Nel centenario dell'apertura della casa al pubblico
A Leighton House, anima preraffaellita

Narcissus Hall, Leighton House - © 2025 ARTE.it ph: Piero Muscarà
Piero Muscarà
10/08/2025
Mondo - Ci sono luoghi sospesi nel tempo. Frammenti di storia che magicamente riescono a rievocare mondi e atmosfere lontane e ad aprire varchi che consentono di attraversare la storia e a rivivere istanti lontani da noi.
Una di queste porte "spazio-temporali" si trova al 12 di Holland Park, a Kensington, nel cuore di Londra. Leighton House, la residenza di Frederic, Lord Leighton - pittore, scultore, presidente della Royal Academy - è molto più di una casa: è un manifesto estetico. Entrando, il silenzio e la luce filtrata annunciano che ogni stanza è un’opera d’arte totale. Nell’Arab Hall, mosaici islamici e marmi intagliati costruiscono un Oriente sognato, riflesso del gusto eclettico dell’epoca. Qui, tra le tele dello stesso Leighton e di Edward Burne-Jones, la mente corre alla Tate Britain, dove il preraffaellismo prende forma nella sua fase più visionaria. È lì che la ribellione del 1848 - nata con John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt - si cristallizza in capolavori come Ophelia, Mariana o Christ in the House of His Parents, opere che rifiutano la pittura convenzionale e abbracciano il dettaglio minuzioso, la natura osservata con occhio quasi scientifico e un’ispirazione tratta da poesia e mito.
Dalla galleria superiore di Leighton House, dove si aprono le stanze private, lo sguardo cade su quadri e sculture che rivelano l’intreccio tra arte e vita sociale. Le figure femminili di Leighton, eteree e solenni, rimandano a quelle di Rossetti e Burne-Jones, i cui volti ritratti si ritrovano per esempio alla National Portrait Gallery. In quelle sale, le muse diventano protagoniste: Elizabeth Siddal, Jane Morris, Fanny Cornforth. Non semplici modelle, ma presenze reali, spesso compagne e confidenti, che influenzarono stile e immaginario del gruppo. Accanto ai ritratti degli artisti, i loro volti restituiscono un mondo fatto di passioni, ambizioni e fragilità, illuminando la dimensione umana di un movimento spesso raccontato solo per la sua estetica.
Scendendo nella sala da pranzo di Leighton House, arredata con legni scuri e ornamenti fin-de-siècle, affiora il pensiero di William Morris e della sua utopia domestica. Per comprenderlo, il passo successivo è la William Morris Gallery, a Walthamstow. Qui, tessuti stampati a mano, carte da parati dai motivi vegetali e mobili progettati per unire bellezza e funzione dimostrano come il preraffaellismo potesse oltrepassare la tela, invadendo lo spazio quotidiano. L’arte, per Morris, non era un lusso, ma una necessità, un mezzo per restituire dignità al lavoro artigianale in un’epoca di produzione industriale.
Ritornando al salone principale di Leighton House, ornato di colonne corinzie e ampie finestre che filtrano la luce di Kensington, si coglie la sintesi di un’epoca. La collezione permanente - arricchita in occasione del centenario dell’apertura al pubblico - riunisce opere di Millais, Watts, Burne-Jones e dello stesso Leighton, creando un dialogo diretto tra maestri e seguaci, tra il gusto per il medioevo immaginato e l’attrazione per un esotismo colto. È un luogo dove i fili sparsi della città, la ribellione della Tate, i volti della National Portrait Gallery, l’utopia della William Morris Gallery si ricongiungono in una casa che è insieme museo, opera d’arte e testamento di un sogno condiviso.
Leighton House non è soltanto una tappa di un itinerario londinese, ma la chiave per leggerlo: un palazzo che condensa nelle sue stanze l’ambizione, l’eclettismo e l’intensità dei preraffaelliti, offrendo al visitatore la possibilità di percorrere un secolo di arte e idee semplicemente attraversandone le soglie.
Arab Hall, Leighton House - © 2025 ARTE.it ph: Piero Muscarà
Una di queste porte "spazio-temporali" si trova al 12 di Holland Park, a Kensington, nel cuore di Londra. Leighton House, la residenza di Frederic, Lord Leighton - pittore, scultore, presidente della Royal Academy - è molto più di una casa: è un manifesto estetico. Entrando, il silenzio e la luce filtrata annunciano che ogni stanza è un’opera d’arte totale. Nell’Arab Hall, mosaici islamici e marmi intagliati costruiscono un Oriente sognato, riflesso del gusto eclettico dell’epoca. Qui, tra le tele dello stesso Leighton e di Edward Burne-Jones, la mente corre alla Tate Britain, dove il preraffaellismo prende forma nella sua fase più visionaria. È lì che la ribellione del 1848 - nata con John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Holman Hunt - si cristallizza in capolavori come Ophelia, Mariana o Christ in the House of His Parents, opere che rifiutano la pittura convenzionale e abbracciano il dettaglio minuzioso, la natura osservata con occhio quasi scientifico e un’ispirazione tratta da poesia e mito.
Dalla galleria superiore di Leighton House, dove si aprono le stanze private, lo sguardo cade su quadri e sculture che rivelano l’intreccio tra arte e vita sociale. Le figure femminili di Leighton, eteree e solenni, rimandano a quelle di Rossetti e Burne-Jones, i cui volti ritratti si ritrovano per esempio alla National Portrait Gallery. In quelle sale, le muse diventano protagoniste: Elizabeth Siddal, Jane Morris, Fanny Cornforth. Non semplici modelle, ma presenze reali, spesso compagne e confidenti, che influenzarono stile e immaginario del gruppo. Accanto ai ritratti degli artisti, i loro volti restituiscono un mondo fatto di passioni, ambizioni e fragilità, illuminando la dimensione umana di un movimento spesso raccontato solo per la sua estetica.
Scendendo nella sala da pranzo di Leighton House, arredata con legni scuri e ornamenti fin-de-siècle, affiora il pensiero di William Morris e della sua utopia domestica. Per comprenderlo, il passo successivo è la William Morris Gallery, a Walthamstow. Qui, tessuti stampati a mano, carte da parati dai motivi vegetali e mobili progettati per unire bellezza e funzione dimostrano come il preraffaellismo potesse oltrepassare la tela, invadendo lo spazio quotidiano. L’arte, per Morris, non era un lusso, ma una necessità, un mezzo per restituire dignità al lavoro artigianale in un’epoca di produzione industriale.
Ritornando al salone principale di Leighton House, ornato di colonne corinzie e ampie finestre che filtrano la luce di Kensington, si coglie la sintesi di un’epoca. La collezione permanente - arricchita in occasione del centenario dell’apertura al pubblico - riunisce opere di Millais, Watts, Burne-Jones e dello stesso Leighton, creando un dialogo diretto tra maestri e seguaci, tra il gusto per il medioevo immaginato e l’attrazione per un esotismo colto. È un luogo dove i fili sparsi della città, la ribellione della Tate, i volti della National Portrait Gallery, l’utopia della William Morris Gallery si ricongiungono in una casa che è insieme museo, opera d’arte e testamento di un sogno condiviso.
Leighton House non è soltanto una tappa di un itinerario londinese, ma la chiave per leggerlo: un palazzo che condensa nelle sue stanze l’ambizione, l’eclettismo e l’intensità dei preraffaelliti, offrendo al visitatore la possibilità di percorrere un secolo di arte e idee semplicemente attraversandone le soglie.

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