico ritratto, presente in mostra.
L’evoluzione delle ricerche aeropittoriche sarà ribadita attraverso le partecipazioni futuriste alle Biennali e alle Quadriennali. Prampolini è la figura chiave attorno alla quale si sviluppa una corrente pittorica più lirica, che genera originali proiezioni cosmiche alla ricerca di una “nuova spiritualità extra-terrestre”, rappresentata in mostra da opere dello stesso artista, ma anche di Fillia, Benedetta e Augusto Favalli. Accanto alla componente cosmica, non manca la declinazione dell’aeropittura più sensibile alla resa verosimile della realtà e attenta a celebrare le conquiste tecniche sul terreno dell’aviazione.
Tullio Crali, Aerocaccia I (Duello di caccia), 1936, Olio su tavola, 80 x 100 cm
La scultura di Thayaht, S.55 Architettonico (1935-1936), celebra ad esempio le forme geometriche e puntuali dell’idrovolante sul quale, tra il dicembre 1930 e il gennaio 1931, Italo Balbo compì la sua trasvolata atlantica. Per apprezzare invece inedite prospettive basate sulla pioneristica esperienza del volo degli stessi artisti basta tuffarsi tra le dinamiche vedute dall’alto di Alfredo Gauro Ambrosi, come Virata sull’Arena di Verona (1932), osservare Paesaggio aereo (1932) di Tato, o farsi coinvolgere dalle acrobazie aeree di Tullio Crali in Aerocaccia I (Duello di caccia) (1936). La chiusura cronologica del percorso è affidata a dipinti a soggetto bellico relativi alle conquiste coloniali in Africa, ad opera di Cesare Andreoni e Renato di Bosso, esposti alle cosiddette “Biennali di guerra” (1940-1942).
In questi anni anni i legami sempre più stringenti con il regime fascista danno vita a opere di carattere propagandistico e di esaltazione bellicistica.
La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
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