A Milano dal 19 ottobre al 27 febbraio
Nelle trame del Realismo magico. In autunno una mostra a Palazzo Reale
Cagnaccio di San Pietro, Dopo l'orgia, 1928, Olio su tela, 180 x 140 cm, Milano, Collezione privata
Samantha De Martin
18/08/2021
Milano - “Precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un'atmosfera di magia che faccia sentire, traverso un'inquietudine intensa, quasi un'altra dimensione in cui la vita nostra si proietta”.
In queste poche parole, nel 1928 lo scrittore Massimo Bontempelli aveva sintetizzato i tratti salienti di una particolare declinazione dell'arte italiana attecchita tra le due guerre mondiali.
“Realismo Magico” l’aveva definita tre anni prima il critico d'arte Franz Roh, mentre tutti furono concordi sulla resa dell'immagine di questa nuova modalità espressiva, agli occhi dell’osservatore “algida, tersa, talmente realistica da rivelarsi inevitabilmente inquietante e straniante”.
Una nuova chiave di lettura del movimento, a trent’anni di distanza dall’ultima mostra milanese dedicata al Realismo magico, è pronta ad accendere a Palazzo Reale un interessante focus sul periodo storico-artistico tra le due guerre, a lungo occultato dalla damnatio memoriae e oggetto, negli ultimi anni, di una graduale riscoperta.
Felice Casorati, Ritratto di Silvana Cenni, 1922, Collezione privata | Foto: © Pino dell'Aquila
Dal 19 ottobre al 27 febbraio Realismo Magico, a cura di Gabriella Belli e Valerio Terraroli, porta a Milano oltre ottanta capolavori di questa complessa quanto affascinante corrente artistica, nell’ambito di un progetto che punta a una riscoperta, secondo una precisa ricostruzione filologica e storiografica del fenomeno.
Si deve alla lungimirante intuizione del gallerista Emilio Bertonati, al quale la mostra rende omaggio, la creazione di una collezione privata emblematica di capolavori del Realismo Magico, che sarà presentata integralmente per la prima volta al pubblico milanese, insieme ad altre opere in prestito da importanti musei e collezioni. A tessere il percorso cronologico-filologico una serie di capolavori italiani messi in dialogo con alcuni pezzi della Neue Sachlickheit, la cosiddetta “Nuova oggettività” tedesca, che per primo Emilio Bertonati promosse e fece conoscere alla cultura italiana agli inizi degli anni Sessanta attraverso la Galleria del Levante.
La mostra insiste sulla definizione di Realismo magico che allude a un momento dell'arte italiana circoscritto, nella sua fase più creativa ai quindici anni compresi tra il 1920 e il 1935, rappresentando il clima del ritorno al mestiere della pittura e una specifica declinazione di una temperie “neoclassica”, in equilibrio tra il gusto déco, un ricercato “arcaismo quattrocentesco” e ambigue atmosfere metafisico-realistiche.
Termini come realismo, magia, naturale, spettrale, metafisica si addensano attorno ai lavori di Felice Casorati, come il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, e alle prime invenzioni metafisiche di Giorgio de Chirico - L’autoritratto e L’ottobrata del 1924 - affiancando Le figlie di Loth del 1919 di Carlo Carrà e i Giocatori di carte di Gino Severini, con il loro originale e tutto italiano “ritorno all'ordine”.
Da quest’ultimo concetto di ‘ritorno’, si dipana un generale recupero dei valori plastici dell'arte del passato, da Giotto a Piero della Francesca, fino alla formazione di quello specifico formulario realistico e magico che il visitatore scorge nei dipinti di Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, Edita Broglio e soprattutto Cagnaccio di San Pietro, presente in mostra con il suo capolavoro Dopo l’orgia.
Il pubblico ritrova il medesimo formulario in opere come L’Allieva di Mario Sironi, per la prima volta affiancata e messa a confronto con L’architetto, o ancora ne Gli Amanti di Arturo Martini e nella straordinaria Maternità di un Achille Funi nella sua fase realistico-magica.
La schiera dei “realisti magici” incrocia i destini di “Novecento”, il gruppo milanese creato da Margherita Sarfatti, ma soprattutto le esperienze tedesche e austriache.
Nel tentativo di documentare questa sostanziale relazione con la cultura artistica tedesca degli anni Venti e primi anni Trenta, il percorso insiste sulla realtà artistica italiana ricca di suggestioni e spunti, che scova significativi contrappunti e analogie, pur nella diversità degli obiettivi e delle matrici culturali di partenza, nella Neue Sachlickheit (Nuova Oggettività) tedesca, ma anche nei realismi che emergono in Olanda e in Unione Sovietica, negli Stati Uniti come in Francia.
Palazzo Reale, Milano | Foto: © Mbettacc (Own work), via Wikimedia Creative Commons
Alla struttura cronologico-filologica si accompagna, in alcuni punti, una lettura tematica dove il ritratto, il tema della maternità, l’eros, il paesaggio, i nudi femminili tessono per il pubblico un’interessante chiave di lettura permettendo di cogliere le novità interpretative messe in campo dal Realismo Magico rispetto ad alcuni generi della tradizione pittorica.
Leggi anche:
• Nella fabbrica della fantasia: il mondo di Walt Disney in arrivo al Mudec
In queste poche parole, nel 1928 lo scrittore Massimo Bontempelli aveva sintetizzato i tratti salienti di una particolare declinazione dell'arte italiana attecchita tra le due guerre mondiali.
“Realismo Magico” l’aveva definita tre anni prima il critico d'arte Franz Roh, mentre tutti furono concordi sulla resa dell'immagine di questa nuova modalità espressiva, agli occhi dell’osservatore “algida, tersa, talmente realistica da rivelarsi inevitabilmente inquietante e straniante”.
Una nuova chiave di lettura del movimento, a trent’anni di distanza dall’ultima mostra milanese dedicata al Realismo magico, è pronta ad accendere a Palazzo Reale un interessante focus sul periodo storico-artistico tra le due guerre, a lungo occultato dalla damnatio memoriae e oggetto, negli ultimi anni, di una graduale riscoperta.
Felice Casorati, Ritratto di Silvana Cenni, 1922, Collezione privata | Foto: © Pino dell'Aquila
Dal 19 ottobre al 27 febbraio Realismo Magico, a cura di Gabriella Belli e Valerio Terraroli, porta a Milano oltre ottanta capolavori di questa complessa quanto affascinante corrente artistica, nell’ambito di un progetto che punta a una riscoperta, secondo una precisa ricostruzione filologica e storiografica del fenomeno.
Si deve alla lungimirante intuizione del gallerista Emilio Bertonati, al quale la mostra rende omaggio, la creazione di una collezione privata emblematica di capolavori del Realismo Magico, che sarà presentata integralmente per la prima volta al pubblico milanese, insieme ad altre opere in prestito da importanti musei e collezioni. A tessere il percorso cronologico-filologico una serie di capolavori italiani messi in dialogo con alcuni pezzi della Neue Sachlickheit, la cosiddetta “Nuova oggettività” tedesca, che per primo Emilio Bertonati promosse e fece conoscere alla cultura italiana agli inizi degli anni Sessanta attraverso la Galleria del Levante.
La mostra insiste sulla definizione di Realismo magico che allude a un momento dell'arte italiana circoscritto, nella sua fase più creativa ai quindici anni compresi tra il 1920 e il 1935, rappresentando il clima del ritorno al mestiere della pittura e una specifica declinazione di una temperie “neoclassica”, in equilibrio tra il gusto déco, un ricercato “arcaismo quattrocentesco” e ambigue atmosfere metafisico-realistiche.
Termini come realismo, magia, naturale, spettrale, metafisica si addensano attorno ai lavori di Felice Casorati, come il Ritratto di Silvana Cenni del 1922, e alle prime invenzioni metafisiche di Giorgio de Chirico - L’autoritratto e L’ottobrata del 1924 - affiancando Le figlie di Loth del 1919 di Carlo Carrà e i Giocatori di carte di Gino Severini, con il loro originale e tutto italiano “ritorno all'ordine”.
Da quest’ultimo concetto di ‘ritorno’, si dipana un generale recupero dei valori plastici dell'arte del passato, da Giotto a Piero della Francesca, fino alla formazione di quello specifico formulario realistico e magico che il visitatore scorge nei dipinti di Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, Edita Broglio e soprattutto Cagnaccio di San Pietro, presente in mostra con il suo capolavoro Dopo l’orgia.
Il pubblico ritrova il medesimo formulario in opere come L’Allieva di Mario Sironi, per la prima volta affiancata e messa a confronto con L’architetto, o ancora ne Gli Amanti di Arturo Martini e nella straordinaria Maternità di un Achille Funi nella sua fase realistico-magica.
La schiera dei “realisti magici” incrocia i destini di “Novecento”, il gruppo milanese creato da Margherita Sarfatti, ma soprattutto le esperienze tedesche e austriache.
Nel tentativo di documentare questa sostanziale relazione con la cultura artistica tedesca degli anni Venti e primi anni Trenta, il percorso insiste sulla realtà artistica italiana ricca di suggestioni e spunti, che scova significativi contrappunti e analogie, pur nella diversità degli obiettivi e delle matrici culturali di partenza, nella Neue Sachlickheit (Nuova Oggettività) tedesca, ma anche nei realismi che emergono in Olanda e in Unione Sovietica, negli Stati Uniti come in Francia.
Palazzo Reale, Milano | Foto: © Mbettacc (Own work), via Wikimedia Creative Commons
Alla struttura cronologico-filologica si accompagna, in alcuni punti, una lettura tematica dove il ritratto, il tema della maternità, l’eros, il paesaggio, i nudi femminili tessono per il pubblico un’interessante chiave di lettura permettendo di cogliere le novità interpretative messe in campo dal Realismo Magico rispetto ad alcuni generi della tradizione pittorica.
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