A Milano fino al 23 giugno
Ingres, Milano e la vita artistica al tempo di Napoleone. Una grande mostra a Palazzo Reale
Jean Auguste Dominique Ingres, Giove e Antiope, 1851, Olio su tela, 43.5 x 32.5 cm, Musée d'Orsay, Paris
Samantha De Martin
11/03/2019
Milano - Odalische dai lunghi colli e i linementi sinuosi, torsi nodosi, corpi dalla mascolinità esaltata, una donna con tre braccia fanno capolino da una cornice intessuta di un raffinato manierismo.
Sono alcuni dei soggetti che ricorrono nelle opere di Jean Auguste Dominique Ingres, allestite a Palazzo Reale fino al 23 giugno all’interno di un percorso a cura di Florence Viguier-Dutheil - conservatore capo del Patrimonio e direttrice del Musée Ingres di Montauban - che accoglie oltre 150 opere, tra dipinti, disegni, ritratti del grande maestro francese.
Attraverso prestiti internazionali in arrivo a Milano da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo, dal Metropolitan Museum of Art di New York al Musée d'Orsay, dal Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris al museo di Montaubaun, oltre che da collezioni private, l’erede di Raffaello e precursore di Picasso è al centro di un percorso che illumina i visitatori sull’apporto “rivoluzionario” della sua pittura.
Realista e manierista al tempo stesso, Ingres affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero. Insieme a Jacques Louis David e Antonio Canova ha segnato la modernità europea nella stagione del neoclassicismo. Oltre a presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello, la mostra Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone mira a restituire la “giovinezza conquistatrice” del maestro alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800. Il percorso dedica un’attenzione particolare alla città di Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, infatti, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Nella “politica delle arti” tipica dell’arte di governare di Napoleone Bonaparte furono coinvolti anche gli artisti italiani, come Appiani nella pittura e Canova nella scultura. Non fu da meno Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”, estraneo al mecenatismo aristocratico.
Di questo tessuto di storie che hanno cucito l’Europa di oggi, il pittore di Montauban, che dimostra presto una passione straordinaria per il disegno, è parte integrante. La mostra di Palazzo Reale ne svela la modernità e l’italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero.
Nel 1800 Ingres concorre per il prix de Rome e, nel 1806, dopo aver completato il grande Napoleone in costume sacro, pezzo forte della mostra, è finalmente nella città eterna, dove approfondisce gli studi su Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare «italiano» fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici.
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Sono alcuni dei soggetti che ricorrono nelle opere di Jean Auguste Dominique Ingres, allestite a Palazzo Reale fino al 23 giugno all’interno di un percorso a cura di Florence Viguier-Dutheil - conservatore capo del Patrimonio e direttrice del Musée Ingres di Montauban - che accoglie oltre 150 opere, tra dipinti, disegni, ritratti del grande maestro francese.
Attraverso prestiti internazionali in arrivo a Milano da alcune delle più grandi collezioni di tutto il mondo, dal Metropolitan Museum of Art di New York al Musée d'Orsay, dal Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris al museo di Montaubaun, oltre che da collezioni private, l’erede di Raffaello e precursore di Picasso è al centro di un percorso che illumina i visitatori sull’apporto “rivoluzionario” della sua pittura.
Realista e manierista al tempo stesso, Ingres affascina tanto per le sue esagerazioni espressive quanto per il suo gusto del vero. Insieme a Jacques Louis David e Antonio Canova ha segnato la modernità europea nella stagione del neoclassicismo. Oltre a presentare al pubblico italiano l’artista che più di ogni altro si è ispirato a Raffaello, la mostra Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone mira a restituire la “giovinezza conquistatrice” del maestro alla vita artistica degli anni a cavallo del 1800. Il percorso dedica un’attenzione particolare alla città di Milano, che in quella riorganizzazione politica e artistica ebbe un ruolo fondamentale. In una stagione di grande prosperità, infatti, la città fu fortemente rimodellata nei suoi monumenti, nei suoi spazi verdi e nelle infrastrutture urbane, a partire dalla nuova Pinacoteca di Brera. Nella “politica delle arti” tipica dell’arte di governare di Napoleone Bonaparte furono coinvolti anche gli artisti italiani, come Appiani nella pittura e Canova nella scultura. Non fu da meno Giovanni Battista Sommariva, definito da Francis Haskell “il mecenate indubbiamente più importante dopo l’imperatore e la sua famiglia”, estraneo al mecenatismo aristocratico.
Di questo tessuto di storie che hanno cucito l’Europa di oggi, il pittore di Montauban, che dimostra presto una passione straordinaria per il disegno, è parte integrante. La mostra di Palazzo Reale ne svela la modernità e l’italianità, un’impronta che fa di lui una figura fondamentale della vita artistica prima, durante e dopo l’Impero.
Nel 1800 Ingres concorre per il prix de Rome e, nel 1806, dopo aver completato il grande Napoleone in costume sacro, pezzo forte della mostra, è finalmente nella città eterna, dove approfondisce gli studi su Raffaello. Inviato in Italia sotto l’Impero e poi coinvolto nei cantieri imperiali di Roma, Ingres decide di restare «italiano» fino al 1824, per tornare più avanti a dirigere Villa Medici.
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