Una mostra fotografica dal 23 giugno
Le "dynamiche" solitarie di Maurizio Gabbana a Triennale Estate
© Maurizio Gabbana
Samantha De Martin
19/06/2020
Milano - Il primo aggancio con Maurizio Gabbana avviene attraverso una nuvola, o meglio, un affastellarsi di nuvole in vista di un temporale in una Milano che si appresta a riattivare i motori della cultura e della ripartenza.
Di nuvole è fatta l’installazione realizzata ad hoc per Triennale Estate, la poliedrica kermesse che nel Giardino Giancarlo De Carlo accoglierà, fino al prossimo 30 settembre, un denso calendario di incontri, tra proiezioni, dibattiti, cabaret, laboratori per bambini.
Fotografo autodidatta e grande sperimentatore, Maurizio Gabbana partecipa all'appuntamento milanese con la mostra Dynamiche Infinite che inaugura il 23 giugno in occasione del progetto di Fondazione Maimeri, curato da Andrea Dusio, I Sette messaggeri.
Maurizio Gabbana, MilanoDynamicGalleria | Foto: © Maurizio Gabbana
Trenta scatti di dimensioni importanti avranno per protagoniste le architetture solitarie, da Milano a Roma, da Pescara a Mosca, dal ponte di Brooklyn al Teatro Bibiena di Mantova. “Accanto a questa selezione di scatti relativi ai miei notturni, ai silenzi, ai deserti delle città che visito c’è l’installazione di nuvole, le nostre testimoni di vita” spiega Gabbana.
Ma perché proprio la nuvola?
“Mi piace immaginare la nuvola come un essere che ci osserva dall’alto, una sorta di drone in viaggio. Quando la fotografiamo la blocchiamo, sottraendole movimento e conferendole staticità. Così, per restituirle dinamicità ho montato 24 soggetti di nuvole componendo un quadrato 120 x 120 centimetri, inserendole su diversi piani e ricreando il movimento”.
Dinamismo, inteso come divenire perenne, è l’elemento che forse maggiormente affascina degli scatti di Gabbana, insieme alle architetture, estremamente emblematiche, che vivono in un tempo sospeso e che sembrano seguire un’astrazione stilistica di ispirazione metafisica dove la componente umana è assente.
“Ho imparato che bisogna approfondire quello che si ha di fronte, che sia un essere umano o un’architettura. Immagino che Tiepolo, prima di disegnare il cielo o le nuvole, abbia trascorso parecchio tempo a osservare il loro variare a seconda dell’ora, della luce, delle stagioni. Quando mi trovo di fronte a un edificio ho bisogno di farmi deserto intorno, per avere un rapporto esclusivo tra me e chi ho di fronte”.
Quello di Gabbana è un lavoro di stratificazione che mira ad andare in profondità, un invito a fermarsi a osservare quello che troppo spesso sfugge allo sguardo distratto.
“Fotografo moltissimo, e in orari inconsueti, ad esempio la notte, e cerco il momento in cui riesco a limitare la presenza dell’uomo. Nelle città che visito sono un gran camminatore, mi piace conoscere le persone oltre che i luoghi”.
Maurizio Gabbana, MiDynamicDuomo | Foto: © Maurizio Gabbana
Sebbene non siano state scattate durante il lockdown, le sue fotografie rievocano le solitarie ambientazioni cittadine che abbiamo conosciuto in questi mesi appena trascorsi in silenziosa attesa.
“Le mie foto dinamiche non sono postprodotte, sono un lavoro di prospettiva geometrica, frutto di un molteplice scatto sullo stesso fotogramma, di accorgimenti tecnici che riguardano l’esposizione. Per creare queste dinamiche muovo la macchina fotografica, manualmente e senza cavalletto”.
C’è molto di futurismo in questi lavori, un universo di vortici che rapiscono e travolgono in un processo di scomposizione e continua ricomposizione in cui la materia reale diventa attraversabile. “Traggo ispirazione da tutta l’arte in generale. Sono un autodidatta. Da piccolo, quando mio padre mi regalò una macchina fotografica giocattolo, ero attratto dai grandi maestri studiosi della luce, da Leonardo a Caravaggio. Quest’ultimo, convogliando la luce attraverso gli specchi è stato forse il primo a creare la camera oscura, mentre Rembrandt fu il primo a fare i puntamenti della luce nella Deposizione dalla croce. Mi viene in mente anche Segantini, con i suoi bagliori che attraversano la famosa stalla con Le due madri. Tuttavia il Futurismo - con Boccioni, studioso del movimento, Balla, che in Volo di rondini cerca addirittura di farci percepire il fruscio delle ali degli uccelli, o ancora l’aerografo Crali, è una delle espressioni artistiche che amo di più”.
Maurizio Gabbana, Installazione di nuvole | Foto: © Maurizio Gabbana.
Leggi anche:
• Milano riparte da Triennale Estate. Musica, cinema e arte a confronto in un giardino di voci e colori
Di nuvole è fatta l’installazione realizzata ad hoc per Triennale Estate, la poliedrica kermesse che nel Giardino Giancarlo De Carlo accoglierà, fino al prossimo 30 settembre, un denso calendario di incontri, tra proiezioni, dibattiti, cabaret, laboratori per bambini.
Fotografo autodidatta e grande sperimentatore, Maurizio Gabbana partecipa all'appuntamento milanese con la mostra Dynamiche Infinite che inaugura il 23 giugno in occasione del progetto di Fondazione Maimeri, curato da Andrea Dusio, I Sette messaggeri.
Maurizio Gabbana, MilanoDynamicGalleria | Foto: © Maurizio Gabbana
Trenta scatti di dimensioni importanti avranno per protagoniste le architetture solitarie, da Milano a Roma, da Pescara a Mosca, dal ponte di Brooklyn al Teatro Bibiena di Mantova. “Accanto a questa selezione di scatti relativi ai miei notturni, ai silenzi, ai deserti delle città che visito c’è l’installazione di nuvole, le nostre testimoni di vita” spiega Gabbana.
Ma perché proprio la nuvola?
“Mi piace immaginare la nuvola come un essere che ci osserva dall’alto, una sorta di drone in viaggio. Quando la fotografiamo la blocchiamo, sottraendole movimento e conferendole staticità. Così, per restituirle dinamicità ho montato 24 soggetti di nuvole componendo un quadrato 120 x 120 centimetri, inserendole su diversi piani e ricreando il movimento”.
Dinamismo, inteso come divenire perenne, è l’elemento che forse maggiormente affascina degli scatti di Gabbana, insieme alle architetture, estremamente emblematiche, che vivono in un tempo sospeso e che sembrano seguire un’astrazione stilistica di ispirazione metafisica dove la componente umana è assente.
“Ho imparato che bisogna approfondire quello che si ha di fronte, che sia un essere umano o un’architettura. Immagino che Tiepolo, prima di disegnare il cielo o le nuvole, abbia trascorso parecchio tempo a osservare il loro variare a seconda dell’ora, della luce, delle stagioni. Quando mi trovo di fronte a un edificio ho bisogno di farmi deserto intorno, per avere un rapporto esclusivo tra me e chi ho di fronte”.
Quello di Gabbana è un lavoro di stratificazione che mira ad andare in profondità, un invito a fermarsi a osservare quello che troppo spesso sfugge allo sguardo distratto.
“Fotografo moltissimo, e in orari inconsueti, ad esempio la notte, e cerco il momento in cui riesco a limitare la presenza dell’uomo. Nelle città che visito sono un gran camminatore, mi piace conoscere le persone oltre che i luoghi”.
Maurizio Gabbana, MiDynamicDuomo | Foto: © Maurizio Gabbana
Sebbene non siano state scattate durante il lockdown, le sue fotografie rievocano le solitarie ambientazioni cittadine che abbiamo conosciuto in questi mesi appena trascorsi in silenziosa attesa.
“Le mie foto dinamiche non sono postprodotte, sono un lavoro di prospettiva geometrica, frutto di un molteplice scatto sullo stesso fotogramma, di accorgimenti tecnici che riguardano l’esposizione. Per creare queste dinamiche muovo la macchina fotografica, manualmente e senza cavalletto”.
C’è molto di futurismo in questi lavori, un universo di vortici che rapiscono e travolgono in un processo di scomposizione e continua ricomposizione in cui la materia reale diventa attraversabile. “Traggo ispirazione da tutta l’arte in generale. Sono un autodidatta. Da piccolo, quando mio padre mi regalò una macchina fotografica giocattolo, ero attratto dai grandi maestri studiosi della luce, da Leonardo a Caravaggio. Quest’ultimo, convogliando la luce attraverso gli specchi è stato forse il primo a creare la camera oscura, mentre Rembrandt fu il primo a fare i puntamenti della luce nella Deposizione dalla croce. Mi viene in mente anche Segantini, con i suoi bagliori che attraversano la famosa stalla con Le due madri. Tuttavia il Futurismo - con Boccioni, studioso del movimento, Balla, che in Volo di rondini cerca addirittura di farci percepire il fruscio delle ali degli uccelli, o ancora l’aerografo Crali, è una delle espressioni artistiche che amo di più”.
Maurizio Gabbana, Installazione di nuvole | Foto: © Maurizio Gabbana.
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