Dal 5 ottobre a Parigi

Claude Monet e Joan Mitchell: Impressionismo e Astrazione a confronto da Fondation Louis Vuitton

Claude Monet, Le jardin à Giverny, 1922-1926 Oil on canvas, 93 x 74 cm Musée Marmottan Monet, Paris
 

Francesca Grego

17/08/2022

Mondo - Che cos’hanno in comune il maestro impressionista Claude Monet (1840-1926) e la pittrice contemporanea americana Joan Mitchell (1925-1992)? Più di quanto potremmo aspettarci. Lo scopriremo a Parigi il prossimo autunno in una grande mostra organizzata dalla Fondation Louis Vuitton in collaborazione con il Musée Marmottan Monet: circa 60 opere emblematiche di entrambi gli artisti saranno accostate in un dialogo inedito, svelando sorprendenti rimandi visivi e tematici.

Che l’ultimo Monet – quello delle Ninfee, per intenderci - sia stato in qualche modo il precursore dell’Espressionismo Astratto non è una novità: la sua pittura sempre più libera, ormai priva di prospettiva e di riferimenti spaziali, è stata accostata di volta in volta ai quadri di Jackson Pollock, Sam Francis, Mark Rothko, Gerhard Richter, e tra loro c’è anche chi ha riconosciuto esplicitamente di esserne stato ispirato. Ma il parallelo con Joan Mitchell ha qualcosa in più da raccontare.

Joan Mitchell, La Grande Vallée, 1983. Oil on canvas, 260.4 x 200 cm. Fondation Louis Vuitton, Paris © The Estate of Joan Mitchell. Photo : © Primae / Louis Bourjac

Nel 1968, infatti, l’artista statunitense si trasferì stabilmente nel villaggio di Vethéuil, in Francia, dove Monet aveva abitato e lavorato per tre anni quasi un secolo prima. Qui Mitchell si è ritrovata, tele e pennelli alla mano, immersa negli stessi scenari naturali dipinti da Monet. Secondo i curatori della mostra parigina, di fronte alle rive della Senna e alla rigogliosa campagna circostante i due artisti avrebbero sviluppato un approccio pittorico molto simile, basato su un’estrema sensibilità verso luce e colore nonché su pennellate gestuali ed energiche. Anche il modo di definire la propria pittura avvicina i due artisti, con Monet che parla di “sensazioni”, Mitchell di ricerca sui “sentimenti”.


Claude Monet, Nymphéas, 1916 – 1919. Huile sur toile, 200 × 180 cm. Musée Marmottan Monet, Paris

Negli spazi espositivi progettati da Frank Gehry potremo toccare con mano le affinità tra i componenti di questa strana coppia. Per l’occasione arriveranno dal Musée Marmottan 25 grandi tele di Monet, con la serie delle Ninfee in ruolo di protagonista ed esposta eccezionalmente senza cornici. Tra i capolavori da non perdere figura certamente il Trittico Agapanthus (1915-1926) in arrivo dagli Stati Uniti, dove è normalmente diviso tra tre musei (il Cleveland Museum, il Saint Louis Art Museum e il Nelson-Atkins Museum di Kansas City): lungo quasi 13 metri, richiese dieci anni per essere completato e Monet lo considerava una delle sue opere migliori. Punte di diamante del lavoro di Mitchell sono invece i dieci dipinti della serie Grande Vallée (1983-84), anche questi riuniti eccezionalmente per l’occasione.
Per offrire al pubblico europeo l’occasione di conoscere meglio l’artista americana, inoltre, nello stesso periodo la Fondation Louis Vuitton le dedicherà un’ampia retrospettiva in collaborazione con il San Francisco Museum of Modern Art e il Baltimore Museum of Art.
 
Monet- Mitchell. Dialogue and Retrospective è in programma nella sede parigina di Fondation Louis Vuitton dal 5 ottobre 2022 al 23 febbraio 2023.


Joan Mitchell, Quatuor II for Betsy Jolas, 1976. Oil on canvas, 279,4 × 680,7 cm. Paris, Musée national d’art moderne, Centre Pompidou, en dépôt au musée de Peinture et de Sculpture, Grenoble I Courtesy of Joan Mitchell Foundation © The Estate of Joan Mitchell

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